Sciocchezze in quarantena

L’epidemia di coronavirus ha raggiunto ormai gli oltre duecento casi di contagio confermati in Italia, entrata nel podio mondiale per numero di casi. Ma ad alzarsi non è solo il livello di allerta, già massimo da settimane, ma anche la temperatura dello scontro politico. In un momento come questo, contraddistinto dall’allerta sanitaria e dal timore per il “nemico invisibile”, la diatriba politica, a caccia del colpevole, sembra davvero surreale.

C’è chi punta il dito contro l’intervento del Governo Conte perché non esattamente tempestivo, e chi si difende portando a testimonianza le date degli avvisi internazionali, su tutti il ritardo dell’OMS. In mezzo, l’epidemia di covid-19 continua a essere riportata come un’imminente «catastrofe». A far paura è sempre lui: l’ignoto.

Non c’è stato neanche il tempo di piangere il primo morto italiano. Subito dopo il primo decesso nel nostro paese, avvenuto il 21 febbraio, Matteo Salvini chiede con ancora più forza di intervenire su porti e confini. Sul canale ufficiale Twitter del leader della Lega si legge uno dei comunicati guidati dal consueto “slancio emotivo”: «Una preghiera per lui e un pensiero alla sua famiglia. Forse ora qualcuno avrà capito che è necessario chiudere, controllare, blindare, bloccare, proteggere?».

Come era successo per Kobe Bryant, il cordoglio e la propaganda nella stessa comunicazione, nello stesso incredibile pentolone, solo che nel caso dello sportivo americano era stata un’applicazione a gestire degli hashtag e a commettere quello scivolone. L’attacco è totale, su ogni scelta del governo, su ogni azione prevista e attivata. Il tweet convulsivo – anche in queste ore – non si arresta. Vengono chieste le dimissioni di chiunque, dall’usciere di palazzo al ministro bersagliato.

Alcune comunicazioni si distanziano per ore anche di 5 minuti l’una dall’altra. Invocate anche le dimissioni del presidente del Consiglio durante una diretta Facebook: «Se Conte non è in grado di fare tutto il necessario per difendere la salute dei nostri figli ne risponderà davanti agli italiani».

Lo «sciacallo» Salvini, come lo ha definito il ministro dei Trasporti, Paola De Micheli, nelle scorse settimane aveva dato credito perfino ad alcune teorie strampalate sul pericolo coronavirus legato alle attività e al cibo cinesi, salvo poi commettere un “autogol” fotografandosi con dei ravioli al vapore – rigorosamente a domicilio.

Farneticazioni che sono state più volte smontate dal mondo della Scienza e da una serie di esperti che non hanno bisogno di presentazioni. De Micheli ha dichiarato inoltre che «Chi come Salvini aspirerebbe ad avere un ruolo istituzionale di alto livello, dimostra proprio di non essere all’altezza, non solo per ragioni politiche». Da settimane, infatti, è in atto una campagna di strumentalizzazione della politica sulle frontiere che però – stranamente e fortunatamente – sta trovando poco spazio mediaticamente.

Quell’«ultimo volo» dalla Cina arrivato a Fiumicino con 202 persone a bordo è stato “esorcizzato” il 23 gennaio (più di due settimane prima della dichiarazione di “emergenza globale” dell’OMS), stabilendo – dopo il controllo al termoscanner – che non c’era rischio contagio e mantenendo tracciati i movimenti di tutti i passeggeri di quel volo.

È dopo quell’episodio che è stato disposto il blocco aereo italiano da e per la Cina. Ancora prima tantissimi stati confinanti e non con la Cina avevano disposto il blocco aereo, bloccando di fatto la possibilità di fare da scalo e di “scappare” dal regime cinese, e l’Italia è stata la prima in nell’Unione Europea a farlo. La Russia ha direttamente bloccato l’accesso da parte di cittadini cinesi – per qualunque motivo, dalla causa lavorativa a quella turistica – per citare una misura estrema che ignora deliberatamente la contromisura della quarantena.

Anche lo sbarco a Pozzallo della Ocean Viking con 276 migranti a bordo – tutti subito ospitati in una struttura per la quarantena – è stato oggetto di attacco da parte del leader del centrodestra. Salvini ha definito gli esponenti del governo «inqualificabili» per aver permesso l’arrivo degli immigrati al porto siciliano. Doveva essere l’Africa l’origine del pericolo coronavirus per gli Italiani – come più volte dichiarato dal leader del Carroccio – ma il paziente zero (il primo contagiato per intenderci) resta sconosciuto e il focolaio più problematico è stato identificato nel cuore della Lombardia, così come l’origine del caso palermitano di coronavirus.

