Per Palazzo Lampedusa «finché c’è morte c’è speranza»

Di Daniele Monteleone – La “scomparsa amata”: Giuseppe Tomasi, principe di Lampedusa, definì così la sua residenza cittadina distrutta dai bombardamenti del 1943 su Palermo. I saloni e gli arredi sfarzosi di Palazzo Lampedusa vennero coperti di polvere e detriti dopo l’attacco degli Americani in Sicilia. Nei Ricordi d’infanzia, lo scrittore guarda inerme quelle “rovine ripugnanti” di quella grande residenza di oltre 1500 metri quadrati, fra la Prefettura e l’Oratorio di Santa Cita. Ed altri palazzoni aristocratici vennero distrutti dal Conflitto mondiale, ma a pochi è stata data una seconda possibilità. «Finché c’è morte c’è speranza» diceva il principe Fabrizio ne “Il Gattopardo”. Pare sia la massima giusta sulla vicenda del Palazzo Lampedusa.

Una sorte comune a molti altri edifici storici del centro storico di Palermo, bellezze che non meritavano certamente incuria per anni, decenni. Alcuni sono stati anche illusi da grandiosi progetti di recupero, dal punto di vista strutturale e della valorizzazione della memoria artistica del bene. Fino a vent’anni fa Palazzo Lampedusa era un cumulo di macerie in pieno centro città palermitano.

Le inferriate del vicino palazzo dell’ex Monte dei Pegni erano penetrate nei saloni lasciando lo sgomento di un terribile abbraccio fra ruderi. Il principe poeta, all’indomani del bombardamento, riuscì solamente a raccogliere pochi effetti personale della moglie prima di trovare rifugio a Bagheria dal principe di Mirto, dove – si racconta – restò chiuso per tre giorni in una stanza senza parlare con nessuno. I dolorosi ruderi di Palazzo Lampedusa, avrebbero visto tanti anni di abbandono e il loro proprietario non ne vedrà l’ulteriore decadimento.

Palazzo Lampedusa
Il Palazzo Lampedusa nel 2010

Falliti negli anni diversi tentativi di recupero, causato anche da complicate trattative con i proprietari lontani dalla Sicilia, circa dieci anni fa una squadra di operai riesce a ripulirlo dai detriti e dalle siringhe. A 50 anni dalla pubblicazione del Il Gattopardo il palazzo dei tossicodipendenti e del degrado mostrava solo qualche intervento di “rattoppo” col cemento. Siamo nel 2008: il grande portone di ingresso è infatti murato, ma al di sopra dell’imponente entrata è visibile un delicato fiore in ferro battuto. Quasi a ricordare che da quelle parti qualcosa di bello può ancora crescere.

Sono proprio i ricordi descritti dettagliatamente dal principe di Lampedusa che hanno permesso all’omonimo palazzo palermitano di raggiungere un rinnovato splendore. Gli architetti Alice Franzitta e Fabrizio Favuzza sono stati così in grado di ricostruirne gli ambienti filologicamente. Solo 4 anni fa l’investimento milionario da parte di un’associazione di privati ha consentito il recupero totale di Palazzo Lampedusa rispettandone la storia, l’aspetto originale ma soprattutto rispettandone il valore intrinseco. Un rifugio chiamato «casa e non palazzo» dallo stesso antico proprietario che si è risollevato dalle macerie più elegante e luccicante che mai.

Integrazione antico-nuovo – da www.indigorooms.it

I 35 cittadini che hanno investito in questa apparente assurda scommessa hanno tolto quelle rovine da un destino in cemento armato. Il piano regolatore prevedeva infatti l’abbattimento e la costruzione di un palazzo multipiano. Ma quelle rovine oggi sono una struttura candida ed elegante, sede altresì di un bed & breakfast e di un’etichetta discografica indipendente. La Indigo è definita anche “residenza musicale/B&B nel centro di Palermo all’interno dello storico Palazzo del Principe di Lampedusa”. Un insieme affascinante testimoniato dalle entusiastiche recensioni presenti nella pagina Facebook.

Senza l’aiuto di contributi pubblici, Palermo si è occupata di salvare un pezzetto di memoria storica e investirvi a partire dalla bellezza e dall’utilità degli ambienti. Dal recupero sono stati realizzati oltre 30 appartamenti privati, oggi abitati da chi, cinque anni fa, ha voluto mettere la mano al portafogli per restituire dignità a un angolo del centro storico. Palazzo Lampedusa è oggi meta per cittadini e turisti che ne possono ammirare l’accostamento delle antiche mura alla nuova struttura sorta su quelle. Una bella storia – una su tante costruzioni che la stanno ancora aspettando – che va raccontata (e vissuta!).