Nostra Signora brucia! L’inferno a Notre Dame

Parigi. L’incendio è stato estinto. Adesso solo fumo e pulviscolo si levano da Notre-Dame. La struttura è rimasta, le due torri sono illese. Anche le vetrate del XIII secolo sono rimaste miracolosamente incolumi, non possiamo dire lo stesso delle altre più recenti, del tetto e della guglia.

Nel tardo pomeriggio di lunedì 15 aprile 2020 l’inferno si è levato su Notre-Dame, ardendo malignamente fino alle prime luci dell’alba di martedì. La popolazione che ha circondato il perimetro si era raccolta in preghiere e lacrime per il suo più grande simbolo.

Le cause sono ancora da accertare, è aperta un’inchiesta ma le prime indagini ci comunicano che l’incendio è colposo, probabilmente peggiorato dall’impalcatura montata nel 2018 per dei lavori di restauro, per questo molti tesori artistici erano fortunatamente già stati portati in sicurezza. Ciò che doveva curare ha levato il colpo fatale.

La cattedrale nel corso dei secoli è stata vittima di molti danneggiamenti, la stessa guglia era già stata ricostruita nel 1845 dopo le critiche mosse dallo scrittore Victor Hugo, sulle malandate condizioni della chiesa.

Ieri nuovamente la cattedrale è stata vittima. Di incuria, dei pochi fondi, della cattiva organizzazione. È stata vittima del tempo, vittima dell’incoscienza. «Come tutti i nostri compatrioti, sono triste stasera nel vedere questa parte di noi bruciare» dice il Presidente francese Macron nel suo discorso in diretta televisiva.

Spende delle parole anche per i 500 pompieri – e più – che hanno lavorato per oltre 12 ore per spegnere l’inferno di Notre-Dame. Arrivano donazioni milionarie da privati per la ricostruzione. Sì, perché il tempo di stare in ginocchio a piangere è già finito. La cattedrale verrà ricostruita.

La ricostruzione è possibile grazie alla numerose documentazioni storiche, carte, disegni in 3D che possono fare da modello. Importanti anche le ricerche grafiche per il videogioco Assansin’s Creed che avevano proprio mappato la cattedrale per uno degli episodi del fortunato gioco. Ma oltre la ricostruzione dei fatti, oltre le formalità, cosa è successo?

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È successo che una parte importante del patrimonio dell’umanità è andata in fumo. Un simbolo, un’ispirazione per scrittori e poeti. È una lacerazione dell’anima che non porta i colori della bandiera francese, ma quelli della cultura, dell’umanità. L’Architettura non è un ammasso di pietre erette su, ma è pensiero, filosofia, unione di intenti. È la testimonianza per il futuro, di un ieri che se pur buio era ardente di passione.

Ieri in molti erano davanti gli schermi attoniti, commossi, un po’ più vuoti. I social ne facevano eco con molti bellissimi post, alcuni struggenti. Ma altri anche di cattivo gusto! I grandi commentatori hanno pensato di essere spiritosi o “controcorrente”, tutti barricati dietro la parola magica «satira».

Ma non è satira: forse quella di Charlie Hebdo lo è. Chi sta gioendo con odio per i Francesi, immagina che un incendio in un nostro – uno qualunque – grande pezzo di patrimonio nazionale, non riunirebbe le tv di tutto il mondo in un susseguirsi di dirette. Illusi. L’arte non ha nazione. L’arte è di tutti, se muore è un lutto per tutti.

In alcuni casi l’empatia sembra quasi essersi dissolta lasciando spazio solo all’odio, alla frustrazione e alla cattiveria gratuita. L’empatia ormai è dei buonisti, che si sa, sono diventati i «cattivi» che non capiscono il vantaggio di essere aggressivi invece che protettivi, umani, compassionevoli.

Tra ieri e oggi non stiamo respirando solamente la puzza di bruciato di un grande simbolo dell’umanità, ma oggi respiriamo anche il fetore dilagante di una grande ignoranza collettiva.


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