“London Calling”, l’album mito dei Clash ha 40 anni

Di Antonio Di Dio – Il 14 Dicembre l’album doppio “London Calling” dei The Clash ha compiuto 40 anni esatti: un disco che si può definire storico, uno di quelli – e non sono tanti – nei quali è racchiuso il senso di un’epoca, la sua testimonianza, forse non soltanto musicale. Brani celebri come ‘Hatefull’, ‘Death or Glory’, ‘Spanish bombs’ e ‘The card cheat’ ancora oggi, a distanza di 40 anni, danno i brividi.

Sono in tutto 19 brani, accreditati a Joe Strummer e Mick Jones, tranne The Guns of Brixton di Paul Simonon, Brand New Cadillac di Vince Taylor e Revolution Rock di Jack Edwards e Danny Ray. Con oltre due milioni di copie vendute nel mondo, l’album è stato certificato disco di platino nel Regno Unito, oltre che negli Stati Uniti, dando una notorietà a livello mondiale al gruppo. London Calling compare nella lista dei 500 migliori album secondo Rolling Stone alla posizione numero 8, considerato sempre da Rolling Stone come il migliore album degli anni ottanta, pur essendo uscito nel dicembre 1979.

Il parere della critica sui The Clash è unanime nel dire che ha cambiato per sempre il punk rock. A 33 anni dal loro scioglimento, nel 1986, continuano a essere uno dei gruppi più influenti del rock. Tutti ricordano le loro canzoni più celebri, sentite diverse volte anche come colonne sonore in film, pubblicità o fra i titoli diventati slogan, rubriche e titoli di giornale: Should I Stay or Should I Go, Rock The Casbah, London Calling, This Is England. Erano esiliati dal mondo esterno e, al contempo, mai così aperti verso influenze che prima parevano inimmaginabili; con il loro album London Callling, i The Clash diventeranno un gruppo classico del rock: musicalmente parlando è un disco prorompente, capace di mescolare e unire, attraverso il punk, diversi generi come soul, funk, rap, reggae, jazz ma anche blues, rhythm and blues, rockabilly e pop.

Molti ricordano la frase di Joe Strummer «Niente Elvis, Beatles o Rolling Stones», un motto che rappresenta bene la portata storica della band, che nel ’79 esce dal mondo underground della Londra ribelle per entrare nei club di tutto il mondo. Rifare tutto, sovvertire tutto, partendo dalle icone pop del rock’n’roll per rifare un rock’n’roll nuovo, una nuova rivoluzione, chiamata, appunto, punk.

Proprio il singolo London Calling, pezzo che dà il titolo all’album, non è solo un classico musicale, ma un documento doloroso che racconta la sconfitta culturale e politica del punk classico. Quel singolo in particolare è diventato celebre grazie anche ai suoi versi, inattuati ma che testimoniano il desiderio di lotta dei giovani di quegli anni: «Now war is declared and battle come down», una battaglia che però non avverrà mai, la tanto osteggiata Margaret Thatcher rimarrà in Parlamento, forse anche più forte di prima.

Siamo nell’epoca della seconda grande crisi petrolifera, al culmine della guerra fredda, in Inghilterra l’inflazione è alle stelle e con lei il razzismo e il National front sono in netta ascesa. Insomma, a dirla tutta, tutt’altro che un gran momento. Nel brano i Clash scrivono pensando alla battaglia di Inghilterra del 1940, vinta contro i nazisti, un messaggio in codice per rappresentare il periodo di grande depressione che stava attraversando Londra alla fine degli anni ’70. Il titolo stesso, London Calling, si rifaceva ironicamente a Parla Londra, la serie di messaggi cifrati irradiati da Radio Londra che con i suoi messaggi informava gli europei sull’andamento della guerra contro i nazisti durante la seconda guerra mondiale.

L’intuizione geniale dei Clash è di appropriarsi di quella frase politicamente intensa, “Parla Londra”, per rovesciarla fino a renderla un urlo di speranza per un’intera generazione: abbiamo sconfitto i nazisti, ora sconfiggeremo la Thatcher. Ciò non avverrà mai, la Thatcher, la Lady di ferro, introdurrà le sue riforme liberiste con ancora più vigore e quel singolo ancora oggi rappresenta quel periodo: errori nucleari, disastri ambientali e di “prossima età del ghiaccio”, brutalità della polizia, sommosse rivoluzionarie. Il Tamigi nel singolo rappresenta l’ondata di conservatorismo ipocrita e l’ignoranza che ancora imperversava in quel periodo, ieri come oggi. D’altronde, casualità vuole che il quarantennale del loro album sia avvenuto in concomitanza con la vittoria schiacciante dei conservatori di Boris Johnson. E oggi, come ieri, la Gran Bretagna sta attraversando una lunga crisi politica e sociale, non rinunciando a rinnovati classismi, razzismi e conservatorismi.

Il contenuto sociale e politico delle loro canzoni fu di grande ispirazione, soprattutto per gli U2. The Edge, il famoso chitarrista degli U2, di loro ha detto: «Non si vergognavano di essere diversi. La loro musica non era solo intrattenimento. Era questione di vita o di morte. Era la chiamata che aspettavamo per risvegliarci, per arrabbiarci, per politicizzarci e alzare la voce. Ci hanno mostrato quello di cui avevamo bisogno. Era tutta una questione di cuore. È un peccato che non abbiano continuato più a lungo. La loro musica è senza tempo. È così ricca di spirito combattivo, di cuore, e non riesce proprio a invecchiare. Credevano davvero in quello che facevano, e si sente». Beh sì, a distanza di 40 anni si sente benissimo! Buon anniversario London Calling!