La crisi nella crisi: la carenza alimentare in Venezuela

Di Federico Mazzara – L’escalation delle tensioni politiche ha messo in risalto questioni finite in sordina negli ultimi anni. I venezuelani che riescono ad abbandonare il Paese raccontano di lunghe file ai supermercati, di razionamenti e di scaffali vuoti. La scarsità alimentare del Paese, è una questione scottante ormai da qualche anno, su cui la stampa internazionale ha riacceso i riflettori.

Ripercorrendone le cause, è inevitabile fare riferimento alla gestione economica del governo Chavez prima e di Maduro dal 2012. Tre sono le grosse falle da cui è derivata una situazione economica ingestibile: un’economia da rentier state dipendente quasi per intero dalla vendita del petrolio, il tasso di cambio fisso del bolivar e il controllo sui prezzi dei beni di prima necessità.

Il tasso di cambio fisso del bolivar fu introdotto dopo che le prime riforme del governo Chavez, sul settore petrolifero e agrario, causarono una fuga di capitali. Anche l’andamento delle esportazioni del petrolio influì sulla decisione. In periodi floridi, le importazioni venivano pagate con i proventi del mercato petrolifero. Nelle fasi di caduta dei prezzi, e calo dei guadagni, vi era il rischio della diminuzione drastica delle riserve valutarie e conseguentemente di default. Per scongiurarne il rischio, i criteri per avere accesso ai dollari al tasso ufficiale di cambio vennero inaspriti.

Dall’altra parte, evitare le libere fluttuazioni e la probabile svalutazione, dato l’andamento dell’economia, era un modo per non ammettere le colpe di una gestione non efficiente. In realtà, il tasso di cambio ufficiale non rispecchiava il reale andamento del mercato e ben presto nacque un mercato nero, in cui il tasso di cambio era almeno il doppio del tasso ufficiale, quando ai minimi.

monopoliData la tendenza abbastanza naturale dei commercianti di adeguare il prezzo delle merci al tasso di cambio in nero, fu imposto il controllo dei prezzi dall’alto su alcuni beni. Col risultato di creare opportunità enormi per il mercato nero, con possibilità di speculare sia sui tassi di cambio che sulla rivendita dei beni acquistati a prezzi controllati (e ridotti). Da una parte, aziende importatrici che avevano accesso al tasso di cambio ufficiale, una volta ottenuti i dollari non importavano più e rivendevano dollari nel mercato nero, o rivendevano merce all’estero in dollari per poi riscambiarli al mercato nero.

supermerDall’altra, era in voga la tendenza a rivendere a prezzo di mercato nei Paesi confinanti, soprattutto in Colombia, i beni acquistati a prezzo controllato.

Da qui, il pretesto per la nascita del fenomeno dei bachaqueros, cittadini comuni reinventatisi grossisti, che attraverso accordi con i gestori dei supermercati, acquistano grandi quantità di merci per poi rivenderle a prezzi iper maggiorati, contribuendo alla scarsa disponibilità di beni di prima necessità. Si è cercato di arginare il problema attraverso le impronte digitali e la richiesta del documento d’identità prima dell’ingresso ai supermercati per l’acquisto della razione di cibo. Soluzione non adeguata: i bachaqueros acquistano merce all’asta prima che questa giunga negli scaffali dei supermercati, grazie alla complicità delle catene di distribuzione.

190207115809-juan-guaido-venezuela-swearing-in-exlarge-169Attualmente, la situazione è in stallo: Maduro ha sbarrato un ponte alla frontiera con la Colombia, per impedire l’ingresso di aiuti umanitari, col timore di celate ingerenze militari da parte degli Stati Uniti. La soluzione di conciliazione diplomatica proposta dal gruppo di contatto sul Venezuela, a cui hanno preso parte alcuni paesi UE (tra cui Italia, Francia e Germania) e Uruguay, Messico, Bolivia, Ecuador e Costa Rica, non è piaciuta né a Guaidò né a Maduro.

Non senza una buona dose di ipocrisia, secondo la maggior parte dei Paesi UE oltre che gli Stati Uniti, Guaidò, autoproclamatosi presidente, sarebbe un interlocutore molto più autorevole nella transizione verso le nuove elezioni rispetto a Maduro. Buona catastrofe.


1 commento

I commenti sono chiusi