Come d’incanto… le nuove sale degli Uffizi

Di Virginia Monteleone – E come d’incanto in un nuovo miracolo dell’arte, gli Uffizi di Firenze ci regalano nuove emozioni aprendo 14 nuove gallerie dedicate agli artisti del ‘500 con un focus sull’arte della Controriforma. 1100 metri quadrati del primo piano degli Uffizi da oggi accoglie 105 opere, di cui molte da anni in deposito.

Il percorso tutto nuovo con una sala che vede come protagonista la Venere di Urbino di Tiziano. Grandi nomi della storia dell’arte italiana come Lotto, Veronese e Tintoretto. «È come se si fosse aperto un secondo, nuovo museo dentro la Galleria» dichiara il direttore delle Gallerie degli Uffizi Eike Schmidt

Un anno di lavoro per realizzare questa nuova ala espositiva che vede le pareti in tinta con gli stili – verde per i maestri veneti, e grigio scuro per la scuola toscana che riprende la pietra serena degli Uffizi -. Oltre la sala dedicata alla Venere di Urbino, troviamo la sala del pilastro dedicata alle pale d’altare del periodo della controriforma dicui la star è la Madonna del Popolo di Federico Barocci, che era fuori dal percorso espositivo da dieci anni. Infine l’ultima parte dedicata ai ritratti dei Medici di Bronzino.

«Due sono i temi fondamentali che hanno guidato il nuovo allestimento: la ricerca di continuità nello stile delle sale vasariane, mediante lo studio di traguardi e anche di punti focali e prospettici nel posizionamento dei quadri; e la costruzione di superfici espositive a supporto delle opere, superfici che hanno la funzione di definire il nuovo spazio museale separandolo dallo spazio architettonico», spiega curatore delle Gallerie degli Uffizi Antonio Godoli.

La realizzazione di queste nuove aree sono state possibili grazie anche alle donazioni dei Friends of the Uffizi Galleries, che hanno donato 100mila dollari per la sala dedicata alla Venere di Urbino, e alla donazione di 15mila dollari da parte da uno dei membri dell’associazione, Trish Savides, per il restauro della Sacra Famiglia di Lorenzo Lotto. Gli obiettivi raggiunti non sono stati solo quelli di immettere in percorso capolavori che erano in deposito da anni, ma migliorare anche la fruizione interna delle opere, per una visita più comoda: molte panchine e aree di sosta ad esempio.

Gli Uffizi sono per molti amanti dell’arte uno dei posti sacri da visitare assolutamente prima di morire, e noi non potevamo non arricchire questa notizia con l’esperienza vissuta dalla nostra cara amica Maria Tumminia, che oltre alle sue parole ci ha regalato delle stupende immagini di questo immenso gioiello, di questa grande eredità di tutti noi.

«Dentro gli Uffizi ci si sente catapultati in un sogno, in una dimensione estasiante e mistica. Questa è stata la mia prima impressione quando ho varcato le soglie della Galleria degli uffizi a Firenze, la patria del Rinascimento italiano. In fila per l’ingresso e poi dritti verso la meta. La visita ha preso forma salendo le scale del bellissimo museo fino ad arrivare al secondo piano che presenta 45 sale e da cui, grazie all’assetto architettonico a forma di U, da alcune vetrate è possibile scorgere le vedute più caratteristiche e suggestive della città di Firenze, tra cui il fiume Arno, Palazzo Vecchio e il centro storico. 

Corridoi colme di sculture che risalgono all’Arte romana e che fanno rivivere mitologie e racconti antichi formano un perimetro lungo il quale 45 sale raccolgono opere che vanno dal 1200 al 1700. Potrete intendere che gran parte della storia italiana vive racchiusa in questo angolo di paradiso, tutto in ordine perfettamente cronologico.

Da Giotto a Gentile da Fabriano (in cui la foglia oro è stesa per creare delle decorazioni minuziose e preziose) da Masaccio a Paolo Uccello, da Lippi al Pollaiolo si arriva alle sale del Botticelli in cui, figure umane iniziano quasi a muoversi una volta recepita la consapevolezza che tutto ci che si studia sui libri di scuola diventa improvvisamente tangibile e reale, sotto gli occhi dell’osservatore che ormai, tra una fotografia e l’altra, osserva le bellezze che i dipinti trasmettono. Una venere bellissima che nasce da una conchiglia e dona un’espressione dolce e soave, quasi materna. E’ tutta un’emozione per chi come me ama l’Arte. 

Dopo aver trascorso altre sale con artisti di fama mondiale, eccomi arrivata alla sala 41, che mostra alcuni dipinti di Raffaello e Michelangelo. Li’ l’estasi sale alle stelle quando lo sguardo incontra la superficie pittorica del magnifico e solare Tondo Doni (dal titolo Sacra Famiglia con Giovannino 1505-1507), l’unico dipinto su tavola di certa attribuzione a Michelangelo. A parte il gruppo scultoreo al centro, in cui la figura di Maria Vergine grazie alla torsione del busto da movimento alla composizione, si rimane colpiti dalla pittura e dai colori così vivaci che sembrano esplodere con quietezza ed imponenza, anticipando quello che rappresenterà il futuro Manierismo. 

Mi sposto giù, circondata da visitatori che riempiono le sale ed i corridoi, verso il primo piano, dopo circa 3 ore trascorse al secondo piano. Altre opere di illustri pittori accompagnano i turisti che ammirano e si fermano a scrutare ciò che le opere comunicano. Da Vasari, a Raffaello, da Giorgione a Caravaggio è tutta un’immersione catartica e maestosa. Due dipinti si presentano ancora alla mia vista se chiudo gli occhi: La Venere di Urbino (1538 ca.) di Tiziano e lo scudo con testa di Medusa (1598 ca.) di Caravaggio. Della Venere ricordo la sinuosità delle forme e l’eleganza che la contraddistingue, della Medusa riesco a sentirne il grido ed a vederne l’orrore provocati dalla sua decapitazione per mano di Perseo. 

Foto di Maria Tumminia

Come per ogni grande museo che si rispetti, al visitatore amante d’Arte il tempo non basta mai, perciò consiglio vivamente a chi deciderà in futuro di visitare questo luogo intriso di meraviglie, di portare con sé qualche snack o fermarsi all’area ristoro presente al secondo piano, per evitare giramenti di testa e decadenza di energia dal momento che, alcune opere ti emozionano così tanto, che si starebbe ore ed ore ad osservarli per portarli dentro il proprio cuore e non dimenticare mai le sensazioni profonde che la Storia dell’Arte Italiana rivela ogni giorno a milioni e milioni di visitatori».


Foto copertina di Maria Tumminia

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