«Rispetto per il popolo curdo», il messaggio degli esiliati

Di Alice Castiglione – È noto come in Turchia siano stati compiuti migliaia di arresti fra oppositori politici e semplici contestatori della presidenza di Erdogan. Sono tanti i casi di censura e pressione sulle famiglie di noti personaggi sportivi che rendono difficile la comunicazione del dissenso da parte dei Curdi e degli stessi cittadini turchi. Per questo motivo è importante ascoltare la testimonianza di chi ha vissuto e vive direttamente l’oppressione sistematica turca.

La Turchia e i curdi sono oggi al centro dell’attenzione mondiale per lo scontro che si sta consumando nel nord della Siria. Nonostante le minacce, la repressione, l’occupazione territoriale – rallentata da una tregua di 5 giorni che si chiude oggi – e la morte di esponenti politici anche sul fronte progressista siriano, la lotta contro la dittatura del “sultano” turco continua.

Qui di seguito vi proponiamo un documento esclusivo – il primo dei due che pubblichiamo, qui il secondo – di un’attivista curda “esiliata” a Londra e in sciopero della fame da mesi. Abbiamo sottotitolato il video in inglese e messo a disposizione la traduzione integrale in italiano sotto il video.

[La traduzione in italiano del messaggio] Ciao. Io sono Nahide. Sono in sciopero della fame con un amico di nome Sait, da 72 giorni, in maniera irreversibile e per un tempo indefinito, a Londra, in Inghilterra. Abbiamo iniziato il 14 di Marzo. Tutto è iniziato il 7 Novembre del 2018. È un processo partito dalla nostra parlamentare donna, Leyla Güven, in Turchia. Vorrei raccontare le condizioni in cui viviamo in questo momento.

Perché abbiamo iniziato questo sciopero della fame? Tutti voi sapete, e chi non sa dovrebbe saperlo, che il leader del popolo curdo, Abdullah Öcalan, è stato imprigionato nel Carcere di Ismali in Turchia e condannato a più di 20 anni, a causa di una congiura. Non incontra alcun avvocato da circa 8 anni. Non vede la sua famiglia da 4 anni. E non ha la possibilità di contattare la stampa; più precisamente, non gli è stato permesso. Lo abbiamo definito “isolamento aggravato”, perché stiamo parlando di un leader che non ha diritto di comunicare, di seguire le notizie dal mondo, non può comunicare con la sua famiglia, e non ha neppure accesso ai suoi diritti legali, come incontrare degli avvocati, ed è costretto a vivere in questo modo.

Questo processo di intervento e reazione è partito da noi, contro l’assenza di questa legalità, e perfino l’assenza di qualsiasi diritto di protestare. Perché non abbiamo altra arma oltre il nostro corpo. Perché? Non abbiamo combattuto altre guerre prima d’ora? Non siamo stati in lotte con armi da fuoco? Non abbiamo mai posizionato dei fronti? Non è così che funziona. Quindi vogliamo ottenere dei diritti, esponendoci, in linea con la nostra stessa giustizia. Non si tratta solo di due persone, ma di diecimila. Di cui 7500 si trovano in svariate prigioni turche. Tutte queste persone vivono la pressione dell’isolamento di cui parlavamo prima. Numeri veramente seri…

A dire il vero, a parte tutto, è veramente difficile essere Curdi. Anche se ci fa sentire bene, anche se siamo una società onorevole, è davvero molto difficile essere Curdi. Perché diventi membro di una società sotto dominio coloniale. Sì, sei parte di una nazione ma non hai una terra che puoi definire tua, ufficialmente. Ovviamente abbiamo la nostra terra chiamata Kurdistan, ma senza una bandiera e senza una struttura governativa. Ciò significa che questa società inesistente viene guidata verso il colonialismo. Come può succedere una cosa del genere, e il tuo sfruttamento non è neppure ufficiale. Voglio dire, se una nazione conquistasse il Kenya, per esempio, si potrebbe dire che il Kenya sarebbe sotto dominio coloniale. Ma non c’è nulla che parli dello sfruttamento del Kurdistan, perché non esiste neppure l’idea di Kurdistan.

