God save the Queen! Il regno della regina Elisabetta II tra realtà e cinematografia

La figura della Regina Elisabetta II ha sempre suscitato curiosità e critiche. Nei decenni che l’hanno vista al trono – e la vedono tutt’ora al suo posto – sono stati tanti i tentativi di raccontare la sua storia. Poter rappresentare il carisma ma anche l’estrema riservatezza di una figura di spicco della politica internazionale come la Regina del Regno Unito è sempre stata una sfida per qualunque sceneggiatore e regista.

Per decenni ci si è focalizzati sulla figura del padre, Giorgio VI, per capire e raccontare le radici di una donna a tratti timida ed impacciata ed a tratti una vera e propria forza della natura. Negli anni, attraverso trasposizioni cinematografiche sempre diverse, abbiamo potuto apprezzare e criticare questa figura fortemente dicotomica. Probabilmente, tuttavia, la fotografia più attendibile, oltre che più umana, l’ha realizzata Peter Morgan, uno dei produttori esecutivi della serie tv Netflix “The Crown“.

Fino al 2016 (anno di uscita della suddetta serie tv) la rappresentazione televisiva e/o cinematografica della Regina è stata correlata a quella di altri due personaggi: la figura del padre e la sua morte prematura ed improvvisa e la tragica dipartita di Lady Diana. Ciò che ne è scaturito non si può configurare come la narrazione di un periodo storico in cui Elisabetta II è protagonista positiva. Nel primo caso vediamo una figura inesperta e alle prese con un fardello non indifferente, ossia l’eredità di un padre amato dal popolo e scomparso prematuramente. L’attuale Regina si ritrova, all’età di 26 anni, a dover gestire un regno all’improvviso e senza la giusta preparazione.

Nel secondo caso viene descritta, sia nei film che nei documentari, come una donna incerta sul da farsi non appena ricevuta la notizia della morte di Lady Diana. Quello che ci hanno raccontato è che il rapporto tra le due donne non fosse mai stato idilliaco e la percezione che ne abbiamo avuto è che la “cattiva” sia stata la Regina.

Lo scontro tra le due donne ha basi più solide e ben piantate nella divisione secolare della Gran Bretagna: conservatorismo ed innovazione. Da una parte vediamo la Regina Elisabetta II mantenere la figura conservatrice propria del suo ruolo. Ricordiamo che la Regina Elisabetta II, a livello politico, è un po’ figlia di Winston Churchill. La figura dello statista inglese ha avuto sicuramente un’influenza su di lei non solo personale ma anche politica. Dall’altra parte abbiamo il desiderio di innovazione di Lady Diana e di Tony Blair, Primo Ministro inglese nel periodo più convulso probabilmente per la storia dei reali inglesi.

La figura della Regina viene raccontata magistralmente nel film “The Queen” del 2006 da Stephen Frears. Helen Mirren interpreta la dura figura di Elisabetta nel periodo buio della morte di Lady Diana. Quello che vediamo è fondamentalmente quello che ci aspettiamo: la figura politica che abbiamo a tratti idealizzato ma che non racconta nulla di nuovo o di personale. I film e le rappresentazioni che negli anni hanno provato a raccontare il Regno della Regina Elisabetta II hanno probabilmente un’unica pecca: nessuno ha avuto realmente il coraggio di raccontare Elizabeth Alexandra Mary, ma solo Elisabetta II, Capo Supremo del Commonwealth.

È qui che si incastra perfettamente il racconto umano e personale di The Crown. La serie tv, che ha appassionato milioni di telespettatori per tre stagioni e che si prevede lo farà per altre due o tre, ci narra tutti i dietro le quinte di uno dei regni più longevi della storia. Nelle prime tre stagioni abbiamo avuto la possibilità di appassionarci alla storia cupa ed intricata di una delle figure più studiate ed analizzate della storia.

Ci siamo immedesimate nei punti di forza di Elizabeth, ma anche nelle sue particolarissime debolezze. Abbiamo osservato i cambiamenti di una ragazza che, nel contesto degli eventi geopolitici mondiali, diventa donna e sempre più influente, all’interno e all’esterno della famiglia reale. Guardando le puntate vediamo una donna, una madre, una moglie. Quello che nei decenni passati non è mai stato affrontato, ad oggi viene raccontato: la figura umana della Regina.

Che piaccia o no dietro un capo di Stato vi è prima di tutto un uomo o una donna, un essere umano come gli altri, con i suoi punti deboli e i suoi punti di forza. The Crown ha il merito di mostrarci questo: una ragazza follemente innamorata del suo Filippo, una madre attenta anche se molte volte rigida, una figlia spaesata e che probabilmente ha dovuto affrontare qualcosa di molto grande troppo in fretta. Il merito che possiamo riconoscere a questa serie tv è sicuramente quello di averci fatto conoscere Elizabeth Alexandra Mary. Abbiamo avuto modo, dopo tanti decenni di film e serie tv istituzionali, di vedere l’umanità dentro e fuori una famiglia reale, il più delle volte trincerata all’interno di residenze sfarzose.

La figura della Regina Elisabetta II è sicuramente molto difficile da portare al pubblico senza commettere errori di carattere storico o cinematografico, ma le atmosfere cupe e intricate della sceneggiatura di The Crown hanno fatto del loro meglio per raccontare la sua storia: quella di una donna divisa tra il suo ruolo politico e la sua personalità intricata.


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