Franca Rame, dalla primavera all’inverno

Di Giusy Granà – Attrice, moglie, madre, amante ma soprattutto donna. È tutto questo Franca Rame, e non solo. Nata nel 1929, si approccia al mondo del teatro sin da piccola. La sua famiglia, con tradizioni teatrali antichissime risalenti al 1600, è riuscita a trasmetterle questa passione. Franca può essere dunque considerata una figlia d’arte.

Si unì in matrimonio con Dario Fo nel 1954, in seguito al quale nacque il figlio Jacopo. Insieme al marito condusse Canzonissima nel 1962, ma dopo avere fatto emergere durante la trasmissione le dure condizioni lavorative nel settore dell’edilizia – dove non venivano adottate idonee misure di sicurezza a tutela dei lavoratori – i due artisti furono sostituiti.

Franca Rame Dario Fo

Nel 1968, in pieno fermento sessantottino, l’attrice, con il suo gruppo di lavoro denominato “Comune”, interpreta testi dalla forte impronta politica. Un esempio emblematico è lo spettacolo “Morte accidentale di un monarchico”. Fu poi molto attiva nel portare avanti il movimento femminista; dimostrazione è il testo “La madre”.

Nel 1973, nei cosiddetti “anni di piombo”, Franca venne rapita per mano di una figura di estrema destra. Durante quel periodo trascorso in prigionia, Franca subì violenza non solo fisica ma come se non bastasse anche sessuale da parte di cinque uomini, che intendevano punirla per le sue idee politiche. Una grande offesa per una donna, difficile storico da superare in ogni momento storico.

Poiché il ricordo non si dimentica, Franca decise di ricordare quanto accaduto nel monologo “Lo Stupro”, che andò in onda alla Rai. Inizialmente Franca aveva fatto passare l’accaduto come una testimonianza estratta dal Quotidiano Donna, ma si trattava invece di un’esperienza vissuta in prima persona. Il monologo scuote le coscienze per la crudezza delle parole, e che rispecchia cosa veramente viva una vittima di stupro.

Franca infatti recita: “[…] Io non so cosa debba fare una persona in queste condizioni. Io non riesco a fare niente. Mi sento come proiettata fuori, affacciata a una finestra, costretta a guardare qualche cosa di orribile […] Tengo con la mano destra la giacca chiusa sui seni scoperti. È quasi scuro. Dove sono? Al parco. Mi sento male, nel senso che mi sento svenire non solo per il dolore fisico in tutto il corpo, ma per lo schifo, per l’umiliazione, per le mille sputate che ho ricevuto nel cervello […]”.

In seguito le fu assegnata la laurea honoris causa all’Università di Wolverhampton. La sua attività, nonostante quanto le fosse accaduto, non si arrestò e nel 2006 si candidò come capolista al Senato in Piemonte, Veneto, Lombardia, Emilia Romagna ed Umbria. Fu inoltre proposta come Presidente della Repubblica. Con il passare del tempo iniziò a non condividere più gli incarichi governativi, lasciando quindi il Senato della Repubblica.

Come l’autunno avanza verso l’inverno, anche la sua vita è giunta al termine; un cammino lento verso la morte avvenuta nel 2013, in seguito ad un ictus.

La vita di Franca Rame può in fondo essere paragonata alle quattro stagioni: una primavera che si può ricondurre alla passione per il teatro; un’estate al matrimonio, alla nascita del figlio e allo sviluppo della sua carriera; un autunno al suo approccio al mondo della politica culminato con la scelta di lasciare il Senato; ed infine un inverno, che più alla morte fisica, è secondo chi vi scrive riconducibile allo stupro: quel giorno la parte più intima di Franca è morta per sempre. L’inverno però non è la fine, in quanto esso porta in sé il germoglio della primavera. Sebbene lei non viva più, è grazie alla sua testimonianza che di lei si parla ancora oggi.