Ancora F35 per l’aeronautica italiana

Di Marco Tronci – L’Italia – fra dubbi e titubanze – si appresta a saldare il conto degli ultimi F-35. Si attende nei prossimi giorni la firma del Ministro della Difesa Elisabetta Trenta per autorizzare il trasferimento di 389 milioni nelle casse della Lockheed Martin, azienda americana con sede nel Maryland.

A proud day

Il legame fra il nostro paese e il velivolo è alquanto travagliato; il primo accordo per l’acquisto dei jet di quinta generazione risale al 1998 sotto il governo Prodi. L’ordine è stato successivamente ridimensionato dall’esecutivo di Monti nel 2012, portando l’acquisto dei velivoli da 131 unità a 90. Non sono da escludere ulteriori tagli sull’ordine originario da parte del governo attuale, viste le perplessità da sempre espresse dai pentestellati, sin dai tempi dell’opposizione. 

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Se da un lato la politica mira al taglio di spese in più settori, difesa inclusa, dall’altro sono i militari stessi a chiedere un potenziamento e uno svecchiamento dei mezzi messi a disposizione delle nostre truppe. È infatti il Generale dell’Aeronautica Militare Alberto Rosso a sottolineare in commissione Difesa di Camera e Senato l’importanza di questo acquisto, definendo l’operazione una «rivoluzione culturale».

Era il 25 gennaio dello scorso anno quando alla Marina Militare fu consegnato il primo F-35, entrando ufficialmente nella quinta generazione di velivoli da combattimento. Attualmente sono 11 i mezzi messi a disposizione delle nostre Forze Armate (Aeronatuica e Marina)  e a breve verrà consegnato il 12esimo.

Non solo l’Italia ma anche Stati Uniti, Gran Bretagna, Canada e tanti altri paesi hanno creduto fortemente nel progetto JSF (Joint Strike Fighter), che prevede una graduale sostituzione di velivoli militari mantenendo costi di sviluppo e produzione bassi. L’aviazione israeliana è stata fra le prime a testarne la potenza di fuoco, effettuando diversi raid nel territorio siriano.