Chi sono gli Extinction Rebellion e cosa è accaduto a Londra


Di Valentina Pizzuto Antinoro – Scuotere i governi per salvare il pianeta attraverso la disobbedienza civile non violenta: è proprio questo l’obiettivo dell’Extinction Rebellion (XR), movimento internazionale fondato nel Regno Unito solo un anno fa e che oggi conta oltre 650 gruppi locali sparsi per il mondo.

Tutto è iniziato nel maggio del 2018: alcuni attivisti di RisingUp! fondano il movimento Extinction Rebellion con l’appoggio di un centinaio di accademici. Essi si ispirano a diversi personaggi storici padri della disobbedienza civile non violenta come Gandhi e Martin Luther King, ma anche movimenti a loro geograficamente più vicini come il Committee of 100, movimento britannico contro le armi nucleari. Il movimento XR rivolge ai Governi nazionali tre richieste fondamentali: conoscere la verità sull’emergenza climatica per informare al meglio i cittadini; adottare politiche vincolanti per ridurre le emissioni di anidride carbonica allo Zero Netto entro il 2025; rendere operativa un’assemblea di cittadini per supervisionare l’operato delle istituzioni politiche.

Il 30 ottobre 2018 è stata presentata la “Dichiarazione di Ribellione” contro il governo inglese inaugurando ufficialmente le giornate note come “Rebellion Days” nella capitale inglese. Gli atti simbolici durante queste manifestazioni sono stati vari: dalla marcia funebre verso Downing Street al blocco da parte di 6 mila persone di cinque ponti del Tamigi, quest’ultimo descritto dal The Guardian come “uno dei più grandi atti di pacifica disobbedienza civile nel Regno Unito degli ultimi decenni”. Hanno aderito al Rebellion Day anche altre città nel mondo come Berlino, Galway e New York, ampliando la rete delle nazioni aderenti al movimento.

Da un anno a questa parte vi è stata una significativa presa di coscienza relativamente al riscaldamento globale e della necessità di cambiare rotta nella determinazione di politiche ambientali decisive e vincolanti. Proprio per questo motivo XR ha deciso di organizzare l’International Rebellion invitando tutti gli attivisti di altri Paesi a manifestare per due settimane consecutive a partire dal 7 ottobre del 2019. Oltre 60 Paesi hanno aderito alla manifestazioni. In armonia con il successo del Global Climate Strike che ha portato in piazza 7,5 milioni persone in 185 Paesi in una sola settimana durante il vertice ONU sul clima, XR si è posto come risposta alle decisioni prese dagli Stati partecipanti al medesimo vertice: 77 Paesi, infatti, si sono impegnati a raggiungere le emissioni di anidride carbonica nette pari a zero entro il 2050. Questa decisione, tuttavia, anche se in linea con le politiche del Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico (IPCC) dell’ONU che studia il riscaldamento globale, è da considerarsi fragile e poco incisiva. L’Extintion Rebellion chiede invece ai governi di eliminare le emissioni entro il 2025 (25 anni prima). Come nelle proteste precedenti, il movimento inglese ha deciso di organizzare durante l’International Rebellion sit-in non stop e non violenti in 12 siti della città di Londra. Tuttavia la risposta nella capitale inglese non è stata altrettanto pacifica a causa delle azioni repressive attuate dalle forze dell’ordine e di alcuni provvedimenti alquanto discutibili adottati dal governo britannico.

