Lo spauracchio della manovra bis: lo scontro continua

Di Vincenzo Mignano – Mercoledì 27 febbraio 2019 verrà pubblicato, dalla Commissione europea, assieme a quelli relativi agli altri Stati membri, il Country report dedicato all’Italia, attraverso cui Bruxelles si esprimerà sulle strategie economiche intraprese dal Governo giallo-verde. Secondo le prime anticipazioni, fornite da Repubblica, il fascicolo di circa 50 pagine attaccherebbe drasticamente i principali punti di forza posti alla base della legge di bilancio italiana 2019, in quanto la renderebbero priva di «misure capaci di impattare positivamente sulla crescita di lungo termine».

Tale analisi – che viene effettuata a cadenza annuale sullo stato delle economie riguardanti i Paesi dell’Unione Europea (UE) – colpirebbe sia il discusso Reddito di cittadinanza, che la Quota 100. Con riferimento al primo, la principale critica mossa dalla Commissione europea verterebbe sull’incapacità della misura di comportare effetti positivi e decisivi sul Prodotto interno lordo (Pil), così come di incidere in modo significativo sull’occupazione; in merito alla seconda, invece, l’Istituzione UE sembrerebbe sottolinearne l’inefficienza economica, nonché l’effettiva e preoccupante capacità di «aumentare la spesa pensionistica e peggiorare la sostenibilità del debito».

Nonostante siano arrivate delle smentite da parte della Commissione europea, che ha invitato l’opinione pubblica a «non fidarsi di articoli fondati su fughe di notizie o fonti anonime», appare di facile intuizione immaginare che le indiscrezioni pubblicate da Repubblica, relativamente al Country report sull’Italia, risultino plausibili e veritiere.

Una conferma di ciò può rintracciarsi nelle Previsioni economiche d’inverno 2019, pubblicate proprio dalla medesima Istituzione UE, attraverso le quali si è passati da una stima di crescita del Pil pari all’1,2% a un ribasso della stessa allo 0,2%; un dato, questo, che ha collocato l’Italia all’ultimo posto tra i Paesi dell’Unione Europea, sia nel 2019 che nel 2020, con un sostanziale distacco rispetto agli altri Stati membri (Germania 1,1%; Francia 1,3%).

All’interno del relativo documento, reso noto attraverso un comunicato stampa del 7 febbraio 2019, l’esecutivo UE ha sottolineato come «il PIL della zona euro dovrebbe crescere dell’1,3 % nel 2019 e dell’1,6 % nel 2020 (previsioni d’autunno: 1,9 % nel 2019 e 1,7 % nel 2020)», determinando una crescita, seppur rivista al ribasso, anche del Prodotto interno lordo dell’Unione Europea sino «all’1,5 % nel 2019 e all’1,7 % nel 2020 (previsioni d’autunno: 1,9 % nel 2019 e 1,8 % nel 2020).»

Si tratta di dati significativi che hanno permesso di porre l’accento sulla dicotomia che sussiste, nel più ampio panorama UE, tra il costante sviluppo dell’economia europea e la sua incontrovertibile frenata dovuta al «rallentamento della crescita del commercio mondiale, in un contesto in cui la fiducia è minata dall’incertezza e il prodotto in alcuni Stati membri ha risentito negativamente di fattori interni temporanei quali perturbazioni nella produzione automobilistica, tensioni sociali e incertezze della politica di bilancio.»

Conferenza stampa sul bilancio spagnolo 2015La valutazione negativa delle principali misure del Documento di Economia e Finanza (DEF), effettuata già a più riprese dalla Commissione europea, trova un ulteriore fondamento anche nelle dichiarazioni del Vicepresidente responsabile per l’Euro e il dialogo sociale, nonché per la stabilità finanziaria, i servizi finanziari e l’unione dei mercati dei capitali, Valdis Dombrovskis, il quale, nel sottolineare gli obiettivi che gli Stati membri devono realizzare, ha evidenziato l’importanza di «agevolare gli investimenti, intensificare gli sforzi per realizzare le riforme strutturali e perseguire politiche di bilancio prudenti».

Affermazioni, queste, che ben si allineano alle preoccupazioni della Commissione europea, in merito all’instabilità economica che potrebbe discendere dalla realizzazione dei vari punti programmatici costituenti la manovra finanziaria.

In un contesto come quello appena descritto, appare semplice dar credito anche alla previsione – che risulterebbe espressa nel Country report sull’Italia – secondo cui il debito italiano resterebbe «un alto fattore di rischio», nonché «una potenziale fonte di contagio per tutta l’Eurozona». Questa prospettiva trova spessore nella convinzione che la riduzione del debito medesimo potrebbe esser compromessa dai piani di bilancio del Governo giallo-verde, i quali porterebbero, quale logica conseguenza, a un indebolimento della ripresa e a un aumento del costo del credito.

L’elevato livello di incertezza economico-politica – che caratterizza, in misura sempre maggiore, il rapporto sussistente tra la Commissione europea e l’esecutivo italiano – ha aperto le porte all’ipotesi di una manovra bis, in sostituzione della precedente soluzione concernente la procedura d’infrazione per i disavanzi eccessivi (PDE) prevista dall’art. 126 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea (TFUE).

Secondo quanto sarebbe previsto nelle conclusioni del Country report, «un aggiustamento a breve termine degli squilibri macroeconomici, che potrebbero anche ugo2peggiorare», non sarebbe concretamente realizzabile, anche alla luce del forte rallentamento subito dallo slancio delle riforme del 2018, determinato dal Governo giallo-verde, che ha reso più reali i rischi di una recessione.

Alla prospettiva di una manovra bis, ha risposto il Ministro dell’Economia e delle Finanze, Giovanni Tria, il quale ha assicurato la presenza di risorse «per due miliardi di euro», sottolineando come parlare di un’eventuale manovra correttiva sia «alquanto prematuro a poco più di due mesi dal confronto con le istituzioni europee che hanno valutato positivamente la manovra di bilancio a seguito del negoziato».

Lo spauracchio della manovra bis – che, con molta probabilità, prenderà corpo a seguito delle elezioni europee di maggio – ha reso più evidenti le fratture che si palesano, nel dibattito relativo alla legge di bilancio 2019, tra Commissione europea e Governo M5s-Lega.

Le incertezze sulla posizione politica dell’esecutivo italiano e le anticipazioni fornite da Repubblica sul Country report sull’Italia – che verrà pubblicato mercoledì 27 febbraio prossimo – hanno contribuito a incrementare ulteriormente tale clima di tensione, a danno della credibilità del Paese e della stabilità economica dell’Eurozona, con evidenti ripercussioni sui mercati. Da quanto si può dedurre, sembrerebbe che, ancora una volta, la via dello scontro sia stata preferita a quella dell’incontro e del dialogo costruttivo tra le Istituzioni.


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