Nessuna ombra nera, resta la luce europeista

Di Daniele Monteleone – Arriva l’ondata sovranista a far saltare questa odiata Europa. Oppure no. E ora che è tutto concluso e confermato possiamo dire che l’Europa resta europeista. Queste elezioni, rivelatrici e cariche di spirito rivoluzionario – quando la diplomazia non va più di moda – hanno infatti dato i risultati che si aspettavano tutti gli analisti. La discussione parlamentare dell’Unione Europea, quella di tutti, potrà non piacere, ma per i prossimi anni si farà ancora con le care vecchie dosi di buon senso e compromesso tra gli schieramenti storici.

Il prossimo Parlamento europeo sarà dunque così formato: i popolari con 177 seggi, i socialisti 146, i liberali 107, i verdi 69, mentre i rivoluzionari stanno a 174 seggi totali. Questi ultimi divisi al loro interno tra i conservatori contro il federalismo a 62 – Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni ne fa parte, per intenderci – gli accaniti euroscettici a 58 – la Lega di Matteo Salvini qui –, e quelli contro il centralismo europeo a 54 – che accoglie anche il Movimento 5 Stelle fra gli altri, ma contando i 18 seggi traballanti del Brexit Party che ha fatto furore, come previsto, in Regno Unito. Tre sottogruppi comunque conviventi sotto lo stesso tetto.

L’unica maggioranza possibile sarà dunque quella composta dai grossi partiti tradizionali, di centro destra, centro sinistra e liberali, ai quali si aggiungeranno i Verdi, accordi permettendo. Per quanti hanno visto lo spauracchio del sovranismo distruttivo sarà possibile tirare un sospiro di sollievo. In generale hanno avuto successo un po’ in tutti i paesi europei andati al voto i popolari, soprattutto nell’Europa dell’est. E sullo spostamento a destra diffuso un po’ ovunque c’eravamo già arrivati.

Andando ai singoli paesi. In Italia, il partito più vecchio attualmente nel Parlamento nostrano arriva in testa, ed è la Lega di Matteo Salvini, arrivato a una gloriosa scalata che lo ha visto raddoppiare i risultati delle politiche dell’anno scorso. La Lega ha ottenuto circa il 34% delle preferenze, seguito dal Partito Democratico al 22.5 per cento col sorpasso in retromarcia al M5s che ha racimolato solo il 17 per cento, quasi dimezzando il bottino del 2018. Seguono gli altri partiti che hanno ottenuto seggi come Forza Italia all’8.5 per cento e Fratelli d’Italia al 6.5 per cento. Saranno in tutto 76 i deputati italiani al Parlamento europeo, di cui 29 della Lega.

In Francia vince la lista di destra Prenez le Pouvoir, sostenuta dalla leader del Rassemblement National Marine Le Pen, con il 23 per cento dei voti, in sorpasso su Renaissance, sostenuta tra gli altri da En Marche del presidente Emmanuel Macron, ferma al 22 per cento. Qui Europe Ecologie (tra le fila dei verdi) ottiene invece il 13 per cento, mentre l’Unione di centrodestra l’8,5. La sinistra radicale di France Insoumise prende il 6,3 per cento e a seguire Envie d’Europe Ecologique et sociale con il 6,2.

In Ungheria non poteva che vincere Fidesz, il partito del premier Viktor Orban che ha trionfato con il 52 per cento dei voti, lasciando le briciole alla Coalizione Democratica di Sinistra che si attesta al 16 per cento. Il partito di Orban guadagna 13 dei complessivi 21 seggi destinati all’Ungheria, comunque uno solo in più rispetto a quelli conquistati nelle scorse elezioni europee del 2014. 

Il Regno Unito elegge – ancora per poco, a quanto pare – 73 deputati. E il vincitore è il solito Nigel Farage sbucato fuori all’occorrenza con il nuovo partito della Brexit con circa il 32 per cento delle preferenze, e ben 29 seggi al Parlamento che probabilmente vedrà andare verso l’exit. Seguono Liberaldemocratici europeisti col 18 per cento in grande crescita. Sconfitti il Labour, in calo al 14, i Verdi all’11, e i Tory col record negativo storico dell’8,7 per cento.

I casi, gli sporadici, in cui ha vinto la sinistra in Europa sono quelli della Slovacchia con la vincente coalizione europeista legata alla neoeletta presidente Zuzana Caputova, che inizierà il suo mandato a giugno. Qui la Slovacchia Progressista ha ottenuto il 20 per cento, e quindi quattro seggi, seguita da SMER, aderenti comunque al gruppo dei socialisti europei con il 16 per cento, e tre seggi. Arrivano dietro la formazione di estrema destra Nostra Slovacchia con il 12 per cento, e il Movimento dei Cristiani democratici.

Anche l’Olanda che ha eletto invece 26 eurodeputati vede vincere i laburisti di Frans Timmermans, vicepresidente della Commissione europea, con il 19 per cento dei voti, aggiudicandosi cinque seggi, seguiti dai quattro conquistati dal Partito popolare per la libertà e la democrazia, appena dietro con circa il 14 per cento dei voti. Tre seggi per il Forum per la Democrazia, il partito populista di Thierry Baudet e tre anche ai Verdi, e solamente uno al partito anti-immigrazione di Geert Wilders che pare aver stancato gli Olandesi con i suoi noiosi ritornelli.

