Robert Beto O’Rourke: il liberal enfant prodige dei democratici

Di Gabriele Imperiale – Statunitense d’origine irlandese, cattolico e così tanto appassionato di musica, da fondare una punk band assieme al batterista professionista Cedric Bixler Zavala. Robert Francis O’Rourke, nato ad El Paso nel 1972, è l’enfant prodige della costellazione democratica.

Fa il suo ingresso in politica nel 2005 quando si candida per un seggio all’interno del consiglio comunale della sua città. Eletto, ricopre due mandati e nel 2011 sceglie di tentare di nuovo la sorte. Scala con successo la Camera dei Rappresentanti, battendo il candidato democratico Silvestre Reyes e poi la repubblicana Barbara Carrasco. Da allora due riconferme nel suo ruolo di rappresentante del Texas, prima nel 2014 e poi nel 2016, entrambe con risultati schiaccianti sugli avversari.

La carriera politica. 7847501238_0512eca282_bBeto, come è stato soprannominato dalla famiglia, il 31 marzo 2017 ha dato origine al suo mito, annunciando la candidatura al Senato per il seggio del Texas. Primo a ufficializzare la propria discesa in campo, in due mesi ha raccolto la somma di 2,1 milioni di dollari. Tutto grazie alle oltre 45mila donazioni arrivate da ogni angolo dello stato americano ai confini con il Messico. Beto, nonostante i grandi consensi raccolti, non è però riuscito a superare l’ostacolo Ted Cruz, democratico e più giovane di lui di appena 2 anni.

Democratiche 2020. Ma la sconfitta durante le scorse elezioni di Midterm ha dato a Robert un’iniezione di fiducia tale da portarlo a presentare la propria candidatura alle prossime elezioni democratiche. Primarie, che come già sappiamo, vedono sfidarsi tantissimi aspiranti ammazza-Trump.

L’annuncio, dopo più di un’indiscrezione trapelata sulle pagine di Vanity Fair, è arrivato lo scorso 14 marzo in un video girato assieme alla moglie. «Voglio esserci. Sono nato per esserci»: determinazione e fiducia nei propri mezzi come marchi di fabbrica per assicurarsi la corsa democratica. Ma potrebbe non bastare a superare gli altri colossi dem con cui dovrà confrontarsi nei prossimi mesi.

El Paso e i primi scontri con Donald Trump. Quando Donald Trump era stato eletto, aveva promesso la costruzione e la militarizzazione del muro con il Messico. E proprio ad El Paso, lo scorso 12 febbraio, il Tycoon aveva tenuto un discorso sull’utilità della barriera e sulla necessità di distanziare il paese dal resto dell’America Centrale a suon di filo spinato e reti metalliche.

Proprio mentre il Presidente degli Stati Uniti arringava le folle per 75 minuti, Beto si trovava a pochi chilometri di distanza assieme ai suoi sostenitori per chiedere uno stop alla militarizzazione dei confini. E che El Paso sia la base su cui punta per vincere le primarie è apparso chiaro nel giorno della sua ufficiale candidatura ai microfoni di una radio locale: «Sono soddisfatto di quello che El Paso ha fatto e di quello che rappresenta. […] La città è il miglior esempio di questo paese».

Il democratico liberal. 8057720387_68ff64bb20_bSia ben chiaro: Beto non è un democratico come gli altri. Nonostante la sua posizione sui migranti e le battaglie sui diritti della comunità LGBT, viene etichettato dai suoi compagni di partito come moderato e liberale. Il nuovo Kennedy, opinioni dei compagni a parte, ha già ufficializzato il proprio programma: lotta ai cambiamenti climatici, rifondazione di un sistema di assistenza sanitaria universale e riforma dell’immigrazione e del possesso delle armi.

Nonostante la sua immagine di outsider, Beto appare così tanto in crescita da far dire a uno come Trump: «C’è un giovane ragazzo che è stato sconfitto dal mio amico Ted Cruz e vuole sfidarmi alle presidenziali. Ha un bel nome che si ricorda subito».


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