Ilaria: l’amore e il coraggio di una sorella che non si è arresa

Ilaria Cucchi vede per l’ultima volta il fratello il 22 ottobre 2009. Il corpo senza vita di Stefano Cucchi giace tumefatto sul letto di un obitorio. È proprio in quel momento, davanti a una visione che non lascia alcun dubbio sulla dinamica dei fatti, che Ilaria promette a Stefano di fare giustizia per lui affinché chi lo ha ridotto in quelle condizioni possa pagare e lui possa finalmente riposare in pace.

Ilaria Cucchi è oggi il simbolo della tenacia, dell’amore fraterno che non conosce ostacoli e compromessi, della costanza che può portare alla verità anche se a distanza di anni. C’è riuscita Ilaria, ha mantenuto la sua promessa anche se sono stati necessari 10 lunghi anni, anche se sono state necessarie prove che hanno offeso la dignità di Stefano una seconda volta dopo il pestaggio. In un mondo in cui “la giustizia è in grado di camminare da sola”, dice Ilaria, non sarebbe stato forse necessario fotografare un cadavere con il corpo completamente deturpato dalle botte subite e diffonderle affinché fosse impossibile offuscare la verità, dimenticarla girandosi dall’altra parte. Quelle foto, che sono lì a ricordarci il dolore di Stefano, hanno fatto sì che tutti, o quasi, vedessero la realtà per quella che è: Stefano è stato ucciso, è morto per le fratture e le lesioni causate dalle percosse.

Stefano Cucchi non è morto perché drogato, non è morto per un incidente, non è morto cadendo dalle scale, Stefano è stato ucciso da chi doveva proteggerlo. E questo Ilaria può finalmente dirlo con una sentenza a suo favore che ha visto, come raramente avviene, lo Stato condannare sé stesso.

Lo scorso 14 novembre la cassazione ha condannato a 12 anni, per omicidio preterintenzionale, i due carabinieri colpevoli della morte di Stefano, Alessio Di Bernardo e Raffaele D’Alessandro. Francesco Tedesco, che nell’ottobre del 2018 aveva deciso di confessare il ruolo dei colleghi nel pestaggio a Stefano, è stato invece condannato a 2 anni e 6 mesi per falso e assolto dall’accusa di omicidio, mentre il maresciallo Roberto Mandolini, ai tempi comandante della stazione Appia, è stato condannato a 3 anni e 8 mesi per falso nella redazione del verbale d’arresto.

Ilaria, che ha visto la sua vita stravolta da quel lontano 22 ottobre, può finalmente lasciar andare il fratello, può adesso elaborare il lutto insieme alla sua famiglia. Senza la sua tenacia, senza il supporto costante dell’avvocato Fabio Anselmo, adesso suo compagno di vita, la morte di Stefano non avrebbe avuto giustizia. Nel 2014, tutti gli indagati erano infatti stati assolti per insufficienza di prove, eppure le foto del corpo di Stefano erano lì e la verità sembrava fin troppo chiara a tutti.

A pochi giorni dalla sentenza, Ilaria la commenta, commenta la fatica che una donna qualunque come lei ha dovuto affrontare in questi lunghi anni. Ha dovuto imparare a muoversi tra le aule del tribunale, rimboccarsi le maniche e farsi carico di un ruolo che dovrebbe essere dello Stato, fare giustizia e garantire il riconoscimento della verità dando così valore alla vita di un uomo. Perché sì, Stefano era drogato, possedeva sostanze stupefacenti al momento dell’arresto e per questo doveva scontare una pena, sicuramente però meno severa di quella che gli è stata inflitta.

Chi è Ilaria oggi? Ilaria è una donna straordinaria, una sorella che ha lottato per amore del fratello, che ha dovuto ascoltare critiche mosse a lei e alla sua famiglia, tra queste quella di non aver aiutato Stefano quando era in vita o quella di cercare soltanto visibilità dopo la sua morte.

Ilaria è una donna, una figlia, una madre, una sorella senza la quale il massacro di un uomo, di un drogato qualunque, non avrebbe avuto giustizia, ma sarebbe rimasto l’ennesimo caso irrisolto e offuscato. Il suo amore deve essere un esempio per tutti noi: il resto, le critiche, le minacce sono solo miseri tentativi di macchiare o fermare ciò che molti non saranno mai.

Di Grazia Lombardo