Wuhan, la città fantasma: le testimonianze dal web

Se scriviamo Wuhan su Google ovviamente troveremo solo notizie riguardanti il nuovo Coronavirus che sta terrorizzando più l’occidente che i cinesi stessi. Wuhan: ormai conosciamo tutti questa città che fino a qualche settimana fa, almeno per molti di noi occidentali, era sconosciuta. In realtà quella di Wuhan, oltre a essere capoluogo della provincia di Hubei, è anche la più importante e popolosa città della Cina centrale e contiene più della popolazione dell’intera Lombardia. Questo per capire la grandezza e la vita che scorreva tra le sue vie. Per la sua importante posizione geografica, è stata definita la “Chicago cinese”.

Cosa succede sul web? Circolano molti video dove viene mostrata una città fantasma, una città che ricorda scenari post apocalittici. Una città in quarantena, dove la gente è scappata via o è rinchiusa a casa; il cibo scarseggia e chi ha potuto ha fatto incetta ai supermercati.

La città è effettivamente una ghost city, dal momento che si sta attuando una manovra di prevenzione e contenimento; tra l’altro, anche se molti sono andati via, altrettanti sono rimasti. Sebbene si sapesse in principio che il virus fosse partito dal mercato nel distretto di Hankou, adesso non è più così sicuro.  Quello che è certo è che dopo i primi casi accertati la città è stata effettivamente messa in quarantena, limitando – se non azzerando – gli spostamenti in uscita, bloccando voli, treni e strade principali, limitando poi anche gli spostamenti all’interno della città e infine, dal 26 gennaio, vietando praticamente a chiunque l’uso di mezzi privati e isolando la città.

Qualche giorno fa è circolato un video, ormai virale, in cui alcuni abitanti, ognuno dal proprio appartamento, urlano l’uno all’altro “Wuhan Jiayou” (“forza Wuhan”), per farsi forza l’un l’altro. L’evento, organizzato sicuramente via social, ci restituisce l’immagine di un popolo che nonostante le difficoltà reagisce. Un popolo che forse è abituato a certe difficoltà: ricordiamo l’epidemia di SARS, diffusa dalla provincia cinese di Guangdong, nel novembre 2002.

La città adesso cerca di mantenere basso il rischio contagio, anche se i casi aumentano. La grande laboriosità dei cinesi è conosciuta in tutto il mondo, ma ha comunque impressionato la decisione di costruire tempestivamente due ospedali che insieme potranno accogliere più di 2.500 pazienti, grazie anche a centinaia di medici e infermieri che arriveranno appositamente da fuori città. Tutto in 6 giorni. Costruzione necessaria per poter separare i malati affetti dal Coronavirus, dagli altri malati dei diversi ospedali.

Sul web circolano inoltre moltissimi video e post di stranieri che si trovano nella città del Coronavirus e che stanno documentando la situazione. Come ad esempio Ben Kavanagh, insegnante britannico che sta raccontando la sua vita a Wuhan su YouTube. Racconta delle strade vuote e di chi viene sorpreso a guidare senza i dovuti permessi, punito con una multa salatissima. Racconta che i viveri nei supermercati ci sono quasi tutti, anche senza sovrapprezzi.

Ma attenti alle bufale. Sui social circola una sorta di catena di Sant’Antonio a dir poco spiazzante e priva di origini ufficiali. Il post cita testualmente: «Consiglio medico sanitario: si informano i vari amici, parenti, colleghi e conoscenti, che in questo momento così drammatico e problematico a causa del diffondersi del coronavirus in Cina (nella città di Wuhan, grande e popolosa città della Cina e importante scalo merci e passaggio di affari commerciali internazionali), sarebbe consigliabile non andare nei negozi cinesi per un breve medio periodo, finché questo virus non sarà circoscritto e confinato.

Il perché è giustificabile  in quanto molte persone e commercianti cinesi che lavorano in Italia hanno contatti continui con la catena di distribuzione nei loro ingrossi, dove tanti imprenditori cinesi vengono o sono passati per Wuhan per ovvi motivi di business nell’ultimo periodo. Speranzosi di non essere discriminatori, ma bensì d’ausilio alla popolazione, lanciamo questo appello solo a scopo protettivo della salute nazionale, non per fini commerciali. Grazie. Fate girare se siete d’accordo».

O ancora un’altra che esordisce così: «i cinesi sono il popolo più operoso che esista al mondo ed ha attività economiche in ogni parte del mondo, soprattutto in Africa. Infatti, a tal proposito, è stato coniato il neologismo “Cinafrica”. Ciò significa che le probabilità statistiche di contagio della popolazione africana sono elevatissime.[…] a Lampedusa sbarcano 150 africani al giorno che dall’Italia si disperdono in tutta Europa».

Un altro curioso appello bufala che gira su Whatsapp è un testo letto da una voce maschile, che mescola scampoli di cronaca con elementi di chiaro allarmismo. Ovviamente nella vita reale non daremo mai retta ad uno sconosciuto senza titoli che ci grida in faccia parole di allarmismo. Lo prenderemmo per pazzo. Ma quando una cosa gira sul web, per molti, è come se si caricasse di autorevolezza.

Per saperne di più sulle fake news vaganti, potete approfondire se non l’avete già fatto qui. Qual è  il nostro invito? Oltre al solito consiglio di lavarsi le mani e starnutire in un fazzoletto, cerchiamo di non farci contagiare dalla stupidità del web, e dalla sua cattiveria. La paura è il nostro peggior nemico, la psicosi è ciò che ci impedisce di soccorrere un altro essere umano stroncato da un infarto.