Meanwhile in London…

Di Alice Castiglione – Sabato 23 marzo ha avuto luogo una mobilitazione a Londra. Una manifestazione estremamente rilevante che ha visto la partecipazione massiva di persone di ogni colore, background, età e genere. La manifestazione, definita più volte antirazzista e in difesa della libertà di movimento, ha rivendicato il diritto di voto accusando il governo di aver basato il primo referendum Brexit su una serie di bugie e mezze verità.

Un referendum basato sulle bugie non è sintomo di una democrazia sana; come conseguenza la popolazione ha contestato in massa facendo tremare Downing Street ancora una volta, rimarcando le crepe interne ai Tories che, dopo la bocciatura dell’ormai famoso Speaker, non ha saputo proporre dei punti programmatici organici e credibili per dare una parvenza di proposta alternativa.

La crisi economica che persiste dal 2008 si è trasformata in una crisi politica in cui l’incapacità del governo di fronteggiare la situazione si è trasformata in una crisi sociale rappresentata soprattutto dalla crisi del servizio sanitario nazionale (NHS) che si nutre di più di 30.000 infermieri, medici generici e specialisti provenienti solo dall’Europa.

Massiva anche la partecipazione giovanile che, tra bambini, teenagers e universitari ha espresso la volontà di rivotare perché, dal 2016 ad oggi, più di 2 milioni di ragazzi hanno raggiunto l’età di voto e vogliono (giustamente) dire la loro. La sensazione di un futuro rubato da una bugia raccontata da Cameron, Farage, Johnson e compari ha infiammato trasversalmente ogni strato della società del regno di Elisabetta II; un sussulto ha attraversato il regno rivelando che in realtà la popolazione è cosciente della catastrofe delle politiche migratorie a livello globale.


Foto in copertina di Alice Castiglione ©

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