Io l’ho rosso, e tu?

Di Martina Costa – Distinto essenzialmente in quattro diverse colorazioni, il passaporto è una creazione del 900 volta a dotarci di un biglietto da visita che identifica la nostra provenienza.

Il passaporto, simbolo di una certa libertà di movimento, rappresenta uno status. Qual è la facilità di nascere in un paese con passaporto rosso? Muoverci, spostarci, girare il mondo, qualcosa che abbiamo dato per scontato sin dalla nostra giovane età. Generazione Erasmus ci chiamano. Ma davvero apprezziamo i privilegi di tutto ciò?

passaporto-bambini-come-fare-domandaPer entrare in un Paese straniero, occorre soddisfare i requisiti previsti dalle leggi locali e gli accordi tra i Paesi coinvolti. Un passaporto è un documento rilasciato dalla patria di origine che permette di viaggiare fuori dai confini nazionali. Avere un passaporto non sempre garantisce la possibilità di potersi spostare.

Spesso è infatti richiesto un visto, rilasciato dalle rappresentanze diplomatiche e consolari del Paese verso il quale ci si vuole spostare. La possibilità di lasciare il proprio Paese è sempre lasciata alla discrezionalità del Paese ospitante, che stabilisce i criteri necessari per entrare nel proprio paese.

È chiaro, e nessuno lo mette in dubbio, per viaggiare occorre il passaporto e il visto. La domanda che sorge spontanea è la seguente: perché un tunisino per un soggiorno in Italia di breve durata, è costretto a rispondere all’autorità competente a domande investigative ed estremamente personali?

«Sei sposato? Se sì, cosa fa il coniuge? Per quanto tempo sei stato sposato? Puoi mostrare il tuo estratto conto bancario? Hai una fidanzata/fidanzato che vive in Italia? Hai bambini? Se sì, quanti anni hanno, cosa fanno? Hai qualche relazione con una persona coinvolta nelle ultime attività terroristiche? Conosci i redditi annuali di tuo figlio/figlia? Come trascorrerai il tuo tempo quando tua figlia/tua nuora andrà a lavorare? Quali sono i tuoi piani dopo il tuo ritorno dal viaggio? Cosa hai detto che fa tua madre? Cosa sai del paese che stai visitando?»

Oltre all’intervista, i richiedenti sono costretti a pagare tra i 60 e i 120 euro, a seconda del visto che richiedono. Il pagamento in ogni caso non conferisce alcun diritto al rilascio del visto. Presentare i documenti richiesti e pagare le somme previste, possono comunque essere facilmente bypassate dalle rappresentanze consolari o diplomatiche che possono rigettare la richiesta del visto anche per motivazioni dettate dal semplice dubbio.

Più che un visto, sembra un calvario. Una trafila costosa e lunga mesi, che non necessariamente conduce all’ottenimento del visto.

E allora, mi chiedo, è davvero il colore del passaporto a determinare tutto? Cosa mi rende privilegiato se non il dannato posto in cui sono nata?

E da siciliana mi rendo conto che la mia fortuna è a un “passo di culo” dalla vera apertura. Da quel posto che ti aiuta ad apprezzare la bellezza e la profondità di ogni paesaggio. Quel posto in cui la gente che ti incontra è curiosa di sapere qual è la città che porti nel cuore. In cui le persone ti parlano felici dei loro viaggi o di quelli di amici e parenti in giro per il mondo. Di passare dai tuoi occhi per godere di paesaggi ancora troppo lontani, abusando della tua memoria per sentirsi un po’ più vicini al mondo.

Il passaporto è basato, così come la nazionalità, sulla superiorità di alcuni Stati nazione e sulla loro rilevanza nello scenario internazionale. E allora capiamo che non è solo il potere intrinseco del passaporto ad aprirci le porte del mondo, ma anche l’uso che internamente gli Stati decino di farne.

eviIl passaporto effettua quindi una valida trasformazione delle differenze raziali in caratteristiche nazionali, giustificando così la propria apertura o chiusura al mondo. Questo potrebbe allora spiegare perché gli Emirati Arabi si collocano al primo posto nel ranking mondiale del Passaport Index 2019, che classifica il potere dei passaporti di 199 paesi, mentre per esempio alla Tunisia spetta solo il 127 posto.

Schengen, la libertà di movimento, prendere un aereo e andare, fa tutto parte di un mondo di circostanze in cui abbiamo avuto la fortuna di ritrovarci. Ci è stato dato in dono. Non per merito o per bravura. E neanche per possibilità economiche o per intelligenza e senza civico.

Siamo stati maledettamente fortunati. Fortunati a nascere dalla parte giusta del mondo.