La dittatura della guerra

Di Alice Castiglione – Guerre contro i popoli della Terra. Sta succedendo di nuovo. No, non di nuovo, non ha mai smesso. E se apriamo un qualsiasi libro di storia, leggiamo di un susseguirsi di guerre che hanno dominato le varie epoche e vaste zone geografiche. E a pagarne le conseguenze sono sempre stati i popoli.

Dal Rojava al Perù, dalla Palestina al Centro Africa, un fiume di sangue si abbatte su terre povere e martoriate dallo sfruttamento economico e politico. Vittime di questo perenne massacro sono civili innocenti, milioni di famiglie spezzate per sempre. Abbiamo sentito un uomo chiedere di morire perché una bomba turca ha colpito la sua casa, uccidendo sua moglie e i suoi tre figli. Abbiamo sentito le urla di donne native peruviane che chiedevano giustizia per le loro terre. E sono sempre donne e bambini a farne le spese.

L’UNICEF, in un rapporto dell’anno scorso, segnalava che «ci sono più bambini forzatamente sfollati a causa di conflitto oggi – circa 30 milioni – che in ogni altro momento della storia dalla Seconda Guerra Mondiale». Il numero globale di bambini rifugiati e migranti che si spostano soli ha anche raggiunto livelli senza precedenti, aumentando di circa 5 volte nel periodo compreso fra il 2010 e il 2015. Ma il dato reale dei bambini che si spostano da soli è probabilmente molto più alto. Il dramma ulteriore è che i bambini non accompagnati e separati sono esposti ad un rischio molto più grande di tratta, sfruttamento, violenza e abuso.

Un nuovo studio di Save the Children, rivela: «nonostante il numero di minori che vive in zone colpite da conflitti sia quasi raddoppiato dal 1990 ad oggi e le gravi violazioni accertate contro i bambini si siano quasi triplicate dal 2010, l’insufficienza dei fondi stanziati per aumentare la protezione dei bambini negli interventi umanitari è allarmante».

Il rapporto Unprotected: Crisis in Humanitarian Funding for Child Protection analizza il totale dei finanziamenti umanitari globali assegnati tra il 2010 e il 2018 per la protezione dei bambini, con un focus su 13 paesi colpiti da conflitti, tra cui Siria, Yemen, Iraq e Afghanistan. Dallo studio emerge che, sebbene il finanziamento umanitario complessivo sia aumentato nell’ultimo decennio, il bisogno di interventi di protezione dei più vulnerabili è aumentato ancora di più. Ci sono paesi in cui è stato stanziato solo il 18% e il 25% dei fondi indispensabili per la protezione dei minori.

In questo 2019 si celebra il 30° anniversario della ratifica della Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza e il 70° anniversario della Convenzione di Ginevra. «Oggi un maggior numero di Paesi è coinvolto in conflitti interni o internazionali più che in ogni altro momento degli ultimi 30 anni. I bambini che vivono in situazioni di conflitto sono fra coloro che hanno meno probabilità di avere i loro diritti garantiti. Gli attacchi contro i bambini devono finire». È la denuncia di Manuel Fontaine, direttore dei programmi di emergenza dell’UNICEF. Un dato agghiacciante: nell’intero 2018 in Siria, le Nazioni Unite hanno verificato l’uccisione di 1.427 bambini.

Già, i bambini: esseri umani cancellati dalle bombe di governi senza scrupoli, con l’unico scopo di mantenere e rimarcare il proprio potere. Trump, Erdogan, Bolsonaro, sono solo la punta dell’iceberg. Sul fondo, ci sono le vite umane. Vite che non torneranno e che lasciano un alone di dolore e rabbia sui volti rigati di lacrime delle donne native in Perù, o di quelle che coraggiosamente hanno affrontato e battuto l’Isis, o di quelle che non conosceremo mai perché riposano in fondo al mare.

La dittatura esiste e si chiama guerra perenne. La guerra resta un business e non fa sconti a nessuno, nemmeno al pianeta. Riuscite a pensare ad una sola epoca storica in cui non ci siano state guerre? Un’epoca in cui la sola cosa che conta potesse essere identificata nella pace e nella prosperità? In Europa siamo fortunati a non vivere sotto le bombe solo perché dopo la Seconda guerra mondiale è stato necessario mettersi una mano sulla coscienza e pentirsi di non aver prestato attenzione alla follia che stava prendendo forma. È nata così la comunità europea, ponendosi come obiettivo un’alleanza tra stati che portasse pace, abbondanza e prosperità. E gli altri?

Gli altri. Immaginiamo di nascere in Palestina o di essere indigeni Mapuche? Saremmo ancora in grado di puntare il dito contro chi muore per la sola colpa di non essere nato nel lato del mondo in cui c’è una parvenza di diritti umani? Non illudiamoci di essere popoli liberi, poiché siamo tutti sotto una dittatura: quella della guerra. 


In copertina “L’Apoteosi della guerra” di Vasily Vereshchagin