Lavoro e Cultura: l’Italia in Egitto

Di Ester Di Bona – «Il 1 giugno fui selezionato per partecipare a un tirocinio che, una volta terminato, mi dava la possibilità di lavorare come tecnico suono/luci in diverse mete turistiche. Tra le offerte, non avevo dubbi: scelsi l’Egitto, Marsa Matruh

WhatsApp Image 2019-02-10 at 08.54.14 (1)«La mia mattinata era molto semplice: facevo una playlist che durasse fino alle 12, mettevo solo musica che mi piacesse, non ballavo, non dovevo fare contatto, non dovevo stare sotto il sole, e soprattutto non dovevo fare attività motorie. Il pomeriggio era pressoché simile alla mattina, niente di troppo impegnativo: playlist, spostavo il punto audio per le diverse attività , selezionavo e seguivo la lezione di danza e mi occupavo del musichiere (una sorta di sarabanda dove le persone devono indovinare la canzone); in ogni caso ero sempre l’ultimo a tornare in stanza, mi occupavo di smontare l’impianto audio e mettere in riproduzione della lo-fi ad ingresso ristorante (per la cena), la musica ovviamente la sceglievo io».

«Il mio lavoro era al 70% in regia: mixer audio, microfononistica, impianti audio, mixer luci, strobo etc.

Per la prima mezz’ora mi occupavo di riprodurre la baby dance per le animatrici infantili, durante lo spettacolo egiziano, beh per lo più lo passavo a cenare. Il grosso del lavoro ero lo spettacolo italiano, dove condurre un’intera regia da solo, era un po’ pesante e stressante; l’occhio di un osservatore nota di più una regia fatta male che una battuta sbagliata o un ballo fatto male. Anche se la regia sta in alto, gli occhi sono su di te se qualcosa va male. La settimana era comunque ciclica.»

«Eravamo 8 nel team animazione italiano: Francesco, capo animatore, io, Biagio, Michel, Daniele, Luana, Valeria e Veronica.

WhatsApp Image 2019-02-10 at 08.50.00Nella nostra camera c’erano due stanze e due bagni con un balcone comunicante: nella prima stanza dormivamo io e Francesco, nell’altra Michel e Biagio. Daniele dormiva con le ragazze, era gay; ovviamente non lo nascondeva, anzi ho sempre pensato che fosse il migliore animatore proprio per questo, la sua esuberanza era molto apprezzata.»

«Il team egiziano era formato invece da Ibraeem, capo animatore, Ruby, Gipsy, Mohamed e quattro ballerine argentine, Camilla, Sasy, Sabry e Brenda.

Mi colpì subito Camilla, con cui riuscì subito ad attaccare bottone con una foto insieme; scoprì il giorno dopo che nessuno poteva avere un contatto diretto con le ballerine argentine, non ci era concesso nemmeno di salutarle, il loro capo animatore voleva così.»

«Prima che io arrivassi, il tecnico che avevo sostituito, un giorno si sedette al tavolo con una ballerina, si presero un caffè e parlarono un po’, questa venne punita con una multa di 250$ dal suo stipendio (3/4 dello stipendio).»

«Quando arrivai non riuscivo a tenere gli occhi aperti, ero sveglio da 36 ore, avevo girato 3 aeroporti, e fatto due scali, il mio capo animatore voleva però che i primi giorni imparassi tutto della struttura: beh come dargli torto, la stagione era iniziata da un pezzo.

Era il primo giorno di lavoro, stavo iniziando a conoscere il posto, vidi per la prima volta la regia, quel magico posto dove avrei passato ogni sera per i prossimi 4 mesi, lasciai tutta la mia roba personale lì mentre giravo il posto in attesa dello spettacolo italiano.»

«Finita la serata smontai la mia attrezzatura, e mi accorsi di non avere più con me la mia sigaretta elettronica. Un po’ impanicato e stanco dalle quasi ormai 40 ore sveglio, abbandonai l’idea della ricerca avvertendo comunque Francesco che non trovavo qualcosa di mio. Lui ovviamente mi rassicurò che non può sparire niente dalla regia, in quanto non è mai accaduto. Ormai erano passate 24 ore da quando non trovavo la sigaretta elettronica.

Avvertii il Quality Controller Italiano, con molto rancore gli dissi che non è un bel biglietto da visita se ti spariscono le cose personali in 24h. Lui con molta freddezza mi disse che avrebbe fatto il possibile.

Passarono altre 12h, avevano ritrovato la mia sigaretta elettronica.

