Ancora Mimmo e Concetto!

Nell’ottobre del 2013 la Tecnis S.p.A., colosso del settore degli appalti, si aggiudicò i lavori per il disinquinamento della fascia costiera palermitana, dall’Acquasanta al Fiume Oreto. Obiettivo fondamentale del bando di gara era, in particolare, l’adduzione delle acque reflue di Palermo al depuratore di Acqua dei Corsari attraverso il potenziamento del Sistema Cala.

Esattamente due anni dopo, tuttavia, gli imprenditori Concetto Albino Bosco Lo Giudice e Francesco Domenico Costanzo, vertici della società, vennero arrestati nell’ambito dell’operazione Dama Nera, condotta dal Nucleo di Polizia tributaria e dal G.I.C.O. della Guardia di Finanza, coordinati dalla Procura di Roma.

L’operazione di cui sopra, in particolare, ha consentito di disarticolare una vera e propria cellula criminale, costituita da dirigenti e funzionari “corrotti” di ANAS S.p.A. i quali – abusando dei poteri derivanti dall’incarico ricoperto nell’ambito della predetta azienda pubblica – si erano esclusivamente occupati di curare e favorire l’interesse particolare di imprenditori con cui, per ragioni d’ufficio, si interfacciavano, a completo discapito dell’interesse generale, riguardante la corretta edificazione di opere pubbliche strategiche per la collettività.

In seguito a questi fatti, nel novembre del 2015 il prefetto di Catania, Maria Giulia Federico, ha sospeso il certificato antimafia della Tecnis e ha nominato come commissario straordinario il prof. Saverio Ruperto, ordinario di diritto civile all’Università “La Sapienza” di Roma ed ex sottosegretario al Ministero dell’Interno del Governo Monti. Successivamente, con decreto del Ministro dello sviluppo economico dell’8 giugno 2017, Tecnis S.p.A. unitamente alle sue controllate, è stata ammessa alla procedura di amministrazione straordinaria ed è stato pubblicato un avviso volto a raccogliere manifestazioni di interesse per la dismissione integrale del complesso aziendale.

Mentre nelle aule dei tribunali si discuteva del futuro della Tecnis, il cantiere relativo al collettore fognario era stato affidato da quest’ultima in subappalto alla Sikelia S.r.l, che era così subentrata nella S.c.a.r.l. “La Cala”. Le cronache del periodo ci riportano indietro nel tempo alla Palermo degli anni ’80. Nel maggio del 2017, in particolare, un incendio di probabile origine dolosa danneggiò alcuni dei tubi del collettore, depositati alla foce del Fiume Oreto. Appena due mesi più tardi la Polizia Municipale fece una macabra scoperta: un cadavere in stato di decomposizione e in parte carbonizzato, nascosto all’interno di uno di quegli stessi tubi.

Infine, nel dicembre di quell’anno, l’area venne posta sotto sequestro dagli agenti del nucleo attività produttive su area pubblica della Municipale che, nel corso delle indagini relative all’incendio divampato durante la precedente estate, scoprirono una vera e propria bomba ecologica composta da lastre di amianto sbriciolate e da altri rifiuti tossici. Come se ciò non bastasse nell’ottobre del 2019 il cantiere conobbe una nuova fase di stop col crac della stessa Sikelia. Nel gennaio 2020, tuttavia, i lavori sono ripresi grazie all’intervento della Amec S.r.l.

Quest’ultima è tutto fuorché una nuova arrivata. Dietro alla sigla si cela infatti l’ultima creatura degli imprenditori Mimmo Costanzo e Concetto Bosco Lo Giudice i quali già con la scelta del nome hanno mostrato l’inequivocabile volontà di non mollare la precedente linea di condotta. Amec è infatti l’acronimo per “Ancora Mimmo E Concetto”. In particolare, lo scorso febbraio, nell’ambito dell’operazione Arcot, i due sono stati protagonisti, insieme ad Orazio Bosco Lo Giudice e al prestanome Gaspare di Paola, di quattro misure cautelari agli arresti domiciliari eseguite dai militari della Guardia di finanza su delega della Procura di Catania.

L’accusa è stata quella di bancarotta fraudolenta per distrazione, accompagnata da un sequestro preventivo da oltre novanta milioni di euro. Nello specifico gli indagati avrebbero compiuto una serie di manovre finanziarie volte a spostare ingenti somme di denaro dal colosso degli appalti Tecnis verso altre società legate al gruppo. Tra queste campeggia per l’appunto la Amec che, nelle parole dello stesso Concetto Bosco Lo Giudice, intercettato attraverso una microspia nel cellulare, faceva parte della «seconda vita» degli imprenditori.

La lista degli appalti di cui si sta occupando al momento la nuova realtà, che fattura annualmente circa undici milioni di euro, è davvero lunga e comprende, oltre al collettore fognario di Palermo, i lavori di adeguamento del grande raccordo anulare di Roma, la tratta ferroviaria Messina-Giampilieri e la manutenzione del viadotto Molise I.

Da novembre 2018 a detenere l’intero capitale di Amec, pari a centomila euro, è Amec Group, una S.r.l. il cui capitale è per metà del 21enne Giuseppe Costanzo e per la restante parte di un’altra società denominata Indaco S.r.l. che ha sede ad Acireale nello studio di un commercialista. Quest’ultimo, Paolo Currò, a partire dal 2014 è stato amministratore di Artemis società che condivideva con Cogip le quote di Tecnis.

Insomma il lupo perde il pelo ma non il vizio o, per dirla con le parole di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, in Sicilia “se vogliamo che tutto rimanga com’è, bisogna che tutto cambi”.