Profumo di ottimismo in un clima di recessione tecnica

Di Ugo Lombardo – È da giorni che si parla di recessione tecnica, termine di cui il linguaggio politico si è appropriato per giustificare i due trimestri di calo del Pil, rafforzando l’idea di un fenomeno di recessione meno importante (o transitorio) e grave.

L’aggettivo tecnica, in realtà, ha un ruolo preciso nell’analisi economica. Si parla di recessione tecnica, infatti, quando il Pil registra una variazione congiunturale negativa per due trimestri consecutivi, che rileva le difficoltà economiche di un Paese, dovute alla mancanza di efficienza nell’utilizzo di tutti i fattori produttivi a disposizione, e questo è sintomo di una riduzione dei livelli di attività produttiva. In realtà, però, tale indicatore non è completo, poiché non dà contezza della durata, della gravità e delle implicazioni sul rallentamento economico stesso.

Italia-in-recessione-tecnica-cosa-significa-e-quali-le-conseguenze-per-i-cittadini-640x280Questo perché, per comprendere che non si tratta di una recessione non transitoria, è necessaria l’analisi di altri indicatori, come l’occupazione, il reddito di famiglie e di imprese, la produzione industriale, i consumi, ma anche fattori come l’andamento demografico della popolazione. Soltanto analizzati questi altri fattori si può parlare di un’eventuale recessione economica.

Tale situazione, però, non sembra riguardare l’Italia, perché si sarebbe dovuta verificare una variazione negativa del Pil tendenziale, rispetto all’anno precedente (la variazione tendenziale del quarto trimestre 2018 rispetto al quarto trimestre 2017 è risultata pari a +1,0%.). Affinché si possa parlare di crisi economica, invece, è necessario che tale variazione sia è negativa e di entità non inferiore al -1%.

Bisogna sottolineare, inoltre, che nelle fasi recessive si riscontra spesso una contrazione del tasso di crescita della produzione, accompagnato da un aumento della disoccupazione e da una diminuzione dei tassi di interesse.

Questo porta a ritenere quanto non sia semplice individuare una recessione, perché il solo Pil non basta e, per spiegare questa non completezza dell’indicatore in questione, basta immaginare un’economia emergente, il cui livello economico sia in una fase di crescita (come si verifica nei Paesi in via di Sviluppo), ma la sua popolazione cresca il doppio rispetto al suo prodotto interno lordo.

In tale situazione, infatti, il Pil pro capite, misura approssimata del reddito pro capite, scende malgrado l’incremento del Pil, perché la popolazione aumenta di più rispetto al suo livello di crescita. Quel Paese è, allora, sicuramente in difficoltà economiche. Bisogna inoltre considerare che spesso si parla di recessione per le economie meno avanzate che hanno ritmi di crescita del Pil che altrove sarebbero giudicati robusti o accettabili.

3848735f-7621-4ac6-a04b-4170c4024a39_largeLa crescita o la recessione, quindi, hanno un impatto determinante sulla politica economica di uno Stato e, di conseguenza, sui suoi cittadini. La manovra economica approvata a fine anno dal Governo italiano ha previsto, per il 2019, una crescita del Pil pari all’1,0%, ma nel momento della presentazione alle Camere, in ottobre, la stima era addirittura dell’1,5%, per poi ridursi successivamente alle “contrattazioni” dell’esecutivo con la Commissione Europea.

Questo scostamento è determinante perché certificare che un Paese cresce o meno economicamente è fondamentale, in quanto sui livelli di Pil si basano altri fattori, come ad esempio debito e deficit. Quando si parla di recessione tecnica, quindi, la si deve intendere esclusivamente rispetto ad un’analisi di tipo provvisorio e, come detto, non si è in grado di stabilirne, ad oggi, in un senso o nell’altro, la sua gravità, le sue implicazioni e la sua durata. Certo è che due trimestri di flessione sono pari a sei mesi, che sono un periodo già abbastanza prolungato che potrebbe far pensare come la ripresa non sarà immediata e come alcuni effetti ritardati, ad esempio sul livello di occupazione, potrebbero sentirsi nei prossimi mesi.


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