Abbiamo poi il caso di Malta dove vince il partito Laburista del premier Muscat con il 56 per cento dei consensi, seguito dal Partito Nazionalista al 36 per cento; in Spagna, che ha diritto a eleggere 54 eurodeputati, vincono i socialisti del PSOE, che si impongono anche in municipali e regionali spagnole; e infine – per il fronte socialista-democratico – la Svezia che elegge 20 europarlamentari consegna la vittoria al Partito socialdemocratico dei lavoratori del premier Stefan Lovfen che vince con il 23,6 per cento, seguito dai nazionalisti Democratici svedesi, e il Portogallo dove il partito socialista del premier Antonio Costa si conferma alle Europee primo partito con il 33 per cento e 10 seggi tra le fila dell’S&D.

Per quanto riguarda l’ondata dei popolari di centrodestra che ha sostanzialmente conquistato queste europee, sono tante le vittorie nette. L’Irlanda elegge 13 eurodeputati, due dei quali però congelati fino a che il Regno Unito non concederà la sua quota ratificando la Brexit. Qui il partito popolare europeista del premier irlandese Leo Varadkar si conferma primo partito con il 29 per cento di voti, seguiti dai Verdi, saliti addirittura dall’1,6 al 15 per cento, e solo terza la sinistra di Fianna Fail di poco sotto.

In Repubblica Ceca vengono eletti 21 europarlamentari. Il partito di centrodestra del premier ceco Andrej Babis ha vinto le europee ottenendo il 21 per cento, e quindi ben sei seggi, con i Democratici civici dell’Ods, principale partito d’opposizione saliti al 14,5 per cento, con quattro seggi, e i Pirati al 14 per cento riusciti a ottenere tre eurodeputati.

C’è poi la Lettonia dove resta primo il partito Unità, di ispirazione conservatrice, dove milita l’attuale vicepresidente della Commissione europea ed ex primo ministro del paese baltico Valdis Dombrovskis. Con il 26 per cento, arriva davanti il partito filorusso Armonia (Saskaņa Socialdemokratiska) che raccoglie 17,5 per cento.  L’Austria sconvolta dagli scandali che hanno travolto l’estrema destra, vede la vittoria del partito conservatore del premier Kurz, appena sfiduciato dal Parlamento austriaco. In Belgio, dove si eleggono 21 eurodeputati, è arrivato in testa il partito conservatore Nuova Alleanza Fiamminga col 13,5 per cento. Di seguito il partito di estrema destra Vlaams Belang all’11 per cento.

In Bulgaria, alla quale toccano 17 deputati europei, resta in testa, come previsto dai sondaggi, il partito conservatore Gerb del premier Boyko Borissov con il trionfale 30,6 per cento, seguiti dal BSP socialista al 26 per cento. Stessa indicazione politica arriva dal Cipro dove i conservatori battono 29 a 27 (sempre in percentuale) i progressisti di Akel; dalla Croazia con L’Unione democratica croata che ottiene il 22 per cento dei consensi, davanti al Partito socialdemocratico arrivato al 19 per cento.

La Danimarca vede al primo posto i liberali con il 23,5 per cento dei voti, secondi i Socialdemocratici al 21, seguono i Socialisti al 13, il Partito popolare (ma euroscettico, senza farsi ingannare dalla denominazione) al 10 che ottiene un solo seggio dei 13 ai quali hanno diritto i danesi.

E ancora: l’Estonia con il Partito Riformista in testa con il 26 per cento, seguito da vicino dai socialdemocratici con il 23 per cento. Qui gli euroscettici di Ekre arrivano soltanto quarti, col 12 per cento, dopo che, appena due mesi fa, alle elezioni nazionali, era risultato il primo partito; in Finlandia – ricordata da Salvini con entusiasmo durante la prima conferenza stampa dopo la vittoria italiana – vince il centro destra con il Partito di Coalizione Nazionale che ha ottenuto il 21 percento del voto, seguito dal partito dei verdi che ha preso il 15 per cento, come anche il Partito socialdemocratico. Il Partito dei Finlandesi (di estrema destra) prende il 14 per cento e solo due seggi al Parlamento europeo.

Il centrodestra si afferma anche in Grecia con il 33 per cento dei voti; in Lituania i conservatori arrivano al photofinish con i socialdemocratici, questi ultimi battuti 21,4 a 21,1 per cento; in Lussemburgo, si vede battuto dai conservatori, seppur di poco, il presidente della Commissione europea – ma solo fino a questo ottobre, fino all’insediamento del successore – Jean-Claude Juncker; in Polonia vince il partito Diritto e Giustizia moderatamente euroscettico con il 43 per cento dei voti, seguito dalla Coalizione Europea con il 38 per cento. Popolari vincenti anche in Romania e Slovenia, con percentuali intorno al 26 per cento in entrambi i paesi.

E come dimenticare la Germania – il paese che elegge più eurodeputati di tutti, ben 96 – dove si registra il grande risultato dei Verdi (circa il 20 per cento), arrivati al secondo posto dopo Cdu-Csu, che ha ottenuto circa il 28 per cento dei voti. Quarto posto, dopo i socialdemocratici, per Afd, il partito di estrema destra con l’11 per cento dei consensi.