Hamilton fa sei: è lui l’erede di Michael Schumacher

Di Nunzio Cancilla – Dopo aver mancato il primo match point lo scorso weekend nel Gran Premio del Messico, Lewis Hamilton non sbaglia e al secondo tentativo, con il secondo posto conquistato nel Gran Premio degli USA in Texas ad Austin, si laurea Campione del Mondo della Formula Uno centrando il suo sesto titolo iridato, il terzo consecutivo.

Prima della partenza, l’unico pilota ancora in lizza nella corsa al mondiale oltre al britannico era il suo compagno di squadra, Valtteri Bottas, indietro di 74 punti rispetto ad Hamilton in classifica e partito dalla pole position. Nonostante ciò al finlandese sarebbe servita una vera e propria impresa per centrare un titolo, a dire il vero, mai in discussione quest’anno. Con 78 punti ancora disponibili in totale nelle ultime tre gare della stagione, Bottas avrebbe potuto vincere il mondiale solo nel caso in cui si fosse aggiudicato tutte e tre le corse ancora in programma ed Hamilton non avesse raccolto più di quattro punti in totale.

Valtteri Bottas e Lewis Hamilton per il team Mercedes

Un’eventualità davvero remota vista la competitività delle Mercedes e il ruolino di marcia di Hamilton nel corso di questo campionato, che prima del Gran Premio degli USA aveva già visto il campione della Mercedes conquistare dieci vittorie (Bahrein, Cina, Spagna, Monaco, Canada, Francia, Gran Bretagna, Ungheria, Russia e Messico), oltre a tre secondi posti (Australia, Azerbaigian, Belgio) ed essere salito altre due volte sul gradino più basso del podio (Italia e Giappone). A completare la stagione, un quarto, un quinto e un nono posto che hanno comunque visto il britannico sempre a punti in questa ennesima stagione dominata dal dominio Mercedes-Hamilton.

Una stagione perfetta quella del numero 44 della Mercedes, iniziata come meglio non poteva con sei vittorie e due secondi posti nelle prime otto gare. Un ruolino di marcia fantastico che ha permesso al pilota britannico di ipotecare il titolo mondiale già in estate. Un campionato che Hamilton ha dominato, non sbagliando mai nulla nel corso di questa stagione, trovando sempre gli stimoli giusti anche quando, specie nella prima parte del mondiale, la concorrenza (Ferrari e Red Bull) era praticamente fuori gioco per ko tecnico.

Il pilota inglese, con i suoi sei titoli iridati, diventa così il secondo pilota nella storia a raggiungere questo traguardo dopo Michael Schumacher, superando un’altra leggenda di questo sport, quel Juan Manuel Fangio cinque volte campione del mondo negli Anni 50 (1951, 1954, 1955, 1956, 1957). Ma è proprio il record di sette titoli mondiali dell’ex pilota tedesco della Ferrari che Hamilton, di fatto, mette nel mirino a partire da questo momento. Essere riuscito a conseguire questo risultato consente al britannico, oltre ad entrare di diritto fra le leggende di questo sport, di diventare di fatto l’erede naturale di Michael Schumacher: nessuno meglio di Lewis per talento, classe, grinta in pista, determinazione nel raggiungere la vittoria e desiderio di continuare sempre a migliorarsi, volendo dimostrare di essere il più forte ricorda il tedesco.

A questo punto il termine di paragone è proprio Schumi, a partire dal dato prettamente anagrafico: a 34 anni 9 mesi e 27 giorni Hamilton è di soli 18 giorni più anziano rispetto a quando Schumacher ottenne il suo sesto titolo (12 ottobre 2003: 34 anni 9 mesi 9 giorni). Inoltre Hamilton è il pilota con il ciclo più lungo di vittorie iridate nella storia, con il primo titolo mondiale (ottenuto con la McLaren Mercedes nel 2008) distanziato di undici anni dall’ultimo (2019): batte il record di Schumacher (1994-2004: 10 anni). Il sei volte Campione del Mondo è anche il secondo pilota ad aver vinto cinque titoli per un solo costruttore (Mercedes): ancora una volta eguaglia Michael Schumacher, che ottenne cinque mondiali con la Ferrari.

Intervistato a fine gara, Hamilton ha così commentato l’ennesimo trionfo: «Quale il titolo più bello dei miei sei? Credo che sia difficile dirlo, sono stati tutti diversi e il percorso per raggiungerli è stato diverso. Oggi partire dal 5° posto ed essere in testa fino a pochi giri dalla fine è stato fantastico».

Il Campione del Mondo non ha nascosto che il suo obiettivo oggi, nonostante mancasse soltanto la matematica per festeggiare la vittoria del campionato, fosse comunque quello di disputare una gara da protagonista: «Non volevo vincere il titolo arrivando all’ottavo posto, volevo vincere come lo fa un campione. Se mi impressiona essere ad un passo dai sette titoli di Michael Schumacher? No, non ci penso. Al momento non riesco neanche a crederci. Ricordo quando ero un bambino ed ero in piedi sulla sedia a guardare le gare dalla televisione e adesso sono un sei volte Campione del Mondo, non ci credo. Sono grato a questo sport, è la mia vita e mi ha dato tutto».

Al di là delle smentite di rito, l’obiettivo di raggiungere il settimo titolo mondiale fra qualche mese sarà l’unico pensiero fisso che albergherà ogni giorno nella mente del pilota inglese e che lo accompagnerà per tutta la prossima stagione. L’ultima che, al momento, lo vede sotto contratto con la Mercedes. Così come, ad oggi, il 2020 sarà l’ultimo anno di Sebastian Vettel alla guida della Ferrari. Nel 2021, a 36 anni, Hamilton potrebbe così trovarsi di fronte alla possibilità di cambiare aria, magari per approdare a Maranello.

A rileggere le dichiarazioni dello stesso pilota britannico rilasciate dopo la vittoria nel GP di Spagna nello scorso maggio non sembra impossibile: «Non ho mai nascosto di essere stato un fan della Ferrari, in particolare delle sue auto, questo non è un segreto. Se ho piani di andare altrove? Non ho fatto nessun piano per il futuro, al momento mi sto semplicemente divertendo a guidare con questo team. Mi sto divertendo anche a continuare a crescere con questo team, è incredibile cosa siamo riusciti a raggiungere insieme in sei o sette anni e continuerò a lavorare con il team per farlo diventare il più vincente della storia, è il mio obiettivo attuale».

Ovviamente attualmente è un’ipotesi da fantamercato, ma il fatto che Hamilton non chiuda totalmente le porte può far sognare gli amanti di questo sport. Magari per provare a superare il mito di Schumacher proprio sulla monoposto che ha reso grande il tedesco e diventare davvero il più grande pilota della storia della Formula Uno.


Copertina da Motorinews24

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