Venne direttamente il direttore a scusarsi con me dell’accaduto, sembrava davvero dispiaciuto; a quanto pare la avevano trovata nella cassaforte di Gipsy, il tecnico egiziano. Lui venne cacciato dall’hotel il giorno dopo, non ebbi neanche il tempo di conoscerlo e farmelo nemico, che già era stato cacciato. Dissero che già sospettavano di lui come “ladro”.»

«I pasti li passavo da solo, avevo orari differenti dai miei colleghi, avevo impegni differenti: mentre loro mangiavano con gli ospiti, io mangiavo solo e preparavo la regia per le prove pomeridiane e serali. Lì iniziai a prendere confidenza con il team di egiziani, mi invitarono a mangiare con loro. Inizialmente era simpatica la situazione, parlavano male l’inglese, e tra di loro ovviamente parlavano egiziano; io per lo più annuivo e ridevo alle poche battute in inglese che ripetevano. »

«Iniziai a fare amicizia con Ruby, l’animatrice egiziana. Ci scambiammo i numeri e cominciammo a mandarci messaggi, anche se parlavamo molto di più con gli occhi.

Le conversazioni tra me e lei non erano il massimo, era molto scarsa in inglese, non lo aveva mai studiato, e quel poco che sapeva lo diceva male o, ancora peggio, lo scriveva per come lo pronunciava, e ti assicuro che un egiziano medio non pronuncia bene l’inglese.

In ogni caso riuscivamo a capirci, le dissi che in qualche modo mi piaceva.»

WhatsApp Image 2019-02-10 at 08.54.14«Ci sedemmo in uno dei 4 bar del villaggio, un po’ isolati, un po’ in vista, parlammo di lei, mi disse che era sposata con Gipsy, il Dj che era stato cacciato per “colpa mia”.

Avevano un figlio, per lei era il suo 4° matrimonio; lui abusava di cocaina, e faceva violenza fisica su di lei (una volta mi dissero che la videro arrivare con dei lividi in faccia); quando Gipsy venne cacciato, lei accompagnò lui a casa, lì mi raccontò che trovarono la polizia a casa (fecero un controllo a casa sua per vedere se aveva rubato all’hotel), ovviamente trovarono la cocaina, lui venne arrestato, lei lo lasciò per vari motivi e tenne il bambino con lei, lasciandolo in custodia a sua madre mentre lei era in hotel a lavorare. Lui, una volta uscito dalla prigione, si prese tutto, forse anche troppo: si prese i soldi (4 anni di lavoro) e si prese la macchina (entrambi di Ruby).

Lei ovviamente ne uscì distrutta.»

«Bevemmo vodka per un altra mezz’ora; mi resi conto che ormai ero sparito da più di un’ora e decisi di tornare dal mio team: facemmo strada assieme io e Ruby, a metà strada, un po’ brillo la baciai.

Lei col sorriso in faccia mi disse che era rischioso, potevano vederci, io ubriaco e felice dissi che non mi importava, forse a lei importava.

Ovviamente presi una punizione per essere scappato senza dire niente.»

«Purtroppo le cose fra me e lei non funzionarono, il suo capo venne a sapere di questa piccola storia d’amore: sicuramente non nascondevamo il fatto che parlassimo durante le ore di lavoro, ma Ebraeem non era d’accordo, e la costrinse a rompere i rapporti con me.»

«Io e lei parlammo per un paio di giorni, quando capii che era un punto morto, smisi di cercarla. Il rapporto con il team egiziano comunque andava bene, le cose non erano cambiate, ero l’unico del mio team ad avere un rapporto diretto con loro, alcuni del mio team addirittura mi facevano battute di “fraternizzare col nemico”.

A me la cosa faceva ridere invece.»

«Qualche settimana più tardi inserirono due nuovi elementi nei nostri corrispettivi team: Maria in quello italiano e Dina in quello egiziano.

I giorni passavano e io e Dina ci scambiavamo sempre più sguardi intensi, ma purtroppo non avevamo tempo per parlare, ci rimaneva solo la sera per messaggiare.

Ci vollero due settimane prima di chiederle di passare in camera mia, ovviamente era un segreto per il suo team, un po’ di meno per il mio visto che il mio capo animatore dormiva con me in stanza.»

«La terza sera Dina mi raccontò del suo arrivo; per le prime 3 settimane Mohammed, l’animatore, insistette (e le fece il lavaggio del cervello) per avere rapporti con lui: ovviamente lei non voleva andare a letto con uno sconosciuto. Ruby la convinse nel dare una possibilità a Mohammed durante un suo periodo di fragilità, e lei cedette: fecero sesso due volte ma capì che era sbagliato, e per lo più Mohammed era un tipo MOLTO violento a letto.

