Quando l’incertezza minaccia la stabilità

Di Vincenzo Mignano – La manovra finanziaria italiana – nello specifico, il Documento di Economia e Finanza (DEF) – rappresenta, ancora oggi, una fonte di forti perplessità per le Istituzioni europee. Nonostante i mesi di dialogo intercorsi tra l’Italia e l’Unione Europea (UE), le posizioni delle parti sembrano non aver raggiunto un punto d’incontro.

Quale cornice di questo scenario, vanno prese in considerazione le Previsioni economiche d’inverno 2019, pubblicate dalla Commissione europea il 7 febbraio scorso. Secondo i relativi dati, «l’economia europea dovrebbe crescere per il settimo anno consecutivo» e «si prevede una frenata del ritmo di crescita rispetto ai tassi elevati degli ultimi anni».

Viene fatto specifico riferimento ad un rallentamento nella crescita, riguardante l’Eurozona nella sua interezza, dovuto principalmente a «fattori interni temporanei» – quali «perturbazioni nella produzione automobilistica, tensioni sociali e incertezze della politica di bilancio» – che hanno inciso negativamente sulla fiducia dei creditori nella stabilità dell’area euro.

Lo stesso Commissario per gli Affari economici e finanziari, la fiscalità e le dogane, Pierre Moscovici, commentando le previsioni, ha dichiarato: «nel 2019 l’economia dell’UE continuerà a decelerare, fino a una crescita dell’1,5 %. Il rallentamento sarà più pronunciato rispetto a quello previsto lo scorso autunno, soprattutto nella zona euro, a causa delle incertezze del commercio mondiale e di fattori interni delle nostre economie più grandi. I fondamentali economici dell’Europa restano solidi e continuiamo a ricevere buone notizie, in particolare sul fronte dell’occupazione».

L’analisi di questo contesto è essenziale per poter comprendere gli attuali sviluppi del dibattito tra le Istituzioni europee e il Governo Lega-M5s, relativo alla Legge di bilancio, e la posizione dell’Italia all’interno dell’Eurozona.

Secondo quanto affermato dal Fondo Monetario Internazionale (FMI) nel suo rapporto sull’economia globale, stando alle tabelle del World Economic Outlook, l’economia italiana dovrebbe crescere dello 0,1% nel 2019, dopo il +0,9% registrato nel 2018 e il +1,6% del 2017. Si tratta di un taglio nelle stime di crescita del Prodotto interno lordo (Pil) dell’Italia che trova conferma nei dati forniti dalle note agenzie di rating, Standard & Poor’s e Fitch, le quali si assestano sulla medesima percentuale.

Un ulteriore colpo, volto ad aggravare la posizione italiana, è venuto, inoltre, dalle affermazioni del Capo economista del FMI, Gita Gopinath, la quale ha parlato di «timori per l’alto livello del debito e per i rendimenti dei titoli di Stato che si riflettono in investimenti più deboli», all’interno di un contesto più ampio caratterizzato da «un momento delicato per l’economia globale», con la necessità di prevedere riforme strutturali – soprattutto in determinati Stati, come Italia, Francia e Spagna – in grado di ricostruire «gradualmente buffer di bilancio per evitare di riaccendere la spirale negativa tra rischio sovrano e banche».

Si tratta di avvertimenti legati fortemente alla prolungata incertezza di bilancio e agli elevati livelli di spread presenti in Italia, con la conseguenza che tali elementi, connessi ad una possibile recessione, potrebbero determinare delle ricadute negative non solo all’interno del territorio italiano, ma anche sulle economie degli Stati membri dell’UE.

Quanto sinora affermato trova puntuale esplicazione nelle dichiarazioni rese dall’FMI, secondo cui le criticità economiche dell’Italia «hanno riacceso i timori sul legame fra il debito sovrano e il settore finanziario nell’area euro», nonostante i rischi alla stabilità finanziaria globale siano «bassi rispetto agli standard storici», pur rimanendo «elevati nel medio termine».

Sotto il profilo del dibattito tra Istituzioni europee e Governo Lega-M5s, la situazione economica italiana, dopo mesi di dialogo, resta ancora connotata da notevole fragilità. Da questo punto di vista, Commissario per gli Affari economici e finanziari, la fiscalità e le dogane, Pierre Moscovici, ha sottolineato come «la fase di stagnazione, se non di recessione, che sta vivendo l’Italia» sia «fonte di incertezza per tutta l’Eurozona», richiedendo a Roma credibilità, nel rispetto delle regole e degli impegni presi con l’UE.

Proseguendo nel suo avvertimento, il commissario europeo ha evidenziato, inoltre, la necessità in Italia di «riforme strutturali vere e credibili e misure per la crescita», rinviando al 7 maggio la decisione sull’operato del Governo italiano, che verrà analizzato alla luce delle stime e delle indicazioni fornite dalle Istituzioni europee.

In conclusione, ben si comprende come, sulla base dei dati sinora valutati, l’Italia si trovi ai margini dell’Eurozona. Va chiarito, tuttavia, che le responsabilità di una tale posizione non sono solamente da attribuirsi a politiche di bilancio nazionali che potrebbero esser definitive poco virtuose, ma anche ad una serie di fattori – quali incertezze politiche e prospettive di crescita globale – che determinano una forte incrinatura sulla fiducia degli investitori nei confronti della solidità fiscale italiana: ecco cosa accade quando l’incertezza minaccia la stabilità.