Polonia: l’educazione sessuale potrà diventare reato

Di Mattia Marino – Già nei mesi scorsi, decine di comuni e consigli regionali polacchi votavano a favore di una Polonia come luogo «libero dalle ideologie LGBTQI» nelle scuole, case e luoghi di lavoro. Infatti, per il partito sovranista di estrema destra PiS (Diritto e Giustizia) di Jaroslaw Kaczynski, il nemico numero uno da combattere è la comunità LGBTQI, ancor prima degli immigrati. Su questo tema, oltre che su quello della difesa della famiglia tradizionale, è stata incentrata la campagna elettorale per le elezioni che si sono tenute lo scorso 13 ottobre in Polonia; le quali hanno confermato Kaczinsky come Primo Ministro, seguendo la scia delle elezioni europee del maggio scorso.

Secondo un sondaggio dello European Council on Foreign Relations del 1° aprile di quest’anno, la preoccupazione degli europei verso la questione migratoria è decisamente scemata; questione che, insieme alla crescente xenofobia, era stata il cavallo di battaglia di quasi tutti i governi sovranisti e populisti dell’est europeo, i quali raccoglievano migliaia di voti al grido di invasione ed islamizzazione dell’occidente.

È degli ultimi giorni la notizia di una proposta di legge del neonato Governo polacco, dal nome “Stop Pedofilia”, la quale intende arginare la promozione dell’attività sessuale minorile, ma che invece criminalizzerebbe l’educazione sessuale. Educatori, medici ed insegnanti dunque, potrebbero rischiare dai tre ai cinque anni di carcere se colti ad affrontare il tema dell’educazione sessuale di fronte a minorenni. La possibile criminalizzazione della materia è stata fortemente appoggiata dalla Chiesa Cattolica, da sempre contraria e restia ad affrontare l’argomento nelle scuole. Il supporto è arrivato attraverso molte organizzazioni cattoliche, e dai Vescovi vicini al Governo.

Tre settimane fa la proposta è stata approvata dalla Camera del parlamento polacco, dove il nuovo governo ha ottenuto la maggioranza; ed ora è in attesa dell’approvazione da parte del Senato, all’interno del quale la coalizione di destra vincitrice delle recenti elezioni di ottobre ha perso la maggioranza. Ciò, dunque, potrebbe non bastare per l’approvazione della proposta di legge.

La reazione da parte dell’opposizione, delle organizzazioni dei diritti umani e dei collettivi femministi è stata immediata. L’educazione sessuale infatti è universalmente riconosciuta come un importantissimo strumento contro la violenza di genere, contro trasmissione di malattie veneree, per la riduzione di gravidanze indesiderate e della mortalità materna. Durante le discussioni parlamentari centinaia di persone si sono riversate per le strade di Varsavia e delle altre principali città per protestare contro una legge che potrebbe mettere sullo stesso piano la pedofilia e l’educazione sessuale. I manifestanti hanno esposto cartelli con scritto “Vietare l’educazione sessuale è stupro”, oppure, “L’educazione protegge dalla violenza!”. La direttrice di Amnesty International Polonia, Draginja Nadazdin, ha commentato così la proposta governativa: «Questo testo incoraggia la paura e l’ignoranza, mettendo i giovani a rischio. Il suo impatto si avvertirebbe anche fuori dalle scuole, spaventando insegnanti, attivisti e genitori che vogliono parlare di sessualità ai propri figli».

Proteste in Polonia (Photo by Omar Marques/Getty Images)

In Polonia all’interno delle scuole non è previsto l’insegnamento dell’educazione sessuale, ma al contrario vengono realizzate lezioni frontali basate sull’educazione ai valori della cosiddetta famiglia tradizionale, sull’opposizione all’aborto e ai diritti delle persone LGBTQI e sugli stereotipi di genere. In molte città del Paese però, guidate da sindaci più progressisti, nelle scuole pubbliche e private sono stati avviati programmi sull’educazione sessuale, i quali hanno provocato l’indignazione del partito al Governo, Diritto e Giustizia, e della ultraconservatrice Conferenza Episcopale polacca.

Il Vescovo di Swidnica, città situata nel voivodato della Bassa Slesia, si è pronunciato sulla questione asserendo che «È preoccupante che alcune autorità locali stiano introducendo programmi di sessualizzazione prescolare e scolare: danneggiano solamente bambini e giovani». Altre associazioni di stampo cattolico hanno parlato di come l’educazione sessuale porti alla “depravazione”, stimoli l’eccitazione sessuale durante le lezioni stesse causando una “sessualizzazione forzata”, e promuova la (inesistente) ideologia gender. La Polonia è uno dei Paesi più cattolici d’Europa, e la Chiesa è uno dei principali alleati del partito di Kaczynski, alleanza usata dal Primo Ministro polacco per legittimare ancor più il proprio potere.

Proprio in Polonia, negli ultimi venticinque anni sono stati registrati e denunciati numerosi casi di pedofilia nella chiesa. Durante lo scorso mese di marzo le autorità ecclesiastiche dichiaravano di essere a conoscenza di oltre 380 sacerdoti che dagli anni 90 ad oggi avevano abusato di 625 minori.

La proposta ha suscitato grande clamore, tanto da essere stata oggetto di una discussione al Parlamento Europeo lo scorso 21 ottobre. Il dibattito è stato organizzato dopo una richiesta da parte del gruppo dei Socialisti e Democratici, del quale è membro il partito polacco di centro sinistra Wiosna. Robert Biedon, leader di Wiosna, si è reso protagonista di un appassionante discorso nel quale non ha risparmiato attacchi al nuovo governo ed alla proposta di legge. «Sembra di essere tornati al Medioevo» la frase pronunciata da Biedon di fronte agli altri parlamentari presenti.

La Ministra dell’Educazione della Polonia, Anna Zalewska, membro del PiS, ha risposto alle parole del capo dell’opposizione dichiarandosi dispiaciuta di aver dovuto ascoltare un dibattito «basato su bugie e menzogne». Secondo il ministro, «Il Signor Biedron ha mentito al Parlamento Europeo ed alla Commissione Europea. Il Governo polacco non sta assolutamente lavorando su nessuna legge che si propone di bandire l’educazione sessuale».

Vedremo nei prossimi giorni quali saranno le mosse del Governo polacco. Se la proposta dovesse diventare legge, la Polonia si troverà ad affrontare un ulteriore passo indietro rispetto ai valori sui quali è stata costruita l’Europa stessa. L’equiparazione dell’educazione sessuale ad un delitto infimo, infame e crudele come la pedofilia, significherebbe un tristissimo ritorno ad uno dei periodi più bui della storia dell’umanità.


Foto in copertina di Reuters / Kacper Pempel