Quando per la terza sera lui si presentò in camera sua, lei lo rifiutò, ma probabilmente a lui non andava giù un rifiuto: la stava violentando.»

«Lei si mise a piangere, questo probabilmente non piacque a Mohammed, le fece male e le disse di crescere e se andò.

Ci vollero pochi giorni per il suo team per capire che ci fosse qualcosa fra me e lei; ovviamente nessuno la prese bene: Ruby era arrabbiata perché Dina stava avendo una relazione segreta con me, cosa a lei negata poco tempo prima, Ebraeem doveva far fronte a Ruby che si sentiva tradita dal suo capo (che non diceva niente a Dina), in più come persona molto religiosa, non vedeva bene la relazione tra “un cattolico” e “una musulmana”.

Mohammed si sentiva rifiutato.»

«Ci vollero tre giorni prima che a Dina venisse fatto il primo avvertimento di non parlare con me. Le dissero che una musulmana non può stare con un cattolico, che non si possono avere relazioni con gli italiani. Lei li ignorò.

Passò del tempo e arrivò il secondo avvertimento a Dina di non parlare con me.

Era un giorno qualunque, lei aveva dormito da me quella notte, ero felice, di pomeriggio a fine del suo turno di lavoro decidemmo di prenderci qualcosa da mangiare al bar, ci sedemmo, scambiammo due parole e lei tornò in stanza.

WhatsApp Image 2019-02-10 at 08.51.42La sera mi disse di aver litigato con Ebraeem: il loro Quality Manager la aveva vista mangiare con me al bar. Era appena stata cacciata dal villaggio.»

«Erano le 2 di notte, mi disse di passare dalle scale esterne, in modo tale da scambiarci le nostre cose e di poterci salutare dal balcone, per l’ultima volta. Uscì dalla stanza, salì le scale, lei era al balcone, un metro da me: non dissi niente, accesi una sigaretta e la guardai triste negli occhi mentre fumavo e le porgevo la mano in segno di conforto stringendo la sua.»

«Sentii dei passi, era il suo capo animatore, Ebraeem, camminava nel corridoio verso di me, mi girai, guardai lei, rientrò velocemente ritirando la mano che stavo tenendo: era molto arrabbiato e parlava velocemente, diceva che non dovevo parlarle, disse che non devo parlare con le sue ragazze, mi misi a ridere e dissi semplicemente che non ha senso quello che dice visto che la sta cacciando dal villaggio. Chiamò Francesco al cellulare, ignaro che in quel momento fosse nella camera di sotto ad amoreggiare con le argentine.»

«Ebraeem disse a Francesco che era sbagliato tutto questo, la relazione fra me e Dina, io che la andavo a trovare di notte nelle scale in stile Romeo e Giulietta, e di non so quali altre cose. Francesco rispose molto semplicemente che secondo lui, un qualsiasi membro del suo team può solo gioire da un qualsiasi rapporto con qualsiasi persona del villaggio, quindi non vede il motivo di vietare questo rapporto.

Era ovvio che Ebraeem la pensava diversamente, ma non potendo agire su di me se la prese con Dina: io e Francesco ritornammo in camera dove c’erano le argentine che ci aspettavano, Ebraeem entrò nella stanza di Dina dove le urlò come sempre tante offese, questa volta Dina delusa dalla situazione gli disse che le sue parole non la toccavano, non è più il suo capo,  l’indomani sarebbe tornata a casa.

Lui ovviamente non poteva incassare il colpo e replicò esplicitamente che era grazie a lui se lei stesse passando la notte in hotel, lei, orgogliosa e arrabbiata con lui gli disse che poteva fare come voleva.

Erano le 3:30 di notte, Dina venne cacciata dall’hotel in mezzo a 200km di deserto.»

«Fortuna volle che Dina conobbe un egiziano quella settimana, questo avvertito da Dina della  situazione, prese la macchina e l’accompagnò in città dove prese un autobus per casa.

Piansi, parecchio.

WhatsApp Image 2019-02-10 at 08.54.13Ormai era il mio giorno della partenza, ci fu una festa in camera con le argentine, mi fecero trovare la stanza piena di palloncini, ero felice, era stata una bella avventura; fortunatamente riuscì ad organizzarmi con Dina il giorno della mia partenza, siamo rimasti tutta la notte a parlare; venne a trovarmi all’uscita dell’hotel, prendemmo il bus diretto all’aeroporto; rimase per poco più di un ora.

Scendemmo dal pullman, presi la valigia, ci stavamo salutando, non so se era un addio, ma ero troppo triste per essere un saluto.»