Pallone d’oro 2019: siamo Messi male


Di Francesco Polizzotto e Daniele Compagno – A dieci anni di distanza dal suo primo trionfo, è nuovamente il fenomeno argentino a ricevere il Pallone d’oro: 2009, 2010, 2011, 2012, 2015 e adesso 2019! La cerimonia ha luogo al Theatre di Chatelet di Parigi. Già da qualche giorno i bookmakers e i soliti ben informati davano “la pulce” favorita per la vittoria. Messi, che succede a Luka Modric nell’albo d’oro del premio, ha sopravanzato nelle preferenze, il difensore olandese Van Dijk e l’attaccante Cristiano Ronaldo, detentore di cinque palloni d’oro.

Purtroppo rimane irrisolta la questione relativa all’assegnazione del premio. Privilegiare le prestazioni individuali dell’intera stagione o puntare sui trofei vinti dalle squadre di appartenenza? Questo e non solo è il dubbio che i giurati della manifestazione si trovano quasi ogni anno a dover sciogliere. La giuria del Pallone d’oro è solitamente composta da un giornalista specializzato per ogni nazione, che ha il compito di indicare cinque nomi di calciatori ai quali vengono assegnati rispettivamente sei punti, quattro, tre, due e uno. Tre sono i criteri principali che ciascun giornalista giurato deve considerare: prestazioni individuali e collettive (vittorie) durante l’anno, classe del calciatore (talento e fair play), carriera del calciatore.

Non è la prima volta che attorno a questo prestigioso premio montano aspre polemiche, tenuto conto appunto di quanto discrezionali siano i criteri di assegnazione. Nel 2010 (giusto per citare un altro anno in cui vinse Messi) rimase clamorosamente fuori dal podio l’olandese Sneijder, protagonista del “triplete” interista e finalista perdente del Mondiale. Dietro a Messi in quella circostanza si piazzarono due suoi compagni del Barcellona, Iniesta e Xavi, che quel Mondiale l’avevano pure vinto con la Spagna. Andando ancora a ritroso, venne molto criticata la vittoria di Nedved davanti a Maldini nel 2003, anno in cui l’ex capitano della nazionale italiana aveva vinto la Champions League col Milan.

Tornando a oggi, se facciamo riferimento alle vittorie stagionali (individuali e di squadra) di certo l’argentino del Barcellona può vantare la Liga spagnola con annesso titolo di “Pichichi” (capocannoniere del torneo). La Champions nella passata stagione però lo ha visto protagonista a metà, travolto assieme ai suoi compagni nella semifinale di ritorno a Liverpool. Deludente inoltre, nonostante il terzo posto finale, l’avventura in Copa America con la nazionale argentina. Di contro i suoi rivali del Liverpool possono vantare il successo finale nella Champions, fattore spesso decisivo nelle stagioni in cui non si disputano né i Mondiali né gli Europei. Van Dijk in particolare è stato premiato come miglior giocatore della Premier League nonché calciatore dell’anno UEFA (proprio davanti a Messi) ed è arrivato in finale di Nations League con la sua Olanda.

Lungi dal voler mettere in dubbio le eccellenti e indiscutibili qualità dell’argentino del Barcellona, ampiamente dimostrate nel corso della sua gloriosa carriera, risulta però evidente come questo suo sesto trionfo offuschi ulteriormente il prestigio di un premio, ormai diventato più una questione di marketing, di sponsor e di fattori extra-calcistici. È lecito dunque chiedersi: il Pallone d’oro deve essere assegnato al miglior calciatore in senso assoluto oppure a chi si è distinto particolarmente nell’arco della stagione solare? Se si considera Messi il miglior calciatore in attività (chi scrive non è di questo avviso) allora è chiaro che l’argentino potrebbe essere premiato ogni anno fino a quando deciderà di “appendere le scarpe al chiodo”. A quel punto verrebbe però meno la ragion d’essere del premio stesso, istituito nel 1956 dalla rivista francese ” France Football”.


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