Eliud Kipchoge: nothing is impossible

Di Daniele Compagno e Francesco Polizzotto – L’ultimo weekend è stato denso di eventi sportivi, tutti carichi di significati e con protagonisti di caratura mondiale. Shanghai è stato il teatro del Rolex Masters di tennis, che ha visto il trionfo finale del russo Daniil Medvedev. In Giappone, nonostante il tifone Hagibis, si è corsa la gara di Formula 1, col successo del pilota Mercedes Valtteri Bottas e la vittoria matematica del campionato costruttori per la scuderia delle “frecce d’argento”.

Degna di nota anche la nazionale italiana di calcio, che al di là delle polemiche sulla maglia verde anziché azzurra, ha ottenuto con tre turni di anticipo la qualificazione agli Europei 2020, battendo la Grecia per 2-0. L’impresa che però ha catalizzato su di sé tutti i riflettori, meritando i titoloni di testate sportive e non, è stata quella del maratoneta kenyano: Eloud Kipchoge.

Eliud Kipchoge ha scritto una pagina indelebile della storia, non solo dell’atletica leggera. L’atleta keniano, l’uomo scelto dalla Ineos per abbattere il muro delle 2 ore in maratona, ce l’ha fatta: al Prater di Vienna, su un circuito appositamente studiato per l’occasione, ha corso i 42,195 km in 1h 59′ 40″! Un’impresa strepitosa (resa possibile anche grazie alla preziosa collaborazione di 36 lepri che lo hanno scortato e assistito assiduamente, avete capito bene, 36) che se anche non verrà omologata dalla Iaaf come nuovo record del mondo, abbatte un limite considerato sino a pochi anni fa insormontabile e segna così l’ingresso in una nuova era della specialità. Tutto questo per merito di Eliud Kipchoge.

Una cavalcata perfetta, sempre in linea con l’obiettivo. Anzi, sempre ben al di sotto del tempo limite delle 2 ore. Un passo elegante ed equilibrato. Forza, tenacia, concentrazione. Straordinaria semplicità nel gesto. Il tutto in una giornata, 12 ottobre 2019, in cui – scusate l’iperbole – l’uomo scopre un’altra volta un Nuovo Mondo: da oggi sappiamo infatti che è possibile correre la distanza della maratona in meno di due ore.

Kipchoge, 34 anni originario della contea di Nandi, è il campione di Rio della specialità. Dotato di un fisico ideale per le corse di durata – alto 1.67 per soli 52 chilogrammi di peso, ha vinto 10 delle 11 maratone cui ha partecipato. Aveva già tentato di infrangere il muro delle due ore, sempre con Ineos e avvalendosi di un tracciato sui generis, nel 2017, nell’autodromo di Monza, mancando l’obiettivo per 26 secondi.

Nella sua impresa che ha avuto come teatro i lunghi viali del parco Prater di Vienna, è stato supportato, appunto, da 36 “lepri” che si sono alternate lungo il percorso a gruppi di sette: è una delle ragioni per cui la performance non potrà essere omologata. L’evento è stato preparato nei minimi dettagli: i meteorologi, ad esempio, hanno considerato tutte le variabili possibili per mettere l’atleta in condizione di correre nelle migliori condizioni possibili, fino a stabilire in extremis l’orario della partenza, le 8.15.

Il tracciato si districava attraverso il parco del Prater, in un’area dove la densità di alberi ad alto fusto mitiga in gran parte gli effetti del vento, contrario o laterale. Senza contare l’assenza di avversari capaci in qualche modo di disturbare o di spezzare il ritmo dell’atleta. Le lepri hanno accompagnato il fuoriclasse fino a 500 metri dall’arrivo, lasciandolo poi solo a celebrare la vittoria. Benché non ammissibile nella lista dei record, l’impresa è stata salutata con entusiasmo dal presidente dell’atletica mondiale (IAAF), Sebastian Coe.

Intervistato a fine gara, l’atleta ha dichiarato: «Ci sono voluti 65 anni per l’essere umano per fare la storia dopo Roger Bannister (il 6 maggio 1954 l’inglese fu il primo a scendere sotto i 4 minuti sul miglio). Oggi ci siamo riusciti, siamo andati sulla Luna e poi tornati sulla Terra! Non ho più parole per ringraziare tutti quelli che nel mondo mi hanno tifato e supportato». Ed ancora: «Ognuno di noi se si prepara nella sua vita può raggiunge risultati impossibili. Volevo ispirare tante persone, nell’idea di spingersi oltre i limiti umani, ci ho provato tante volte e questa volta ci sono riuscito. Non corro per i soldi, ma per abbattere i muri». Lui ci è riuscito, semplicemente grazie Eliud. Nothing is Impossible.


Immagine copertina da https://www.standard.co.uk

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