La vera storia della “partita della morte” di Pelè e Stallone

«Per il nostro presente sono morti nella lotta. La vostra gloria non si spegnerà, eroi, atleti senza paura». Chiunque visiti Kiev e si trovi a passare per lo stadio Dynamo Lobanovski leggerà queste parole su una lapide posta all’esterno dell’impianto. La quartina scolpita sulla roccia è del poeta satirico ucraino Stepan Olyjnyk, nato agli inizi del ‘900 nella grande Russia degli Zar e morto nel 1981, all’ombra della falce e martello sovietica.

Dietro la stele, c’è una scultura di Ivan Horovyj, inaugurata nel 1971 in piena Guerra Fredda e da allora meta obbligata per i tifosi della Dinamo Kiev, una delle squadre della capitale. Raffigura quattro uomini: fisico statuario, sguardo fiero. Il ritratto tipico del “nuovo uomo sovietico”, mito della propaganda comunista della prima ora. Addosso gli uomini hanno una maglietta a maniche corte, pantaloncini inguinali e calzoncini quasi fino al ginocchio. Come nelle odierne foto prepartita di squadra, gli atleti si abbracciano. Due di loro si tengono per mano.

Monumento dedicato ai giocatori della Start FC

Il monumento del Dynamo Lobanovski è dedicato agli eroi della leggendaria “partita della morte”, match calcistico che ispirò il famoso film “Fuga per la vittoria”. Pellicola uscita in tutto il mondo nel 1981, nel suo cast – oltre a Silvester Stallone – c’erano due mostri sacri del calcio come il brasiliano Pelè e l’inglese Bobby Moore. In piena Guerra Fredda, “Victory” – nome originale del film – fu anche tra i candidati del Premio d’Oro del Festival cinematografico internazionale di Mosca ‘81.

Diretto dal regista e maestro del cinema hollywoodiano John Huston, raccontava il fortunato destino di 14 soldati alleati internati nei campi di prigionia tedeschi. Con la Seconda guerra mondiale sullo sfondo, i detenuti giocavano contro la Nazionale di calcio tedesca nello stadio Colombes di Parigi, tappezzato di svastiche e croci uncinate, con spalti gremiti di pubblico e guardie armate lungo il campo di gioco. Finale al cardiopalma con gli atleti alleati che riescono a pareggiare all’ultimo secondo. Un lieto fine coronato dalla fuga dallo stadio di Pelè e compagni, “coperti” dal pubblico che invade il campo e che blocca le guardie armate naziste.

Non fu lieto fine per i 4 giocatori scolpiti fuori dal Dynamo Lobanovski. Colonne portanti della Start FC – la leggendaria squadra che ispirò il capolavoro di Huston – morirono tra 1942 e ’43. I loro nomi ancora oggi sono ricordati. Mykola Korotkych, di professione centrocampista, fuori dal campo ufficiale in servizio della polizia segreta sovietica. L’attaccante Ivan Kuz’menko, il difensore Oleksij Klimenko e il capitano, portiere e stella della Dinamo Kiev Nikolaj Trusevič.

Morirono pochi mesi dopo la partita datata 9 agosto 1942 e giocata contro la Flakelf, una squadra composta dai migliori atleti e ufficiali nazisti. Per molti anni si credette che la loro unica colpa fosse stata quella di aver battuto i tedeschi sul campo, ma come vedremo potrebbe non essere così.

Sette squadre, un solo vincitore. La formazione ucraina, simbolo per decenni della Resistenza ucraina al nazismo, sorprendentemente nasce per mano di un cittadino ceco originario della Moravia, Iosif Ivanovic Kordic. Fu proprio lui ad aiutare il portiere Nikolaj Trusevi ad organizzare la squadra, fornendo del cibo, un tetto sulla testa e un’occupazione al riparo dai soprusi nazisti e lontana dai campi di prigionia. Nella primavera del 1942 la squadra – formata anche da alcuni ex giocatori dell’altra squadra di Kiev, la Lokomotiv – si iscrisse al primo torneo di calcio indetto dai tedeschi. In questo erano già iscritte 6 squadre.

C’erano gli ungheresi, i rumeni, i magiari, i collaborazionisti ucraini e i tedeschi, loro e soltanto loro con due team; uno formato da soldati semplici e l’altro dai migliori atleti e ufficiali dell’esercito del Führer. Tra giugno e agosto, la Start segnò 43 goal in 7 partite del torneo – tutte coronate con la vittoria. Subì appena 8 goal. E vinse la finale contro la più forte rappresentativa tedesca, la Flakelf.

La partita secondo la propaganda. Secondo la vulgata, il dominio ucraino sul campionato non piacque all’Alto Comando nazista che decise di far giocare una rivincita tra le due finaliste. Esattamente come in “Fuga per la vittoria”, il campo venne sorvegliato da soldati della Wehrmacht e la conduzione di gara fu favorevole ai tedeschi. Nonostante l’iniziale vantaggio avversario, la Start FC vinse la finalissima per 5 a 3 e – come Silvester Stallone in “Victory” – il portiere Trusevi fu assoluto protagonista parando un rigore dubbio concesso ai tedeschi.

Il mito della partita della morte. La storia della partita della morte è venuta fuori solo molti anni dopo gli eventi. L’aver partecipato ad un torneo di calcio organizzato dagli occupanti nazisti avrebbe potuto procurare ai giocatori ucraini l’accusa di collaborazionismo e a metterne in pericolo oltre che la libertà, la vita. La propaganda comunista si appropriò della storia solo dopo la morte di Stalin e su essa costruì il mito della partita della morte.

Nel 1992 però iniziarono a parlare alcuni dei protagonisti della vicenda. Il primo fu Makar Honcharenko che raccontò come, prima dell’incontro, l’arbitro andò a trovarli nel loro spogliatoio solo per esortarli a giocare correttamente, e non per minacciarli come si è creduto per anni. Nel 2002 Vladlen Putistin, figlio di Mykhaylo Putistin e all’epoca dei fatti raccattapalle della partita, ha mostrato a testimonianza del clima amichevole tra le parti, una foto: nello scatto i giocatori tedeschi e quelli ucraini sorridono gli uni accanto agli altri al termine della gara.

I motivi degli arresti e delle esecuzioni. Versioni discordanti a parte, è vero però che 9 giocatori della Start FC finirono nei campi di lavoro. Il loro arresto, secondo gli storici ucraini che hanno ricostruito la vicenda, avvenne a causa di un atto di resistenza. Trusevic e i suoi, tutti lavoratori nel panificio cittadino di Iosif Kordic, avevano attentato alla vita degli ufficiali nazista, mettendo dei frammenti di vetro nel pane destinato all’esercito. La scoperta del piano decretò la prigionia e la successiva morte di quattro di loro. Quei quattro che ancora oggi vigilano sullo stadio Dynamo Lobanovski.