Libia, salta il cessate il fuoco voluto da Mosca

Si chiude con un nulla di fatto il tentativo di mediazione voluto dalla Russia per un accordo sul cessate il fuoco in Libia. Il generale Khalifa Haftar lascia Mosca senza firmare l’intesa a cui invece aveva aderito il capo del Consiglio presidenziale del Governo di accordo nazionale, Fayez Al Sarraj lo scorso 13 gennaio.

«Le nostre richieste non sono state rispettate» afferma il leader della Cirenaica riferendosi ai punti dell’intesa, dopo aver chiesto una notte di riflessione sfociata poi nel rifiuto di firmare la tregua. Secondo alcune fonti tra le principali richieste di Haftar c’era l’ingresso delle sue truppe a Tripoli e la formazione di un governo di unità nazionale sancito dal voto di fiducia da parte del parlamento di Tobruk. Il generale avrebbe anche voluto un monitoraggio internazionale della tregua sotto l’egida dell’Onu senza la partecipazione della Turchia.

«La Russia – ha fatto sapere ieri il ministro degli Esteri di Mosca Serghei Lavrov – proseguirà nei suoi sforzi per arrivare a un cessate il fuoco in Libia». Del resto di certo Putin non è disposto a rinunciare al ruolo di primo piano che si è ritagliato nel risiko libico. Il generale Haftar ha chiesto due giorni per consultare i leader delle tribù che sostengono l’Esercito nazionale libico e con estrema probabilità anche per consolidare le posizioni strategiche con i suoi alleati ma anche sul campo.

Il presidente russo Vladimir Putin

Nelle ultime settimane, prima della fragile tregua (più volte violata) che regge a fatica da sabato scorso, le milizie di Haftar hanno conquistato Sirte e adesso si trovano a un passo da Misurata ma soprattutto da Tripoli. Prima di sedersi al tavolo delle trattative il generale vuole assicurarsi di non dover arretrare dai territori conquistati. In secondo luogo, neanche i suoi principali sponsor sono soddisfatti dell’accordo di Mosca: l’Egitto di Al Sisi, ma anche emiratini e sauditi, che puntano a fare della Libia, possibilmente intera, un’importante fonte di approvvigionamento economico ed energetico e a debellare definitivamente i Fratelli Musulmani dalle posizioni di potere.

In questo clima infiammato anche la Conferenza di Berlino che si dovrà tenere il prossimo 19 gennaio sembrava essere incerta. Ma dopo una telefonata tra la cancelliera tedesca Angela Merkel e il presidente Putin è arrivata la conferma. Domenica prossima sono attesi nella capitale tedesca i rappresentanti in arrivo da Stati Uniti, Russia, Cina, Francia, Turchia, Regno Unito, Emirati e Italia. Saranno presenti inoltre rappresentanti di Onu, Ue e Lega Araba. Anche Haftar ieri sera ha confermato la sua partecipazione alla conferenza promossa dalla Germania.

Se questa si rivelerà in qualche modo risolutiva o se sarà un fallimento come lo è stata la Conferenza di Palermo è tutto da vedere. L’unica cosa certa è che Turchia e Russia, benché da sponde opposte, sono intenzionate a giocare il ruolo di player principali e che Haftar è disposto a trattare solo da una posizione di forza indiscussa e consolidata.


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