Tregua in Libia?

Mentre i riflettori della comunità internazionale sono tutti puntati sulle tensioni tra Iran e Stati Uniti, la situazione in Libia sembra davanti a un punto cruciale. Nella giornata di ieri, il presidente russo Vladimir Putin e il suo omologo turco Recep Tayyip Erdogan hanno proposto un cessate il fuoco in Libia a partire dalla mezzanotte di domenica prossima tra le due fazioni in lotta del generale Haftar e del presidente del governo di unità nazionale (GNA) Al Sarraj, appoggiate rispettivamente da Putin e da Erdogan.

Appello accolto positivamente dal Consiglio Presidenziale del GNA di Sarraj per «l’integrità dell’unità nazionale e l’adozione di una soluzione politica per porre fine alla crisi».

Una tregua proposta in parallelo all’incontro di ieri a Palazzo Chigi tra il Presidente del Consiglio Conte e il generale Haftar. Incontro al quale avrebbe dovuto partecipare anche Sarraj, impegnato in mattinata in un altro incontro con l’Alto Rappresentante per gli Affari Esteri dell’Unione Europea Josep Borrell. Sarraj avrebbe disertato l’incontro con Conte non appena ha saputo dei colloqui in corso con il suo rivale Haftar.

A sinistra Vladimir Putin, a destra Recep Tayyip Erdogan

In stallo dunque il tentativo di mediazione diplomatica da parte di Europa e Italia. Se per un verso la notizia della tregua proposta da Erdogan e Putin ha rassicurato i vertici europei, dall’altro l’attivismo di Turchia e Russia rappresenta un problema per gli interessi geopolitici dell’Europa nel mediterraneo, in particolare per Italia e Francia. Per capire se l’Europa avrà un ruolo da mediatore effettivo occorre attendere la Conferenza di Berlino prevista nelle prossime settimane con l’incontro ufficiale tra Sarraj e Haftar.

Smentita invece la notizia che circolava ieri notte di un presunto rapimento di Sarraj: si trattava di una fake news, proveniente con molta probabilità da media vicini al generale Haftar. Confermata invece la notizia di raid aerei contro l’aeroporto di Mitiga, l’unico ancora funzionante a Tripoli.

Come tutti sappiamo, la Libia vive ormai dal 2011 una vera e propria guerra civile, che ha rischiato un’escalation dopo che la Turchia ha risposto a una richiesta di aiuto da parte di Tripoli, mandando un contingente militare a sostegno di Sarraj. A titolo ufficiale, le 35 unità mandate a Tripoli avrebbero avuto come unico scopo il coordinamento e l’addestramento delle truppe del governo ufficiale, secondo le dichiarazioni di Recep Tayyip Erdogan. Il presidente turco ha inoltre dichiarato che gli ulteriori futuri rinforzi non avrebbero utilizzato le armi a difesa della città. Si è anche dato un numero a questi rinforzi, che si aggirerebbero intorno alle 5000 unità.

Haftar non accetta l’infiltrazione delle truppe turche nel territorio libico, e ha richiamato alle armi tutti coloro che vedono in Erdogan “un colonizzatore”. La sua posizione nell’obiettivo di conquista dell’intero territorio libico, infatti, sembra essergli favorevole: il 6 Gennaio le truppe di Haftar avrebbero conquistato Sirte, città che diede i natali a Gheddafi e che costituiva la sua personale roccaforte. Alcune milizie all’interno della città, rimaste fedeli agli ideali del colonnello, avrebbero agevolato l’ingresso dell’esercito avverso a Tripoli. Vi sono però fonti contrastanti sullo stato della conquista della città: secondo fonti russe, l’esercito di Sarraj avrebbe già ripreso la città.

Il generale libico Khalifa Haftar

La Russia, che appoggia il fronte di Haftar, vorrebbe trovare un equilibrio tra le forze interne del paese e limitare ogni influenza esterna, in particolare quella della Turchia che sostiene Sarraj. L’avanzata su Sirte minaccia gli equilibri precari interni alla Libia in questo momento e potrebbe causare pericoli anche per l’Unione Europea.

A poca distanza da Sirte, infatti, esiste una delle roccaforti più solide del governo ufficiale: la città portuale di Misurata, terzo capoluogo più grande della Libia e sede di un centro di detenzione che è stato poi chiuso per le condizioni inumane dei prigionieri al suo interno. A Misurata risiedono anche le truppe che nel 2011 uccisero Gheddafi a Sirte, le stesse milizie che nel 2016 hanno combattuto le truppe dell’ISIS in Tripolitania.

Misurata è inoltre il principale luogo di partenza delle navi di migranti dirette verso l’Europa: perdere il controllo della zona aumenterebbe le partenze incontrollate verso l’Italia, al momento controllate dalla Guardia Costiera libica ma che in caso di conquista della città crescerebbero a livelli esponenziali. Una situazione di fronte alla quale l’Unione Europea sembra non riuscire ad intervenire, frenata dalle proprie divisioni interne e dalla presenza di attori nuovi sulla scena militare e politica in Libia.


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