Altri migranti in bilico: 49 persone attendono il loro destino

Di Redazione – È durata 12 giorni la permanenza in alto mare della Sea Watch 3, l’imbarcazione con a bordo 32 migranti salvati il 22 dicembre. È stata Malta ad autorizzare la nave della ONG ad attraccare presso le proprie coste – ma non a sbarcare i migranti sulla nave – dopo averla accolta nelle proprie acque territoriali per ripararsi da una tempesta imminente. In tutti questi giorni di festa e indifferenza nessun paese aveva accettato di accoglierla.

GkAFDbWn_62811680Stesso destino è stato riservato alla Sea Eye, un’altra nave dell’omonima organizzazione umanitaria, anche questa ancora in mare con 17 persone a bordo, salvate il 29 dicembre da morte certa nel Mar Mediterraneo.

Il team medico a bordo della Sea Watch 3 ha riferito di un grave peggioramento delle condizioni di salute dei migranti a bordo, con la fine delle scorte necessarie, data l’eccezionalità di una permanenza così lunga in isolamento dalla terraferma.

I Paesi Bassi hanno già annunciato la propria disponibilità ad accogliere alcuni dei 32 migranti attraccati nel porto maltese. «I Paesi Bassi hanno indicato la disponibilità a prendere in considerazione un numero proporzionale di migranti che sono a bordo di Sea-Watch 3, a condizione che altri paesi europei facciano lo stesso», ha detto il portavoce del ministero della sicurezza e della giustizia Lennart Wegewijs.

Diverse città della Germania si sono proposte per l’accoglienza dei migranti mentre, in Italia, il capoluogo siciliano Palermo – su dichiarazione diretta del sindaco Leoluca Orlando – ha dichiarato di voler accogliere quanti sbarcheranno, siano essi della Sea Watch o della Sea Eye.

migrants_rescued_by_sea_eyeLa Sea Watch non era attrezzata per il supporto e l’alloggio a lungo termine. Il cibo a bordo, che stava iniziando a esaurirsi, era pensato per un uso a breve termine e non conteneva abbastanza nutrienti e fibre. Inoltre molte delle persone sulla nave stavano soffrendo di mal di mare da giorni, e la condizione generale di vulnerabilità rendeva tutti gli ospiti esposti a malattie infettive di ogni tipo.

Tra le 32 persone in questa nave ci sono inoltre tre bambini a bordo, uno di appena un anno e gli altri di sei e sette anni di età. Una situazione divenuta insostenibile e tuttora in bilico per una collocazione sicura e stabile.

Dalla nave alcune dichiarazioni della situazione vissuta (e che si vive) sulla Sea Watch, la nave col carico più numeroso di persone: «l’incertezza prolungata li sta mettendo sotto molta tensione, molti di loro stanno perdendo la loro fiducia nelle nostre operazioni, il che limita le nostre possibilità di fornire un aiuto mentale e mettere così in pericolo la sicurezza dell’intera nave», ha riferito lo staff medico a bordo, ormai esausto per le settimane passate in mare.

Ong-Sea-Eye-Ultimatv«La Libia non è e non deve essere una porta di ritorno. Invitiamo gli Stati membri a sostenere il lavoro delle navi umanitarie di ricerca e soccorso, a condividere la responsabilità per tutti i richiedenti asilo che entrano nell’Ue, indipendentemente dal porto di ingresso, e per consentire l’accesso alla sicurezza e alla protezione in tutta l’Ue» affermano gli attivisti impegnati sulle navi.

È rimasto inascoltato l’allarme lanciato dall’UNHCR, l’Agenzia delle Nazioni unite per i rifugiati, che ha chiesto agli Stati europei di offrire un porto sicuro e garantire al più presto lo sbarco alle due navi. La Sea Eye e la Sea Watch restano in mare, seppur attraccate a Malta, e in attesa di indicazioni per la distribuzione dei migranti. In tutto questo, un mare di irresponsabilità e lentezza verso l’annosa emergenza che ci riguarda tutti e che, nonostante la sua gravità, continua a passare in secondo piano.


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