Ben lontano da quel mare così spaventoso e così “aperto”, protagonista finora di due storie grandi quanto due crociere. Una nel porto di Civitavecchia, liberata a fine gennaio poco dopo aver fugato i sospetti di un contagio a bordo, e una nel porto di Yohohama, nella baia di Tokyo. La nave giapponese “Diamond Princess” è attualmente una prigione in quarantena con oltre 600 contagiati e due morti (ultraottantenni).

Persino i sindaci dei comuni dell’Isola di Ischia si sono fatti prendere dall’entusiasmo dei #portichiusi(bis): i primi cittadini dell’isola campana hanno infatti approvato una disposizione che bloccava l’arrivo sull’Isola di turisti veneti o lombardi. Una misura bloccata quasi subito dal prefetto di Napoli che ha giudicato la misura «ingiustificatamente restrittiva, non in linea con le misure del Governo».

Salvini applica, ancora una volta, una campagna totalmente priva di argomenti, a parte uno, certo: la paura. Afferma che «il sindacato dei medici chiede le dimissioni di Speranza (il Ministro della Salute, ndr)». I sindacati del settore sono però tanti e quello che ha effettivamente chiesto le dimissioni è uno dei più piccoli e meno rappresentativi. Sempre il leader del centrodestra urla “al lupo, al lupo” puntando il dito verso l’Africa dove «i medici hanno certificato l’arrivo del coronavirus».

Il riferimento è al caso singolo di un cittadino straniero attualmente in quarantena in Egitto. Il continente africano resta però attualmente quello con meno casi di contagio rispetto agli altri quattro del pianeta, insieme al Sudamerica. Salvini accusa l’Italia di «non fare come gli altri paesi europei». Eppure, anche gli altri paesi (fra cui Francia, Germania e Regno Unito) non hanno imposto la “quarantena obbligatoria”, lamentata da tutti – esperti compresi – come necessaria.

Lo scontro che, fra tutti, ha infatti più senso – a forza di attaccare tutti, prima o poi ci si azzecca! – è quello con Enrico Rossi, il presidente della Regione Toscana. Rossi non avrebbe predisposto la quarantena per i 2.500 cittadini cinesi tornati in Italia dopo le celebrazioni del Capodanno. Il presidente dem avrebbe disposto solo una “quarantena volontaria”, una misura giudicata inadeguata anche dal professor Roberto Burioni.

Nell’ordinanza firmata da Rossi si legge che «per i soggetti che abbiano avuto contatti stretti con casi confermati» di coronavirus, «è disposta dall’Azienda sanitaria territorialmente competente la misura della quarantena con sorveglianza attiva». Ma molti dei cinesi interessati da questa situazione vivono nei capannoni: una condizione assolutamente inidonea all’operatività di una corretta quarantena. Non è assolutamente il caso di prendere altre scelte sconsiderate – come la scarsità dei tamponi volontari a Vò (Padova) o la mancata ospedalizzazione di pazienti con polmonite nell’ultimo mese in Lombardia – e, come afferma il virologo Burioni, «non dobbiamo concedere altri passi al virus».

Non siamo però in una situazione in cui “non si sa cosa fare”. Non siamo nel panico, non siamo sprovveduti, e la collaborazione da parte di tutte le forze parlamentari è lo snodo principale attraverso cui passa il superamento di un momento problematico come questo. Non è il caso di lasciarsi andare alla psicosi. Ed è irresponsabile il comportamento di chi aspetta la catastrofe per accusare quello o l’altro esponente politico di «non occuparsi della salute degli Italiani».

Ancora più preoccupante è che chi fa allarmismo sia lo stesso che in campagna elettorale per le Politiche del 2018 si è scagliato contro l’obbligo vaccinale, obbligo osteggiato da una delle Regioni italiane – il Veneto a guida leghista – oggi protagoniste in negativo dell’epidemia di coronavirus. Il coronavirus ha monopolizzato giornali e telegiornali, concentrati sulla prevenzione, sulla cronaca dei casi accertati e sui pareri degli esperti. Sarà anche opprimente e deprimente, ma l’isolamento del chiacchiericcio politico pare essere l’unica quarantena completamente funzionante.


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