Il nuovo mondo di “Piccole donne”: più libertà, meno amore

Piccole donne di Greta Gerwig apre il 2020 al cinema, donando al grande schermo una nuova versione del classico di Louisa May Alcott, romanzo femminile per eccellenza.

Rimanendo attenta a mantenere la fedeltà al romanzo, la regista tenta di offrire una nuova versione della storia: un progetto molto ambizioso, in quanto non è la prima volta che le righe vengono trasposte in pellicola. Le avventure di Meg, Jo, Beth ed Amy, sin dal 1868, hanno fatto innamorare lettori, come anche registi e attrici. Sei sono le versioni che hanno visto protagoniste attrici come Katharine Hepburn ed Elizabeth Taylor, fino a Winona Ryder.

La nuova versione nasce da uno studio attento dei due libri Piccole donne e Piccole donne crescono e soprattutto da un percorso di analisi della vita dell’autrice attraverso il suo alter ego Jo March.

Le prime pagine del libro dedicate al Natale arrivano allo spettatore sotto forma di flashback: il film inizia con Jo divenuta scrittrice, Meg alle prese con il matrimonio, Amy intenta a studiare pittura e Beth afflitta dalla sua malattia.

Ciò che però risulta originale è il modo in cui ciascuna delle sorelle sono arrivate a destinazione, attraverso un percorso di ricerca caratterizzato dal bisogno di autodeterminazione e dalla libertà di affermarsi attraverso i propri talenti in un mondo in cui la donna era solo ed esclusivamente destinata a sposarsi e vivere all’ombra di un uomo.

Chi sono Jo, Meg, Amy e Beth? Sono quattro donne diverse, animate da uno spirito femminile combattivo che le spinge a non volersi privare degli uomini ma neanche di sé stesse. Femminile e femminista, sfarzoso sì, ma tutt’altro che ingenuamente sentimentale.

piccole donne

Il Piccole Donne di Greta Gerwig ambisce a diventare un nuovo classico del cinema e un prezioso manifesto di un principio: “sei tu l’autore della tua vita, quindi scrivila come meglio credi”. La novità di questa settima versione sta proprio nella messa a fuoco sulle tematiche piuttosto che sulla narrazione romanzesca. Di certo nel libro di Louisa May Alcott, il fulcro della narrazione è rappresentato dai legami familiari, indissolubili nonostante gli scontri quotidiani e gli ostacoli da superare. Tutte le precedenti versioni davano un tocco drammatico e sentimentale; Greta Gerwig offre spazio a dei personaggi già feriti e consumati dalla vita.

Donne artefici del proprio destino, capaci di scegliere il matrimonio solo dopo aver fatto emergere il proprio talento. Jo, portavoce di questa ribellione al matrimonio come unica via per la sopravvivenza, si scontra con una Zia March, interpretata da Meryl Streep, che con fare spiritoso afferma convinta che non ci possa essere altro destino per le sue quattro piccole bambine se non quello di sposarsi.

La zia sfuggita al matrimonio grazie alla sua ricchezza fa emergere la diatriba fra talento e matrimonio. Alla fine però le protagoniste riescono a sposarsi solo quando realmente lo desiderano: non per interesse ma con la scoperta del vero amore e solo quando ognuna di loro riuscirà a trovare la propria dimensione.

Ciò che emerge dal film è che tutti possiamo essere felici se liberi di trovare noi stessi dove meglio crediamo. La trama riceve un nuovo tocco e dona agli spettatori una storia moderna fatta di libertà piuttosto che di amore.

Non un amore finto e melenso ma travagliato, sofferto, conquistato e raggiunto attraverso gioie e dolori. Se avete già letto il libro, sfogliate nuovamente quelle pagine impolverate e scopritene nuovi significati, poi correte al cinema a rivivere ogni emozione di quelle righe. Ne parlano i giornali e ne parlerete anche voi e una volta usciti dalla sala vi chiederete: da piccoli avevamo davvero compreso il libro?

Il film è arricchito da un cast davvero straordinario. La Gerwig porta con sé quattro grandi attrici: Saoirse Ronan nei panni di Jo, Emma Watson in quelli di Meg, Florence Pugh in quelli di Amy e Eliza Scanlen in quelli di Beth. I costumi di Jacqueline Durran riportano con gran stile indietro nel tempo e la messa in scena curata in ogni dettaglio fa del film un capolavoro visivo; infine, le musiche di Alexandre Desplat sono il terzo ingrediente per il successo.