Vik: il racconto della sua “utopia” nel libro di Anna Maria Selini

Anna Maria Selini giornalista freelance classe ’76 nata a Bergamo, nell’ottobre 2019 pubblica “Vittorio Arrigoni – Ritratto di un utopista” edito da Castelvecchi. Ha collaborato, tra gli altri, con La Repubblica, l’Unità, Il Corriere di Bologna e L’Eco di Bergamo. Nel corso della sua carriera ha incontrato i vecchi rivoluzionari cubani, raccontato il neonato stato del Kosovo, operato come embedded in Libano accanto alle nostre forze armate.


Vittorio Arrigoni: Ritratto di un utopista

Negli anni 2009- 2011 è la volta del Medio Oriente: ad essere narrati sono Israele, la Cisgiordania e la Striscia di Gaza. Ed è proprio il soggiorno in quei territori occupati a regalarle il tanto atteso incontro con Vittorio. Incontro documentato nella video-intervista “Gaza: Restiamo Umani”, nella quale Vittorio le affidò alcune delle sue parole più belle, considerate da molti il suo manifesto: «Io non credo nei confini, nelle barriere, nelle bandiere. Credo apparteniamo tutti, indipendentemente dalle latitudini e dalle longitudini, a una stessa famiglia, che è la famiglia umana».

Vittorio Arrigoni il giornalista, l’attivista, il pacifista rivive ne Il Ritratto della Selini: in esso si ripercorrono i suoi anni in Palestina, attraverso i ricordi delle persone a lui più vicine e un’attenta analisi di Guerrilla Radio, diario di bordo di Vittorio, che lo accompagna dal 2004 fino al rapimento e al barbaro assassinio, avvenuto nella notte fra il 14 e il 15 aprile nella Gaza governata da Hamas, per mano di un presunto gruppo salafita.

La Selini ci racconta di un Vittorio appassionato, schierato e sincero, sempre pronto a confrontarsi, un combattente giramondo, un po’ Che Guevara un pò Corto Maltese, mosso sin dalla tenera età dalla volontà di conoscere il mondo, ma soprattutto da quella di portare il suo aiuto alle persone più sfortunate ovunque si trovino. Dalle prime esperienze nei paesi dell’ex Jugoslavia, la sua vita sarà un susseguirsi di esperienze di volontariato: Perù, Croazia, Ucraina, Belgio, Austria, Romania, Togo, Repubblica Ceca, Polonia, Ghana, Russia, Tanzania ed Estonia.

«In ogni tappa ama lasciare una traccia tangibile del proprio messaggio e così all’occorrenza diventa manovale, fabbro, falegname o contadino. Quando se ne va, restano muri rinforzati, conventi, ospedali ristrutturati, legna e recinti per gli animali».

Nel 2002 Vittorio entra per la prima volta in Palestina: qui si avvicina al Movimento di Solidarietà Internazionale (Ism), di cui ben presto diviene attivista: il movimento internazionale supporta con metodi non violenti la resistenza palestinese contro l’occupazione israeliana, i cui volontari ricorrono all’interposizione: usano cioè il proprio corpo come scudo umano per difendere i palestinesi in situazioni di pericolo, nella speranza, spesso vana, che la presenza di un soggetto internazionale possa fungere da deterrente agli attacchi israeliani.

«Nei campi con i contadini e in mare con i pescatori tra gli spari, nelle ambulanze sotto le bombe durante l’operazione militare israeliana Piombo fuso. Questa la scelta di vita di Vittorio Arrigoni a Gaza, terra “madre di tutte le ingiustizie”».

Arrestato e torturato dall’esercito israeliano, poi ancora espulso e rimpatriato in Italia, Vittorio non si arrende al destino dei gazawi: l’1 marzo 2010 rientra nei territori palestinesi dove continua, fino al suo ultimo giorno, a denunciare la ferocia dell’occupazione israeliana e i diritti violati del popolo palestinese. Vicini al quattro di febbraio – quello che sarebbe stato il suo compleanno – raccogliamo il suo invito a “Restare Umani”, oggi più necessario che mai!


... ...