Cinquant’anni dal Palermo Pop: quella indimenticabile “Woodstock” nostrana

Non furono solamente eventi automobilistici di portata internazionale come le edizioni della Targa Florio ad attirare l’attenzione sulla Sicilia. All’inizio degli anni Settanta si catapultarono a Palermo migliaia di persone per il Palermo Pop Festival 1970: un’occasione per far parlare di sé per una città ancora piccola, provinciale, in crescita, certo, e con un’espansione urbana smisurata (un sacco di palazzi si potrebbe dire!). A cinquant’anni di distanza questo evento, fra il 16 e il 19 luglio di quell’anno, in piena estate, è rimasto impresso nella memoria collettiva dei palermitani che in quegli anni erano almeno adolescenti. Quest’anno potrebbe tornare il suo “erede”.

Ci volevano 1000 lire (prezzo unico) per partecipare alla magia. Fu notevole il successo del Palermo Pop, con grandi nomi tra le esibizioni che hanno animato questa “Woodstock” palermitana. Lo stadio comunale Renzo Barbera, detto anche “Favorita” (come il vicino polmone verde cittadino), ospitò centinaia di artisti, nazionali e internazionali. Si stima abbiano partecipato più di 50 mila persone nella prima edizione – seguita da altre due ben più spente, notevolmente in declino.

Fra i momenti più importanti e degni di nota di quelle calde giornate di luglio, si ricorda l’esibizione di Johnny Hallyday – probabilmente il primo cantante francese a esibirsi in Sicilia – ma soprattutto quella di una stella mondiale del jazz come Duke Ellington, all’epoca 71enne. Momento storico per la città: arriva Aretha Franklin, la regina indiscussa del rhythm and blues.

Solamente la sua esibizione, la prima di quel tour italiano, attirò oltre 15 mila spettatori. Arthur Brown resta invece nella memoria degli spettatori per la performance culminata con l’arresto per atti osceni in luogo pubblico. Il cantante inglese fu protagonista di un “memorabile strip” ma non erano i tempi giusti per una trasgressione così accentuata. Venne infatti fermato dai Carabinieri appena terminato il concerto.

Led Zeppelin e Rolling Stones, annunciati per il Palermo Pop ma mai giunti nel capoluogo palermitano, furono solo sogni mai concretizzati. Le suggestioni degli hippies si protrassero per tre giorni ma non trovarono i propri beniamini rock sul palco. Si trattò inoltre di una delle poche occasioni di aggregazione multilingue giovanile che mai si erano viste nella Palermo “chiusa”.

palermo pop

Le tre edizioni – dal 1970 al 1972 – del ‘Palermo Pop Festival’, costituiscono manifestazioni importanti ma anche un’occasione per riflettere sulla Sicilia “aperta al mondo”. Siamo nel periodo di ribalta dei grandi concerti all’aperto della generazione hippy, da Monterey a Woodstock fino all’Isola di Wight, e fu motivo di orgoglio che in Italia ci fossero stati ben pochi eventi come quello palermitano in quegli stessi anni. Il Palermo Pop fu sponsorizzato dall’Azienda Autonoma di Soggiorno e Turismo di Palermo e realizzato grazie alla produzione artistica da Joe Napoli, un italo-americano nato a Brooklyn che seppe vedere molto lontano e che, soprattutto, seppe sognare in grande.

Non era impresa facile riunire un cartellone musicale con quei nomi lì, ma soprattutto non era facile proporre sulla scena italiana musicale quell’aria internazionale rock e blues che scatenava già da qualche anno tutto l’Occidente. Inoltre la copertura mediatica era importante. Non una, non due, ma ben otto stazioni radiotelevisive presenziavano per testimoniare l’evento: le tv di Belgio, Olanda, Brasile, Francia, la West Deutsche Rundfunk, l’inglese BBC e, ovviamente la Rai. L’inedito accostamento accontentò davvero una quantità imponente di pubblico. Da Bobby Solo ai Ricchi e Poveri passando per Kenny Clarke e Tony Scott è un bel salto! Ma era quanto bastava per godersi della buona musica distesi sul prato, liberi di muoversi e di confrontarsi.

I giovani palermitani hanno certamente appreso una lezione tutta proveniente da questi festival ‘pop’. Queste possibilità di raduno per la gioventù fanno sentire uniti, felici, sotto la stessa casa – quella dei giovani – e in nome della musica. Quest’anno invece cosa c’è in ballo per questo cinquantesimo? Un sito ci suggerisce di attendere, la pagina Fb si aggiorna di continuo e intanto restiamo in attesa. Aspettiamo di tornare a un evento che faccia parlare del capoluogo siciliano, dopo il Palermo Pop 2000 lontano anni luce dalla grandezza del primo. Palermo torna al centro, non per mafia, non come “Mezzogiorno d’Italia”, ma come quel polo culturale vivissimo che è.