Vivere «i colori dell’anima» di Frida

Di Simona Di GregorioPalazzo Zingone a Palermo, tra le sue volte a schifo (o a specchio) affrescate, apre le porte per ospitare una delle più grandi icone dell’arte contemporanea. Una mostra capace in sole quattro sale di catapultare il visitatore nel fantastico mondo a colori di Frida Kahlo.

Aperta fino al 29 settembre 2019, l’esposizione è un’occasione unica per poter apprezzare la vita e i capolavori più importanti di Frida. Il percorso ha inizio con le fotografie di Leo Matiz, continua in un percorso buio che ospita i più celebri autoritratti dell’artista nell’innovativo formato moodlight e termina con una spazio dedicato alla filatelia e all’art couture. Un sottofondo musicale messicano accompagna questo viaggio entusiasmante nell’animo di Frida.

Un percorso visivo e sensoriale che mette in luce la straordinarietà dell’artista, toccando i momenti salienti della sua biografia e contestualizzando la sua opera nel XX secolo. La mostra, saggiamente studiata, è minuziosamente organizzata per condurre anche il visitatore più inesperto verso una conoscenza profonda delle infinite sfaccettature di Frida Kahlo: donna tenace, figlia d’arte, moglie e amante del celebre pittore dell’epoca Diego Rivera, sorella affettuosa, fervente lottatrice politica, vittima di infiniti dolori, icona sensuale e frizzante, artista improvvisata e affermata.

Diego Rivera e Frida Kahlo

Frida ha ricalcato, fin dall’inizio della sua carriera, la definizione dell’artista che opera spinta dalla necessità. La pittura sgorgava dalla sua mente, dal suo immaginario e dalla realtà esterna, che lei filtrava attraverso le piaghe aperte dalla sua malattia; la sua creatività straripava e usciva attraverso il pennello, rivelando la sua personalità. Per comprendere ogni sua opera e apprezzarla non è possibile prescindere dalle vicende personali che la costrinsero in un letto, a piangere, a tremare di paura e a trovare sollievo nella pittura e nell’atto stesso di dipingere la sua immagine riflessa nello specchio sopra il suo baldacchino.

Frida ha fatto di una tragedia la fonte di ispirazione per i suoi autoritratti e così è diventata simbolo di coraggio, di un urlo disperato a tutti coloro che di fronte alle difficoltà non trovano la forza di rialzarsi, di un inno alla vita: la sua storia è un sentiero che passando attraverso il dolore ha dato forma ad un mondo ricco di colore. E la mostra è, in questo senso, una rivelazione: la forza indossa la maschera della vulnerabilità. Frida diceva: «non dovetti soffrire dei “chi sono?” di certi adolescenti, ogni passo era. E, con esso, ero».

Come detto in precedenza, la mostra ha il suo fulcro iniziale nella sezione degli scatti di L. Matiz, a cura di Ezio Pagano. Nelle foto si ha la percezione della quotidianità dell’artista: la sua casa, il suo giardino, l’intimo rapporto con il mondo che la circonda capaci di restituire un’immagine tangibile e reale della personalità di Frida.

La seconda sezione curata da Aria Rossi è dedicata agli autoritratti più celebri e rappresentativi. Ben scelti e soprattutto riprodotti in moodlight, una tecnica di retroilluminazione con un’altissima risoluzione che permette di riprodurre fedelmente le pennellate dell’artista in tutte le sue cromie. Il tocco inedito della mostra è nella penultima sala, che raccoglie i francobolli, mai esposti prima, dedicati all’artista. Provenienti da varie nazioni, i francobolli celebrano le principali ricorrenze nella vita dell’artista.

A chiudere elegantemente l’esposizione è il progetto di Art couture curato da Gisella Scibona, che mira a rivelare la bellezza delle opere attraverso la moda, racchiudendo in tre affascinanti abiti alcuni capolavori dell’artista. Il primo abito riprende l’autoritratto dedicato nel 1937 al suo adorato amante Lev Trockij; il secondo, ispirato all’opera “Memory”, descrive il travaglio interiore dell’artista a seguito della scoperta di una relazione tra il marito e la sua sorella minore Cristina. Il terzo è invece una libera interpretazione dell’abito dipinto in Memory.

Fiore all’occhiello di quest’ultimo progetto è il richiamo alla Sicilia attraverso le coffe siciliane, ispirate a celebri opere che uniscono in una serie di raffinate borse la cultura siciliana a quella messicana. Da non perdere le particolari installazioni dedicate alla pittrice che arricchiscono il percorso e rendono piacevole il passaggio tra una sala e l’altra.

La mostra ha sede in Via Lincoln 47 ed è aperta dal lunedì al venerdì dalle 9:30 alle 20:00, mentre sabato e domenica è aperta dalle 9:30 alle 21:00 (ultimo giorno di apertura 29 settembre).