Il coraggio in manette

Di Gaia GarofaloNasrin Sotoudeh è l’avvocata più famosa dell’Iran, da anni in prima fila per le sue battaglie e vincitrice del premio Sakharov per la libertà di pensiero, è stata accusata di collusione contro la sicurezza nazionale, propaganda contro lo Stato, istigazione alla corruzione e alla prostituzione e infine, per essere apparsa in pubblico senza hijab. Secondo ciò, sarà punita con 33 anni di galera e 148 frustate.

Non è la prima volta che questa donna coraggiosa viene dichiarata colpevole di reatiNasrin_Sotoudeh.jpg “inventati”: nel 2010 già viene arrestata con l’accusa di aver diffuso menzogne contro lo stato e per aver cooperato con il Defenders of Human Rights Center. Nel 2011 viene condannata a 11 anni di prigione e interdetta dai pubblici uffici. La sua pena viene successivamente ridotta e torna in libertà nel 2013. La sua boccata d’aria è durata poco.

Amnesty International ha denunciato la «sentenza sconvolgente e vergognosa avvenuta dopo l’ennesimo processo irregolare» e spiega che si tratta della pena più severa per un difensore dei diritti umani in Iran negli ultimi anni.

Nasrin ha iniziato la sua carriera denunciando l’orrore della pena di morte e ha terminato assumendo la difesa delle donne che avevano sfidato le norme che le obbligano a indossare il velo in pubblico togliendoselo platealmente nei luoghi affollati delle città e rendendo virale la loro protesta.

Ai danni di Nasrin Sotoudeh i giudici hanno applicato l’articolo 134 del codice penale che autorizza a emettere una sentenza più alta di quella massima prevista se l’imputato ha più di tre imputazioni a carico. Il giudice Mohammad Moghiseh ha applicato il massimo della pena per ognuno dei sette capi d’accusa, 29 anni in tutto, aggiungendovi altri quattro anni e portando così la condanna a 33 anni, più i cinque del precedente processo fanno 38.

Trentotto anni di prigionia e punizioni corporali assassine per aver difeso i diritti umaniIl Parlamento Europeo ha approvato una risoluzione che chiede alle autorità iraniane di liberare immediatamente l’attivista e tutti gli altri numerosi difensori dei diritti umani, compresi giornalisti condannati solo per aver esercitato il loro diritto alla libertà di espressione e di riunione pacifica.

Emma_Bonino_2017_cropUn appello per la liberazione dell’avvocatessa è arrivato anche dall’ex ministro degli esteri Emma Bonino: «La condanna a 33 anni e 148 frustate contro Nasrin Sotoudeh è una pena crudelissima e arcaica. I capi di accusa nei suoi confronti sono francamente risibili perché Sotoudeh è una delle avvocatesse più conosciute e popolari in Iran e la sua è una lunga storia di difesa dei diritti umani e delle donne in particolare».

L’appello dell’organizzazione internazionale per la liberazione di Sotoudeh ha già raccolto più di 70 mila firme.

Lo schiocco della frusta schiaffa sulla nostra guancia anche adesso, che non ci rendiamo conto.  Alziamo la voce, diciamolo agli amici, ai parenti, su Facebook e Instagram, raccontiamo questa storia affinché non venga assopita da una qualsiasi valanga mediatica che parli della prossima notizia del momento. Diciamo che questa 55enne deve continuare a compiere gli anni insieme alle sue vittorie, perché saranno anche le nostre.

È una schifezza immonda sapere che questi accadimenti, in un mo(n)do o in un altro, siano normali, nelle teste di alcuni persino giusti. Centoquarantotto frustate – che numero pesante a scriverlo così per esteso – per una donna che no, non ha fatto nulla di male.

Nonostante le leggi scritte e stampate in un luogo costretto d’ingiustizie come l’Iran, nel sogno di un pianeta corretto, lei rimane una verità che su 7 miliardi di abitanti, in pochi riescono a essere. È questo il passo che determina la giustizia della nostra venuta al mondo, è questa lancetta qui che delinea il punto in cui possiamo dare eco all’universo: prendere una scelta.


 

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