Il cuore al di là dell’ostacolo

Di Francesco Puleo – A due settimane dalla risoluzione della crisi diplomatica più grave dai tempi della seconda guerra mondiale, la situazione sembra tornare alla normalità. Tre i temi caldi affrontati durante l’intervista con Fabio Fazio, in cui è emersa con chiarezza la visione politica europeista e liberale di Macron: immigrazione, Europa e rapporti tra Italia e Francia.

Sull’immigrazione, Macron ha decisamente cambiato atteggiamento. A giugno dell’anno scorso, a margine delle polemiche con il governo sulla vicenda degli sbarchi, Macron negava l’esistenza stessa della crisi migratoria: «Bisogna essere chiari e guardare le cifre. L’Italia non sta vivendo una crisi migratoria. Chi lo dice, dice una bugia».

Oggi invece sostiene che «l’immigrazione che viene dalle coste africane è stata troppo forte e non c’è stata solidarietà dell’Europa. L’Europa è responsabile di questa situazione migratoria europea e italiana, perché non ha saputo ascoltare. L’Italia a causa della sua posizione geografica ha avuto un fardello molto pesante».

macronSull’Europa, contro gli euroscettici e i nazionalisti, Macron continua a rivendicare il suo progetto politico: «Rispettando l’identità dei nostri popoli, dobbiamo costruire un’Europa forte in questo contesto mondiale. Un’Europa forte cos’è? Un’Europa sovrana, sulla sua difesa, sul piano politico, sul piano digitale, sul piano del clima, sull’alimentazione». Degno di nota l’uso dell’espressione Europa sovrana, quasi a voler capovolgere dialetticamente l’opposizione tra europeismo e sovranismo. Termine quest’ultimo che è nato proprio in Francia negli anni precedenti all’adozione dell’euro.

Sul rapporto tra Italia e Francia, infine, Macron ha chiaramente mostrato l’intenzione di lasciarsi alle spalle le polemiche delle ultime settimane. «Ci sono state affermazioni puleo2un po’ eccessive, ma quello che dobbiamo ai nostri popoli, alla nostra storia e all’Europa è andare avanti, andare oltre. È questo di cui ho parlato con il presidente Mattarella, e per questo l’ho invitato in Francia». Un atteggiamento identico rispetto al tema della TAV, definita «importante per le regioni transfrontaliere». Emerge la volontà di ricucire i rapporti con l’Italia, indipendentemente dalle affermazioni di Di Maio e Salvini che, tra l’altro, Macron non ha nemmeno nominato.

Ovviamente non sono mancate le critiche. Poche ore prima dell’intervista e sulla scia delle polemiche sul franco CFA e sul global compact, Giorgia Meloni ha chiesto: «Oggi Fabio Fazio intervista Macron, secondo voi avrà il coraggio di chiedergli conto del neocolonialismo francese in Africa condannato dal Parlamento italiano con la recente mozione di Fratelli d’Italia?». Sulla stessa lunghezza d’onda il filosofo televisivo Diego Fusaro: «L’ortopedizzatore cosmopolitico e liberal Fazio incenserà Macron con impeto di lirico servilismo, manco fosse Napoleone?».

E ovviamente c’è chi ha approfittato dell’occasione per sollevare la questione dei compensi di Fabio Fazio, nonostante i numeri parlino chiaro. Il suo compenso annuale è pari a 2.240.000 milioni di euro annui lordi. La media di spesa a puntata è pari a 409mila euro, pari alla metà di qualsiasi programma di intrattenimento di prima serata e a un terzo di una puntata di una fiction. I ricavi stagionali totali frutto di introiti pubblicitari si aggirano attorno ai 20 milioni di euro, a fronte di costi pari a 18.3 milioni di euro.

Prevedibili infine le reazioni sui social, con il pubblico diviso tra quelli che hanno sottolineato l’eleganza, la moderazione e la cultura di un presidente che cita Eco, Freud e giletStendhal e quelli che invece lo hanno definito senza troppi giri di parole un nemico della patria. Accusa rivolta anche a Fazio, il cui tono accomodante nelle interviste è cosa nota. Non è un caso se la domanda sul tema dei gilet gialli sia stata ridotta a un’osservazione tutt’altro che estemporanea sul problema dell’antisemitismo, fatto significativo ma marginale rispetto alle vicissitudini del movimento nel suo complesso.

In mezzo a tutte queste polemiche, ciò che ha fatto più rumore è stato il silenzio di Di Maio e Salvini. Come a voler dimostrare che, dopo avere corso il rischio di una seria crisi diplomatica, il tempo delle sparate da campagna elettorale sulla Francia è finito.