Il caso Gallagher


Di Francesco Tronci – «Quis custodiet ipsos custodes?». Così argomentava Giovenale nella sua VI Satira, ovvero “Chi sorveglierà i sorveglianti?”.

Questo interrogativo serve per parlare di un caso che ha diviso l’opinione pubblica americana nel corso dell’anno e di come si è concluso il processo; parliamo di Edward Gallagher, ufficiale a capo delle operazioni speciali del Team Seven, una delle squadre che formano i Navy SEALs, le famose forze speciali della Marina degli Stati Uniti.

Nel 2017, durante l’offensiva militare per la riconquista di Mosul, città irachena sotto il controllo dello Stato Islamico fino al luglio dello stesso anno, Edward Gallagher guidava un plotone incaricato di collaborare con le forze locali per cacciare l’ISIS dalla città: era considerato dai suoi superiori come il miglior comandante di plotone che il Team Seven abbia mai avuto e diversi mesi dopo sarebbe stato decorato con la stella di bronzo per il valore dimostrato in Iraq. La sua reputazione di leader militare, capace e deciso, lo precedeva e diverse giovani reclute erano entusiaste all’idea di entrare nel plotone sotto il suo comando.

A partire dal marzo 2018, però, le sorti di Gallagher cambiarono improvvisamente: sette uomini del suo plotone lo denunciarono per crimini di guerra, prima ai loro diretti superiori e poi ancora più in alto. Gallagher fu incriminato e, a partire dal 28 maggio, venne processato da una corte marziale statunitense.

Come già accennato, la missione della sua squadra era quella di svolgere servizi di consulenza per le forze irachene e fornire loro assistenza con droni e cecchini; Gallagher preferiva però un approccio più “diretto” all’azione, assaltando edifici e avviando scontri a fuoco.

I documenti delle indagini mostrano come ordinasse di sparare, senza apparente ragione, contro case abitate da civili o obiettivi non meglio precisati.

Ciò che fece più scalpore fu l’uccisione di un 15enne, accusato di appartenere all’ISIS, che le truppe irachene arrestarono. Il giovane era stato ferito a una gamba a seguito di un bombardamento e, una volta catturato, mentre veniva curato da un medico, Gallagher si avvicinò e lo accoltellò diverse volte usando il suo coltello da caccia, uccidendolo. Pochi minuti dopo, Gallagher radunò alcuni SEALs per farsi una fotografia a fianco del corpo del ragazzo.

Dopo questo episodio, dice il rapporto, diversi suoi commilitoni si confrontarono con lui, protestando per ciò che era successo, ma egli rispose: «Smettete di preoccuparvi, loro a noi fanno cose molto peggiori».

Quando il plotone del Team Seven tornò dalla missione in Iraq, alcuni soldati denunciarono quello che era successo ai superiori di Gallagher. Sembra, però, che essi non fecero nulla, e anzi intimarono ai soldati di tacere. Successive indagini, infatti, hanno mostrato come fossero diversi gli ufficiali dei SEALs a sapere delle accuse che circolavano contro Gallagher, tantoché la Marina statunitense, dopo avere aperto un’indagine al riguardo, ha accusato formalmente l’immediato superiore di Gallagher, il tenente Jacob Portier, per non avere riferito le accuse di crimini compiuti in guerra e per avere eliminato delle prove.

A fine giugno si tenne il processo davanti alla corte marziale, durante il quale emersero altri particolari inquietanti: nella sua abitazione era stata trovata una granata disinnescata ed erano affiorate le minacce di morte che Gallagher aveva rivolto ai compagni, se avessero continuato ad accusarlo. Uno dei testimoni aveva cambiato versione dei fatti: aveva confessato di essere stato lui a dare il colpo di grazia al ragazzo ferito, e non Gallagher, per mettere fine alle sue pene dopo che il comandante lo aveva accoltellato. Dopo due settimane, il giudice aveva assolto il sottufficiale dalle accuse di omicidio, tentato omicidio e ostruzione alla giustizia, ma lo aveva condannato per i selfie accanto ai corpi, quello che la difesa del Navy Seal aveva definito uno “humor nero in voga tra i militari”. Gli vennero inflitti quattro mesi di carcere, che lui aveva già scontato. Il giudice, però, ordinò di degradarlo, togliendogli il “Tridente”, il simbolo più alto di appartenenza al corpo. La Marina aveva deciso di espellerlo, provvedimento che, oltre a negargli lo stipendio, avrebbe toccato anche il suo diritto alla pensione di veterano.

Il caso divenne subito mediatico e oggetto di contrasti tra chi sosteneva Gallagher e chi pensava che meritasse la giusta pena per i suoi crimini, per poi trasformarsi in uno scontro tra Trump e la Marina degli Stati Uniti. Infatti, a sostegno del militare intervenne direttamente il capo della Casa Bianca, il quale ottenne che Gallagher non fosse confinato agli arresti durante il processo e gli restituì i gradi tolti in primo giudizio, congratulandosi, infine, per l’assoluzione via Twitter:

«Non mi ha soddisfatto il modo in cui è stato gestito il processo del Navy Seal Gallagher dalla Marina. È stato trattato molto male e nonostante questo è stato completamente scagionato dalle principali accuse. Ho quindi ripristinato il grado di Eddie

La decisione suscitò ovviamente una indignata reazione dei vertici militari e di molti veterani; lo stesso segretario alla Marina, Richard Spencer, si e’ dimesso dopo essere entrato in conflitto con il presidente. Trump, infatti, ha già, lo scorso 25 novembre, annunciato la nomina del nuovo segretario: l’ambasciatore in Norvegia ammiraglio Ken Braithwaite.

«L’ammiraglio e ora ambasciatore in Norvegia Ken Braithwaite sarà nominato da me nuovo segretario della Marina. Un uomo di grande affermazione e successo, so che Ken farà un lavoro eccezionale!»

Secondo la Cnn, fu Spencer a proporre un accordo alla Casa Bianca sul caso, ovvero: lasciare finire la carriera a Gallagher come Navy Seal ma al termine del processo abbassargli il grado. Fu proprio questa proposta a fare infuriare Trump con Spencer. Non solo. Spencer avrebbe scavalcato il capo del Pentagono, Mark Esper, rivolgendosi direttamente alla Casa Bianca.

Gallagher, intanto, ha ringraziato Trump su Instagram, scrivendo:

«Credo davvero che siamo fortunati ad avere un Comandante in capo che difende i nostri combattenti.»

Sebbene Trump abbia annullato la retrocessione di Gallagher e ripristinato il suo salario, cinque comandanti si incontreranno prossimamente per valutare se l’ufficiale potrà restare un Navy Seal. Gli avvocati di Gallagher, in sua difesa, hanno accusato la Navy di volergli strappare il Tridente per ritorsione, perché Trump gli ha ridato le stellette. “Avrebbero potuto togliermi il Tridente in ogni momento ma hanno deciso di farlo solo dopo che Trump mi ha ridato il grado”, ha accusato Gallagher durante un’intervista recente su Fox News, indicando di voler andare in pensione con tutti gli onori che si è meritato.