Il rientro annunciato all’italiana: si lascia l’Afghanistan?

Di Marco Cerniglia – La missione italiana in Afghanistan sta per concludersi, secondo la ministra della difesa Elisabetta Trenta. Si starebbe infatti valutando il ritiro delle truppe del nostro Stato dallo scenario afghano, aperto nel 2001 per far fronte alla minaccia internazionale del terrorismo, dopo l’attentato dell’11 settembre dello stesso anno.

Operation Enduring FreedomL’operazione, nata come anglo-americana, dal nome Enduring Freedom, doveva essere una forma di rivalsa degli USA contro i mandanti dei terroristi di Al Qaeda che avevano preparato l’attentato alle Torri Gemelle, capitanati da Osama Bin Laden.

Il mullah Omar, l’allora leader del regime talebano in Afghanistan, era un grande amico di Bin Laden; a quanto pare, è in nome di questa amicizia che il principale mandante dell’attentato dell’11 settembre aveva ottenuto una zona del territorio afghano per se’ e i suoi seguaci. Tuttavia, sembra che a quanto pare Omar non fosse a conoscenza (o perlomeno, non appieno) dei piani di Al Qaeda.

L’amministrazione del tempo, guidata da George W. Bush, decise di intraprendere quindi una azione militare, senza apparentemente effettuare procedure diplomatiche in una prima fase. Il sentimento di rivalsa e il desiderio di dimostrare la potenza americana portarono quindi all’avvio dell’azione militare, che perdura ancora oggi, con un bilancio di vittime tra i soldati americani di circa 2300 persone. Una lunga guerra, durata 17 anni, che adesso sarebbe in procinto di terminare anche sul fronte americano.

Donald Trump al momento starebbe trattando con i talebani, che hanno riaffermato la loro presenza e il loro controllo del territorio, dopo il cambio di focus americano verso l’invasione dell’Iraq nel 2003. Adesso, invece, gli Stati Uniti si trovano a fare da mediatori tra i taliban e il governo di Kabul, da loro considerato come un fantoccio con cui si rifiutano di trattare. 

Italian_army_in_Afghanistan.jpgI termini di questo eventuale accordo sono alquanto dubbi: alle truppe talebane viene chiesto solo di impedire che l’Afghanistan possa diventare nuovamente una base del terrorismo internazionale, senza neppure l’organizzazione di un cessate il fuoco per il ritiro dei soldati, e di un dialogo senza mediazione col governo ufficiale di Kabul. Si teme quindi la possibilità che il paese torni in mano alle vecchie forze talebane, portando a un nuovo periodo di instabilità politica e militare nel territorio.

E’ questo impeto diplomatico degli Stati Uniti che avrebbe ispirato le parole della ministra Trenta? Non si sa per certo, ma sembra che non vi sia accordo nelle forze di maggioranza in merito a questa decisione. Si pensa che la spinta sia unicamente dal premier Conte e dal Movimento 5 Stelle, in quanto la Lega avrebbe tenuto la bocca cucita in merito.

Il ministro degli Esteri, Enzo Moavero Milanesi, nega addirittura di essere stato informato di questa decisione, che ritiene affrettata. Parere condiviso dall’ex generale Marco Bertolini, ora in pensione dal servizio attivo, riserva della ministra Trenta nel governo Conte. Secondo il generale, il ritiro sarebbe una scelta più che legittima per uno stato sovrano, ma la tempistica sarebbe tipica di ogni decisione italiana sull’esercito: affrettata e poco ponderata.