Un nuovo impulso solidale?

Di Vincenzo Mignano – La Banca centrale europea (BCE), a seguito di un’ampia valutazione del quadro macroeconomico, ha determinato l’adozione di una serie di misure che hanno portato alla modifica della forward guidance.

La nuova strategia, promossa dell’Eurotower, prevede la sussistenza di tassi d’interesse fermi sino alla fine del 2019 – non più solo sino all’estate – e un ulteriore piano di finanziamenti a lungo termine in favore delle banche, alla luce delle stime di crescita dell’Eurozona, riviste ancora al ribasso. A tal proposito, per il 2019 si è passati da una previsione del Prodotto interno lordo (Pil) pari all’1,7% – stimato a dicembre – ad una dell’1,1%, per il 2020 dall’1,7% all’1,5% e, per il 2021, dall’1,8% all’1,6%.

Le decisioni assunte – il 7 marzo scorso – durante la riunione del Consiglio direttivo della BCE hanno mostrato – secondo quanto riportato dal Financial Times – come tale istituzione europea sia fortemente preoccupata «per il modo in cui la crescita dell’eurozona sembra essersi smorzata negli ultimi mesi». Nello specifico, i forti rallentamenti dell’economia europea, derivanti dalla frenata di Italia e Germania, e le incertezze legate alla Brexit e ai rischi geopolitici dello scontro commerciale Cina-Usa, hanno indotto il Board della Banca centrale europea a considerare – all’unanimità – come non maturi i tempi per alzare i tassi di interesse, rinviando il rialzo al 2020.

In particolare, come espresso nel comunicato stampa del 7 marzo 2019, si è stabilito che «I tassi di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali, sulle operazioni di rifinanziamento marginale e sui depositi presso la banca centrale rimarranno invariati rispettivamente allo 0,00%, allo 0,25% e al −0,40%. Il Consiglio direttivo si attende ora che i tassi di interesse di riferimento della BCE si mantengano su livelli pari a quelli attuali almeno fino alla fine del 2019 e in ogni caso finché sarà necessario per assicurare che l’inflazione continui stabilmente a convergere su livelli inferiori ma prossimi al 2% nel medio termine».

Lo slittamento previsto attraverso le decisioni adottate dal Consiglio direttivo della Banca centrale europea ha assunto veste di conferma di quelle ipotesi che già alcuni osservatori avevano, in precedenza, prospettato. Significativo da questo punto di vista, inoltre, è il modo in cui il Board della BCE si è pronunciato, ossia all’unanimità: ciò ha posto l’accento anche sulla preoccupazione dello stesso Presidente della Bundesbank, Jens Weidmann, solitamente non favorevole all’attuazione di misure di stimolo.

Con specifico riguardo, invece, al nuovo piano di prestiti previsto in favore delle banche, il Consiglio direttivo della BCE ha annunciato il rilancio di una nuova serie di Targeted Longer-Term Refinancing Operations (TLTRO). Si tratta di operazioni mirate di rifinanziamento a più lungo termine e con tassi molto bassi, che dovrebbero partire nel settembre del 2019 e perdurare sino al marzo del 2021. Tali misure vanno ad aggiungersi ad altri due interventi della medesima natura, rispettivamente attuati nel giugno del 2014 e nel marzo del 2016, non rappresentando, di fatto, una vera e propria novità nel sistema euro.

Ogni prestito TLTRO – dalla scadenza biennale – avrà l’obiettivo di immettere maggior liquidità nel tessuto finanziario e, in tal modo, incentivare le banche a concedere finanziamenti a condizioni favorevoli: attraverso tale strategia, si intende incrementare la fiducia dei consumatori nell’Eurozona e verso le imprese, così come aumentare la quantità di moneta in circolazione, al fine di fornire un sostegno alla crescita economica, stante il carattere “espansivo” delle misure stesse.

Special Address: Mario DraghiEntrando nel dettaglio, il Consiglio direttivo della BCE ha previsto che «le controparti potranno ottenere finanziamenti per un importo pari a fino il 30% dello stock di prestiti idonei al 28 febbraio 2019 con tasso indicizzato al tasso di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali per la durata di ciascuna operazione».

Il progetto include, al pari dei TLTRO precedenti, incentivi volti a garantire la conservazione di condizioni creditizie favorevoli, nell’ambito del più ampio obiettivo posto dai Trattati dell’Unione europea, ossia la stabilità dei prezzi: secondo quanto dichiarato, a tal proposito, dal Presidente della Banca centrale europea, Mario Draghi, tali interventi «contribuiranno a preservare condizioni favorevoli di prestito bancario e la regolare trasmissione della politica monetaria».

Un primo effetto tangibile delle operazioni descritte lo si può già riscontrare nell’agevolazione che i titolari di mutui a tasso variabile hanno ottenuto. Con specifico riguardo a tale aspetto, la decisione del Board della BCE ha inciso sul tasso Euribor, che misura il prezzo del denaro a livello interbancario, sul quale sono calcolati gli interessi dei mutui a tasso variabile.

In tal senso, «da metà 2015 chi ha sottoscritto un tasso variabile (che è composto dall’euribor più lo spread deciso dalla singola banca) si vede riconoscere uno sconto sulla rata mensile pari al valore negativo dell’Euribor di riferimento (un mese, tre mesi, sei mesi)». Si tratta di un dato che riveste notevole importanza, poiché il medesimo sconto sugli interessi pagati proseguirà ancora a lungo, secondo i future sull’Euribor.

Nonostante il velo di ottimismo mostrato, Mario Draghi ha avuto modo di precisare come l’Eurozona si trovi all’interno di «una stanza buia», dove risulta necessario muoversi a «piccoli passi», ma senza fermarsi. Per poter effettuare dei progressi nell’ambito della politica monetaria, risulta necessario il completamento dell’Unione bancaria – ha precisato il Presidente della Banca centrale europea – «che rimane una priorità».

Andrea_Enria_ABSotto questo profilo, il nuovo Capo della Vigilanza Unica, Andrea Enria, ha messo in chiaro la mancata esistenza di fusione tra banche europee e la presenza eccessiva di diversi istituti di credito sul mercato; elementi, questi, che comprometterebbero, in misura considerevole, il raggiungimento degli obiettivi di politica monetaria.

All’interno di tale contesto, inoltre, è stato ribadito l’importante ruolo che i Paesi dall’elevato debito pubblico devono svolgere, al fine di garantire «l’attuazione trasparente e coerente del quadro di governance fiscale ed economica dell’Unione europea nel tempo» e «rafforzare la capacità di ripresa dell’economia della zona euro», mediante la previsione di riforme strutturali volte alla costituzione di cuscinetti fiscali utili all’ottenimento di «una composizione più favorevole alla crescita delle finanze pubbliche».

In conclusione, il nuovo pacchetto di misure previste dal Consiglio direttivo della Banca centrale europea sembrerebbe dare nuova linfa all’apparato monetario dell’UE, in un’ottica più espansiva e rappresentativa delle reali esigenze economico-finanziarie che continuano a creare divergenze tra gli Stati membri.

Sebbene le decisioni adottate dal Board della BCE parrebbero costituire un’inversione di rotta rispetto alla sospensione del programma del Quantitative Easing, il quadro macroeconomico attuale che ha portato alla loro adozione risulta sostanzialmente mutato con riguardo a quello previgente: forse, nell’ottica delle vicende presenti e passate, si è deciso di dare attuazione a un nuovo – e più concreto – impulso solidale?