Accordo del secolo o discordia secolare?

Come tutti sappiamo, dagli Stati Uniti è di recente arrivata una nuova proposta per la risoluzione del conflitto tra Israele e Palestina. Il “piano del secolo” prevederebbe la creazione di uno Stato palestinese formalmente riconosciuto, con dei confini ben definiti e la promessa di aiuti da parte degli americani e dei loro alleati; tuttavia, quello che voleva essere un accordo storico risulta invece controverso e con dei punti poco chiari.

La proposta è stata presentata da Donald Trump, davanti a una platea decisamente filo-israeliana, alla presenza di un trionfante Benjamin Netanyahu che, incriminato per corruzione e a un passo dalle elezioni di Marzo, riesce a mantenere una gran parte del territorio già occupato, oltre alla conferma di Gerusalemme come capitale dello stato israeliano. Una mossa politica che ha provocato reazioni immediate a livello internazionale.

Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan e i suoi ministri si sono espressi contro l’accordo, definendolo senza mezzi termini un modo per legittimare l’occupazione, mentre l’Unione Europea continua a prediligere un accordo che preveda “due stati e due popoli”, con Gerusalemme capitale condivisa.

Dura la reazione dall’Iran: l’Ayatollah Ali Khamenei ha dichiarato di essere pronto a supportare la risposta armata dei gruppi palestinesi, contro “l’accordo del secolo”, definito “filo-israeliano” e irrealizzabile. Anche a causa della tensione crescente con gli Stati Uniti, che dura da tempo e ha raggiunto nuovi picchi dopo l’uccisione del generale iraniano Soleimani e gli attacchi missilistici iraniani alle basi americane in Iraq, la Guida Suprema ha auspicato «una nuova jihad dei palestinesi in risposta a questo accordo».

La Lega Araba sembra invece non avere una linea comune: mentre Siria e Hezbollah appoggiano la linea dura di contrasto armato che l’Iran vorrebbe vedere dai palestinesi, altri stati nella regione mediorientale sono a favore di una riapertura del dialogo con questo accordo alla base. Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Oman e Bahrain avevano tutti dei rappresentanti politici alla presentazione dell’accordo con Trump e Netanyahu, mentre Egitto e Giordania, pur non essendo favorevoli allo stesso modo alla proposta definitiva, sperano comunque in una nuova trattativa.

Khamenei è durissimo anche nei confronti dei leader arabi che hanno parlato a favore di Israele, definendoli «complici, disonorevoli e traditori». Una divisione che è un problema soprattutto per l’Iran, dal momento che gli stati che hanno aperto il dialogo con Israele, oltre ad avere uno stretto legame economico e/o politico con gli Stati Uniti, sono contrari al tentativo iraniano di allargare la propria influenza nella regione, vedendolo come una minaccia a un equilibrio già precario. Una situazione pericolosa, dunque, che rischia di creare nuovi conflitti dentro e fuori la Lega Araba.