Il lato (non) oscuro dell’Arabia Saudita

Da Inchiostro Virtuale

Di Virginia Taddei – Che l’Arabia Saudita non fosse un Paese per donne era cosa nota, anche se la concessione di poter conseguire la patente di guida e la recentissima novità in materia di divorzio, per il quale ora si prevede un avviso tramite sms, potrebbero far pensare a piccolissimi margini di miglioramento.

La faccia oscura dell’Arabia Saudita non è, infatti, oscura ad alcuno. Anzi, negli ultimi tempi il ricco Paese arabo è finito più volte sotto i riflettori dell’Occidente.

Da ultimo, in Italia è sorta una questione mediatica per la decisione di disputare la finale di Supercoppa Italiana tra Juventus e Milan proprio in Arabia Saudita, precisamente a Gedda, a causa della disposizione dei posti all’interno dello stadio, che rispecchiano la condizione in cui versano le donne nel Paese Mediorientale.

Dell’Arabia Saudita avevamo parlato anche noi, in occasione dell’uccisione del giornalista dissidente Jamal Khashoggi, per il quale, a tre mesi dalla morte, si è aperto il processo a Riad nei confronti di undici sospetti accusati di essere coinvolti nel delitto.

unnamedPiù di recente la vicenda di Rahaf Mohammed al Qunun ha riportato il Paese arabo sui giornali di tutto il mondo. La giovane 18enne, figlia di un governatore saudita, ha abbandonato la religione islamica e per questa ragione, secondo quanto ha raccontato ai giornali, i suoi parenti hanno minacciato di ucciderla.

Per tale ragione Rafah, che si trovava in Kuwait con la famiglia, è scappata, prendendo un volo con destinazione Australia, dove aveva intenzione di richiedere asilo politico. Durante uno scalo a Bangkok, però, secondo quanto riportato dalla BBC, un diplomatico saudita avrebbe requisito il suo passaporto.

La giovane saudita si è allora barricata dentro la stanza di un hotel situato proprio all’interno dell’aeroporto thailandese e ha chiesto aiuto ad autorità internazionali e Paesi stranieri su Twitter, per evitare di essere costretta dalla polizia dell’immigrazione a salire su un aereo per fare ritorno in Kuwait, dove ad attenderla c’era la sua famiglia che ne aveva denunciato la scomparsa.

saudi_arabia_14_april_2017_f8Un caso simile avvenne nell’aprile 2017, quando un’altra donna saudita, la 24enne Dina Ali Lasloom, in transito per l’Australia, fu fermata nelle Filippine e costretta con la forza al rimpatrio. Fuggiva dall’Arabia Saudita perché non voleva più sottostare al controllo di un guardiano maschio e alle pesanti limitazioni ai diritti delle donne. Di lei non si hanno avuto più notizie, ma secondo i media internazionali sarebbe stata rinchiusa in una struttura detentiva. Continua a leggere su Inchiostro Virtuale…