Il muro dimenticato

Di Mattia Marino – Nell’era dell’Europa unita, ed a trent’anni dalla caduta del Muro di Berlino, molto spesso si tende ad ignorare, e dimenticare, quello che a tutti gli effetti è l’unico Paese dell’Unione Europea, ancora diviso da macerie, edifici abbandonati e filo spinato. Leukosia e Lefkosa infatti non sono i rispettivi nomi di due diverse città, bensì sono le corrispondenti denominazioni (greca la prima, turca la seconda) con le quali viene chiamata Nicosia, città simbolo della partition cipriota e capitale condivisa dalla Repubblica di Cipro e dall’autoproclamata Repubblica Turca di Cipro del Nord (RTCN), dichiaratasi indipendente nel 1983.

L’esercito turco nell’isola di Cipro (1974)

La divisione dell’Isola avviene nel 1974, dopo anni di attentati reciproci tra le due comunità, e la costante paura di una guerra civile, a seguito dell’invasione e della conseguente occupazione militare dell’isola da parte dell’esercito turco, giustificata da Ankara come risposta al tentato golpe espansionista della Grecia dei Colonnelli, volto all’annessione di Cipro allo Stato ellenico. L’attacco turco, giudicato successivamente illegale ed illegittimo da parte del diritto internazionale, non avendo rispettato i parametri del Trattato di Garanzia firmato nel 1959 da Gran Bretagna, Grecia e Turchia, ha completamente danneggiato e distrutto l’assetto e gli equilibri che si erano creati nel corso di secoli di pacifica convivenza tra greci, turchi, armeni, cristiani e musulmani. Ad oggi l’occupazione turca del territorio corrispondente alla RTCN non è ancora finita, ed Ankara non ha ancora previsto il ritiro delle proprie truppe, le quali da quella tremenda estate di quarantacinque anni fa controllano uno stato fantoccio, debole e povero, che non è riconosciuto dalla maggior parte della Comunità Internazionale e che mantiene rapporti commerciali con la sola “madrepatria” Turchia.

Il più grande tentativo di pacificazione è stato portato avanti dall’ex Segretario Generale dell’ONU Kofi Annan, il quale elaborò un piano (Piano Annan) che prevedeva un referendum per la riunificazione dell’isola. Tale referendum, il quale ebbe luogo nelle due Repubbliche il 24 aprile 2004, nonostante un responso più che positivo presso la RTCN, non portò al risultato sperato, a causa della netta vittoria del NO nella Repubblica di Cipro. Da allora continuano incessanti i negoziati di pace, senza però il raggiungimento di risultati concreti.

La linea di confine tra le due Repubbliche, la “linea verde”, lunga 180 km, che dal ’74 è controllata dalla missione permanente delle Nazioni Unite a Cipro (UNFICYP), non è altro che la naturale continuazione del muro che separa Nicosia, simbolo fisico di un luogo estraneo che fino a pochi anni fa era praticamente impossibile oltrepassare. Solo di recente è stata messa in atto la possibilità di attraversare la città da nord a sud, attraverso l’apertura di due checkpoint situati in pieno centro, presso la Porta di Pafos e lungo Ledra Street. È un muro che taglia in due un’intera popolazione e ne ha demarcato gli usi, i costumi e la lingua.

La costruzione di questa barriera ha determinato la cessazione della convivenza tra due comunità etniche, che nel corso della millenaria storia dell’isola mai si erano fatte tanto del male. Il muro di Nicosia e la linea verde possono dunque essere viste sia come spazio di pacificazione, sia come spazio di conflitto. Lo spazio di conflitto è quello che ha cancellato i punti di riferimento, i luoghi di incontro e di riconoscibilità della città. Lo spazio della pacificazione è invece definito dall’impegno di un lavoro progettuale comune sulle architetture. La pacificazione è non lasciar morire il centro storico della città, non abbandonarlo per altri “centri”. È abitare il confine abbattendo il muro. Di certo sappiamo che le vere vittime delle dolorose vicende sono gli abitanti dell’isola: da un lato i cittadini di origine greca che, nell’estate del ’74, a seguito dell’invasione militare turca sono stati costretti ad un esodo forzato e all’abbandono di terre, case e familiari; dall’altro lato l’etnia turca, costretta all’isolamento internazionale.

Negli ultimi anni sembra che questo isolamento stia scemando, permettendo ai cittadini della RTCN di aprirsi alla comunità internazionale ed all’Unione Europea; Unione di cui ufficialmente i turco ciprioti fanno parte, essendo la Repubblica di Cipro l’unica entità sovrana riconosciuta sull’isola, pur però non godendo degli stessi diritti e degli stessi benefici degli abitanti della parte meridionale di Cipro.

Ad oggi Cipro rimane l’ultimo Paese europeo in cui la separazione è risultata la vera vincitrice e la divisione fisica che opera il muro ne è il triste simbolo. La divisione è, come spesso accade, un metodo di risoluzione non efficace se si vuole percorrere la strada di una pacificazione interna alle comunità. Divisione è sinonimo di mancata conoscenza dell’altro e di paura del diverso, che rappresentano una barriera insormontabile all’integrazione ed alla risoluzione pacifica dei conflitti.


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