La Turchia in bilico tra Russia e NATO

Di Marco Cerniglia – La Turchia è il paese NATO che più spesso ha creato dubbi all’interno dell’Alleanza Atlantica. La sua posizione è sempre apparsa incerta, le sue mire sul fronte mediorientale ben diverse da quelle degli Stati Uniti e dell’Europa. Tuttavia, la sua forza militare e la sua posizione geografica le hanno sempre garantito un ruolo preponderante come alleato del fronte statunitense. Ma ci sono avvisaglie di una nuova tensione, che questa volta potrebbe minacciare gli equilibri.

Allo stato attuale, la Turchia ha numerosi contratti militari con le forze NATO, uno dei quali prevede l’aggiunta alle forze armate turche di cento aerei F-35 come parte di un comune accordo tra tutti gli eserciti dell’Alleanza Atlantica, inclusa l’Italia. Tuttavia, il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan ha ora stilato accordi con la Russia per aggiungere il nuovo sistema difensivo su base missilistica, con relativo lotto di missili S-400, all’arsenale turco. Un simile acquisto richiede inoltre l’addestramento specifico di soldati per l’utilizzo, e alcuni uomini dell’esercito turco sarebbero già stati spediti in Russia per effettuare la preparazione necessaria.

Questa mossa incute molto timore nell’Europa, che teme ovviamente uno spostamento della collocazione geopolitica della Turchia verso Est. Gli USA hanno già decretato il taglio degli F-35 assegnati all’esercito turco, dichiarando che nessuno può possedere armamenti appartenenti tanto alla NATO quanto allo schieramento russo, considerato di fatto un avversario.

Nonostante non vi sia una norma ben precisa secondo cui si possano acquistare armamenti da altri stati esterni all’Alleanza Atlantica, viene comunque dato per scontato al suo interno che la Russia non sia un accettabile partner per questi trattati, data la sua posizione avversa alla NATO. Inoltre, i sistemi antiaerei russi sono progettati per tracciare al meglio proprio gli aerei della fazione di cui fa parte anche la Turchia; tuttavia, fino ad ora gli unici apparenti nemici del presidente Erdoğan sarebbero stati proprio i Russi, specie dopo le tensioni iniziate con l’abbattimento di un aereo da guerra Su-24 russo, per opera degli F-16 operanti sotto bandiera turca.

Il riavvicinamento di Russia e Turchia è in corso già da diverso tempo: anche i nuovi gasdotti che porteranno il metano in Europa passeranno dal territorio turco, e la prima centrale nucleare turca ad Akkuyu sta venendo costruita proprio per mano dei russi, seppur i mercati europei e statunitensi restino privilegiati. Erdoğan, inoltre, detiene apparentemente il controllo della regione siriana a fianco di Vladimir Putin, e ha mire espansionistiche nel Medio Oriente, nonostante continui a parlare di lotta contro il terrorismo curdo e islamico e di vicinanza agli obiettivi della NATO.

Un jet modello F-35

La portavoce della Casa Bianca, Stephanie Grisham, dichiara che allo stato attuale gli F-35 di matrice statunitense non possono coesistere con un sistema di tracciamento e difesa di fatturazione russa, in quanto potrebbe esserci il rischio di vedere analizzati i propri sistemi in cerca di vulnerabilità da sfruttare. Tuttavia la Turchia aveva già pagato in anticipo per gli aerei, e avrebbe anche dei soldati presenti negli USA per l’addestramento all’utilizzo.

Nonostante il tentativo del presidente turco di rassicurare Europa e Stati Uniti, quindi, la situazione rimane in stallo, e si paventa anche l’utilizzo delle sanzioni già previste per chi fa affari con Mosca in settori strategici; l’affare degli S-400 rientrerebbe perfettamente in questa categoria, e questa azione potrebbe spingere una già fragile economia e farla crollare, oppure spostarla ancora più ad Est. Una presenza in bilico all’interno della NATO, una Turchia “congelata” che ricorderebbe parecchio la situazione della Grecia dei colonnelli, ma in una posizione molto più pericolosa per gli equilibri nella regione.


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