Abbiamo finito le risorse

Di Beatrice RaffagninoIl 29 luglio abbiamo esaurito tutte le risorse che il nostro Pianeta ci ha messo a disposizione per l’anno 2019.  A trasmettere questa allarmante notizia sono stati gli studiosi del Global Footprint Network, un’organizzazione internazionale di ricercatori  che si occupa di promuovere un approccio sostenibile al consumo, calcolando il cosiddetto Earth Overshoot day, il giorno, cioè, in  cui esauriamo le risorse annuali a nostra disposizione.

Quest’ultimo, in particolare, dato dal rapporto tra la biocapacità del Pianeta, ossia l’ammontare delle risorse che la Terra è in grado di generare annualmente, e l’impronta ecologica dell’umanità, ossia la richiesta totale di risorse per l’intero anno, dovrebbe cadere il 31 dicembre e tuttavia dal 1970 ad oggi la situazione risulta sensibilmente peggiorata. Trent’anni fa l’Earth Overshoot day cadeva, infatti, nel mese di ottobre. Vent’anni fa a fine settembre. L’anno scorso  le nostre risorse sono terminate il primo di agosto.

Il fatto che quest’anno l’Earth Overshoot day sia stato – si fa per dire – celebrato, il 29 luglio significa che l’umanità sta usando la natura 1,75 volte più velocemente di quanto gli ecosistemi del nostro pianeta siano in grado di rigenerare. È come se utilizzassimo le risorse di 1,75 pianeti Terra e si stima che, procedendo di questo passo, intorno al 2050 consumeremo addirittura il doppio di quanto la Terra stessa possa produrre.

Sempre di più, dunque,  prendiamo in prestito le risorse dalle generazioni future, contraendo un debito particolarmente difficile da coprire non soltanto per quel che riguarda l’energia e i combustibili fossili ma anche quanto alle risorse alimentari. I costi di questa sovra-spesa ecologica globale stanno diventando sempre più evidenti in termini di deforestazione, erosione del suolo, perdita di biodiversità, accumulo di anidride carbonica nell’atmosfera.

Spostare la data dell’Earth Overshoot day di 5 giorni all’anno consentirebbe all’umanità di raggiungere l’equilibrio con le risorse prodotte annualmente dal nostro pianeta prima del 2050. A tal fine gli studiosi del Global Footprint Network hanno prospettato una serie di soluzioni che si inseriscono nel programma #Movethedate. La buona notizia è che questa trasformazione non soltanto è tecnologicamente possibile, ma anche economicamente vantaggiosa, nonché la nostra migliore possibilità per un futuro prospero.

Sono state innanzitutto individuate 5 aree-chiave che definiscono le nostre tendenze a lungo termine e risultano modellate dalle nostre scelte individuali e collettive.  La prima è quella relativa alle città e al modo in cui le progettiamo e le gestiamo. Fornire l’accesso a sistemi di trasporto sicuri e convenienti, in particolare ampliando il trasporto pubblico; migliorare l’urbanizzazione inclusiva e la capacità di gestione e pianificazione partecipativa degli insediamenti umani in tutti i paesi; ridurre l’impatto ambientale pro capite negativo delle città sono soltanto alcune tra le possibili strategie.

La seconda area è quella relativa all’energia e al modo in cui ci alimentiamo. Oltre 150 anni fa, l’impronta di carbonio dell’umanità era vicina allo zero. Se vogliamo essere all’altezza dell’Accordo sul clima di Parigi del 2015, l’impronta di carbonio dovrebbe essere di nuovo a zero prima del 2050. Questo accordo si impegna in particolare a limitare l’aumento della temperatura globale a meno di 2 ° C (o anche a 1,5 ° C).

Per raggiungere questo obiettivo è necessario limitare la concentrazione di gas serra nell’atmosfera. La prevalenza dei gas serra viene misurata in parti per milione o ppm (una ppm indica una molecola di gas serra per milione di molecole di aria). Relazioni del Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico suggeriscono che la concentrazione di gas serra  nell’atmosfera avrebbe bisogno di essere ben al di sotto di 450 ppm per raggiungere l’obiettivo di Parigi .  

La terza area di intervento è relativa al modo in cui produciamo, distribuiamo e consumiamo il cibo.  Importante è a tal proposito ridurre gli sprechi alimentari, dimezzandoli, e parallelamente ridurre anche il consumo di carne. Quanto alla quarta area, essa attiene alla tutela ambientale. Terreno fertile, acqua pulita e aria pulita sono necessari per fornire all’umanità il cibo e la salute fisica di cui  ha bisogno per prosperare.

Gli ecosistemi naturali vibranti come oceani e foreste sono indispensabili per mantenere il nostro pianeta vivibile, ad esempio regolando il clima e assorbendo le emissioni di carbonio. Infine la quinta area-chiave è quella della popolazione. In particolare responsabilizzare le donne e le ragazze si traduce in una maggiore uguaglianza di genere e stabilizza la popolazione. Se ogni  famiglia al mondo avesse un figlio in meno, trasferiremmo il giorno dell’Overshoot di 30 giorni entro il 2050.

Christiana Figueres, ex segretario esecutivo della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC), Bertrand Piccard, fondatore della Fondazione Solar Impulse e Sandrine Dixson-Declѐve, co-presidente del Club di Roma, sono tra coloro che nelle ultime settimane, tramite Twitter, hanno fatto appelli per #MoveTheDate nelle loro dichiarazioni video.

Pochi giorni prima dell’Earth Overshoot Day, il Global Footprint Network ha lanciato la versione beta della #MoveTheDate Solutions Map dove le persone sono invitate a sostenere le soluzioni esistenti. Gli utenti possono anche connettersi tra loro sulla base della loro posizione geografica e del focus di interesse, accelerando l’implementazione di nuovi progetti nel mondo reale.

La mappa delle soluzioni #MoveTheDate è progettata per integrare il calcolatore dell’impronta. Quest’ultimo, che consente alle persone di calcolare la propria impronta ecologica e il proprio Earth Overshoot Day personale, viene utilizzato da più di 2,5 milioni di utenti all’anno ed è ora disponibile in otto lingue, con la recente aggiunta del cinese e del portoghese.