Zero, la «biblioteca delle cose» in pieno centro

Arriva ZERO, la biblioteca delle cose di Palermo. ZERO, progetto ideato e promosso da neu [nòi] spazio al lavoro, Booq e Alab Palermo, è la prima biblioteca delle cose attiva nella città. Il progetto è stato selezionato per la seconda edizione del bando B-CIRCULAR – FIGHT CLIMATE CHANGE! promosso da punto.sud con il sostegno di Fondazione Con Il Sud e finanziato da European Commission – Development & Cooperation – EuropeAid. Il primo spazio della biblioteca delle cose è stato già inaugurato il 2 febbraio 2020 presso il Coworking di neu [nòi], in via Alloro 64. Un secondo punto del servizio è in fase di apertura a Piazza Kalsa, nella sede di Booq.

«Grazie a ZERO sarà possibile condividere idee, attrezzi e saperi con la comunità e partecipare a semplici corsi per imparare a trasformare, aggiustare, ideare e riutilizzare usando l’attrezzo giusto. Chi avrà bisogno di un trapano, di una scala alta, di un particolare attrezzo da cucina o di una cesoia per potare le piante del giardino potrà trovarla da ZERO, insieme a tanti altri strumenti utili messi in condivisione» dice Pietro Misilmeri, portavoce di Booq e uno dei principali attori attivi del progetto.

Ma come funziona nello specifico? Tramite il sito www.attrezzicondivisi.it è possibile leggere il regolamento, registrarsi ed iscriversi alla biblioteca. La tessera annuale prevede un costo di 10€ e sarà possibile usufruire degli attrezzi condivisi dalla comunità e catalogati sul sito stesso. È inoltre possibile, senza alcun costo aggiuntivo, optare per una tessera speciale, “ZEROPER”, che permette all’iscritto di diventare un “tutor” per la comunità condividendo una particolare conoscenza nel merito.

Sono previsti piccole agevolazioni, come un tempo più flessibile nel trattenere gli attrezzi, o poterne prendere in prestito più di uno contemporaneamente: in cambio è richiesto solo un po’ del proprio tempo e del proprio sapere da donare e condividere.

«Viviamo in un’epoca in cui tutto è volto al consumo sfrenato e in cui ci ritroviamo a comprare delle cose, utilizzarle una sola volta e lasciarle nel dimenticatoio di casa» spiega Pietro Misilmeri. «L’idea di mettere in condivisione degli attrezzi per la comunità ci è sembrata una buona idea.  Nel corso del tempo abbiamo progettato questa azione, le abbiamo dato una forma, e se è stata realizzabile è soprattutto grazie alla comunità cittadina che ha risposto molto bene alla chiamata. C’è stato un forte segnale di apertura e grande predisposizione alla condivisione».


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