Cosa è successo a Londra. Il 5 ottobre, tre giorni prima dell’inizio delle proteste, la polizia di Londra ha fatto irruzione nel magazzino di XR e sequestrato materiali in modo preventivo con la motivazione che questi potessero essere utilizzati per compiere crimini. Come si evince dalle testimonianze, i materiali sequestrati – tra cui cuscini, attrezzature da cucina, servizi igienici portatili, cibo ecc. – non sono altro che attrezzature utili per presidiare le zone dei sit-in h24. I 10 attivisti presenti all’interno del magazzino, nel tentativo di portare via parte del materiale, sono stati arrestati con l’accusa di cospirazione per causare disturbo alla quiete pubblica. Inoltre, sono stati inviati nella capitale inglese oltre 80 mila agenti addestrati appositamente per contenere i manifestanti. Di contro il movimento, che non ha abbandonato il suo fondamento non violento, ha creato strumenti formali non violenti per proteggere i propri attivisti: il team legale di XR ha diffuso una guida per informare e formare gli attivisti in caso di arresto, specificando le conseguenze a cui si può andare incontro e, soprattutto, quali sarebbero i diritti da rivendicare se questo si verificasse.

Secondo le testate giornalistiche inglesi il numero degli arresti ha superato qualsiasi stima: tra il 7 e l’8 ottobre la polizia avrebbe arrestato circa 400 manifestanti, fino a giungere quota 1.400 nei giorni successivi. I manifestanti sono stati arrestati ai sensi della sezione 14 del Public Order Act 1986, che conferisce alla polizia inglese il potere di ordinare ai manifestanti di confinare la propria protesta in un determinato luogo, di tenere basso il numero dei partecipanti o, ancora dire loro di fermare la protesta. In particolare le accuse mosse nei loro confronti sono: resistenza, intralcio del traffico e blocco degli accessi ai ministeri dei Trasporti e dell’Interno. Il clima di tensione ha portato alla decisione di ridimensionare la protesta al solo accampamento di tende a Trafalgar Square, considerato come unico sito legittimo. La sera del 14 ottobre Scotland Yard ha emanato il divieto di manifestazione nelle strade della capitale dichiarando che “Qualsiasi assemblea collegata alla rivolta d’autunno di Extinction Rebellion all’interno di Londra dovrà cessare entro le 21:00 del 14 ottobre”. Dopo questa comunicazione le forze dell’ordine hanno sgomberato totalmente anche l’ultimo accampamento.

Si è conclusa così la rivolta di ottobre, registrando la partecipazione di oltre 30 mila partecipanti ma senza aver ottenuto alcuna risposta concreta dal governo: il ministro dell’ambiente Micheal Gove ha dichiarato di “aver preso nota” delle richieste dei protestanti ma che interrompere la vita quotidiana della capitale è da evitare; il primo ministro Boris Johnson invece ha solamente fatto ironia sui manifestanti definendoli “arrabbiati irriducibili”.

Per quanto riguarda gli attivisti arrestati e successivamente rilasciati, giorno 2 dicembre il team legale XR ha informato gli interessati che la polizia metropolitana ha dichiarato illegali gli arresti per violazione ai sensi della sezione 14, dunque è possibile presentare un ricorso contro la Polizia per detenzione abusiva e per avere diritto a un risarcimento. Questi ultimi sviluppi legali sono la riprova del fatto che la reazione delle forze dell’ordine e i provvedimenti emanati siano stati eccessivamente repressivi, il tutto aggravato dalla decisione del governo di non instaurare un dialogo con i manifestanti. Tuttavia bisogna comunque considerare che gli obiettivi del movimento sono estremamente ambiziosi, soprattutto per quanto riguarda l’eliminazione delle emissioni di anidride carbonica entro cinque anni. È condivisibile e ragionevole considerare l’impegno di raggiungere le emissioni di anidride carbonica nette zero entro il 2050 poco incisivo di fronte all’emergenza climatica in cui riversa il nostro pianeta, ma pensare di poter eliminare del tutto le emissioni entro il 2025 è di converso poco realistico. Infatti per rendere possibile ciò sarebbe necessario uno sviluppo tecnologico talmente rapido da anticipare di 30 anni alcuni degli obiettivi che gli Stati si sono già posti, accompagnato da restrizioni davvero drastiche nelle abitudini quotidiane della popolazione: in termini di consumi alimentari (riduzione quasi totale del consumo di carne e latticini) nonché di beni e servizi (come ad esempio i trasporti aerei e l’energia elettrica da fonti fossili).


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