Naturalmente, nessuno stato ha mai preso sul serio quanto i Curdi venissero sfruttati, quanto venissero perseguitati, quanto venissero oppressi. Mentre il governo della Repubblica Turca faceva piovere bombe sopra le nostre teste, bruciava i nostri bambini, torturava le nostre donne, torturava i nostri giovani per ucciderli e poi provare sollazzo con i loro corpi morti, come fa l’ISIS, sì, proprio come quei barbari, nessuno ha reagito: neppure quando hanno scattato  e pubblicato le foto dei loro atti, rendendole disponibili al mondo. Quando si tratta del popolo curdo, i diritti umani muoiono. Amnesty International muore, Unicef per i bambini muore, nessuna Unione Europea nei dintorni. E non importa quanto tutti loro ci abbiano ignorati, noi li abbiamo ignorati in risposta, perché non ci sono di nessun aiuto. Ma stavolta non sarà così. Non ci ignoreranno, non potrebbero neppure farlo. Perché questa forza di volontà che vedete li sta portando a venire schiacciati dalle loro politiche ipocrite e ignoranti. Stanno facendo proclami a catena.

Ci sono voluti più di 6 mesi perché chiedessero al presidente della Repubblica Turca di “dare dei diritti al popolo curdo”. Stanno mandando aiuti, diciamo, stanno facendo mosse di diplomazia. Immaginate quanto possa essere difficile tutto questo? Affinché tutte queste nazioni e i loro rappresentanti accettino i Curdi, dobbiamo rivelarci con questi mezzi. Infatti, ma non ne siamo molto convinti (delle nazioni di aiuto ndr). Parlando per me, sono sicura che sia solo per ottenere vittorie politiche per se stessi. Perché non gli importa. Non solo dei Curdi. Non ci credo. Non credo che alcuna forza, alcuna nazione nel mondo pensi agli oppressi come noi. Ho solo alcune conoscenze della politica, tutto qui. Ma non hanno superato le nostre madri… La loro forza di volontà. La nostra, e quella delle donne… E non hanno superato la forza di volontà di tutti i nostri amici esistenti.

Devono rispettarci. Perché oggi, se tutti gli stati del mondo sono lontani dalla barbarica violenza del Medio Oriente, se vivono questa pace, la vivono grazie a noi donne Curde. Non dovrebbero dimenticare questo fatto. Non dovrebbe esistere tutta questa ingratitudine. Con una o due frasi, “i Curdi ci hanno salvato da questi barbari, e per questo li rispettiamo”, non va bene. Nessuna parola può descrivere il rispetto. Se sostieni i Curdi, significa che li rispetti. Siamo maturi abbastanza da guardare a relazioni, diplomazia, e approcci da questo punto di vista… Con nostra sofferenza, hanno distrutto così tante delle nostre città. Hanno ucciso così tanti dei nostri giovani. Ma più ne uccidevano, più ci moltiplicavamo. Siamo diventati più forti. La nostra volontà si è rivestita di acciaio. E non abbiamo mai attaccato le loro istituzioni o il popolo. Ci siamo sempre difesi. Contro il loro approccio ostile, ci siamo sempre difesi. Non abbiamo mai perso la nostra personalità pacifica, la nostra dedizione alla libertà. Perché abbiamo un leader come Abdullah Öcalan. Siamo orgogliosi di noi. E sarà sempre così. E io credo che i Curdi, con il loro stile di vita, i loro ideali e il paradigma della nostra leadership, sono una società che potrà guidare i popoli del mondo. E lo vedrete in futuro.

(aiuto video Ester Di Bona, traduzione Marco Cerniglia)