Just a ride: da Palermo il corto per ricordarci di «restare umani»

Di Daniele Monteleone – Da Palermo parte un messaggio semplicissimo di umanità, quello che sta alla base dell’esistenza di questa specie maledetta e bellissima allo stesso tempo. Un messaggio che non parla d’altro che di collaborazione tra di noi, di aiuto per chi ne ha bisogno, in questa (unica, ricordiamolo!) vita che non è altro che un giro di giostra.

48209135_361325534448038_6066564099267887104_oIl cortometraggio, ennesimo lavoro del regista palermitano Roberto Mannelli, si discosta nettamente dall’ultimo “Igea” e dalle precedenti produzioni per privilegiare la comunicazione di un richiamo all’umanità. Appare opportuno questo promemoria sociale: non facciamo altro che riempirci di paura illudendoci che la felicità consista in tutti quei beni personali che «devono essere reali», mentre invece stiamo solo facendo il nostro giro e non ci accorgiamo di quanto amore possiamo profondere sulla giostra.

“Just a ride”, il video realizzato a Palermo con uno straordinario cast di attori, prende diretta ispirazione dal monologo di Bill Hicks, il celebre comico e musicista statunitense morto ormai 25 anni fa a causa di un cancro al pancreas. Tradotto in diverse parti, riadattato e modificato all’occorrenza dal regista palermitano, Just a ride «è un monologo corale sul senso della vita. Una sorta di spot verso questa fantastica “giostra” che è la vita» come scrive lo stesso Mannelli sulla sua pagina Facebook. Impossibile perdere l’attenzione sullo scorrere di parole e volti così intensi.

Chi vi ha partecipato, chi ha dato il proprio contributo artistico e tecnico, è un gruppo di professionisti di altissimo livello: Ernesto Maria PonteClelia CuccoGiuseppe MontapertoElena PistilloMario GioèArianna Scuteri, (questi ultimi due protagonisti di Igea), Giuseppe BattiloroFrancesca D’AstaAngelo Cincotta. Alla camera Emilio Monastra, al comparto audio Ugo Di Piazza, e per le foto di scena Fabiola BivacquaDi seguito il video del backstage di Just a ride.

Nell’era dei “buonisti” e dei “cattivisti” – come sono stati recentemente definiti da diversi giornali coloro che dimostrano un comportamento spietato contro i più deboli – abbiamo ancora (e più) bisogno di appelli così semplici e così difficili allo stesso tempo, vuoi perché siamo troppo occupati a guardare il nostro orticello, vuoi perché i nuovi tempi mediatici ci hanno abituato alla comunicazione flash. E preferiamo l’ignoranza a una lettura, o a un documentario o a un cortometraggio. Ma per una riflessione su questa vita, su «cosa si può realmente fare, sin da subito e senza alcuno sforzo, per renderla un giro di giostra migliore», non è mai troppo tardi.

Contro il cattivismo, in favore di un “disincanto” su una vita da prendere un po’ meno sul serio – o forse molto di più, se vogliamo farne un percorso reale d’amore per gli altri – «restiamo umani», come diceva sempre l’attivista e giornalista italiano Vittorio Arrigoni. Restiamo quelli che collaborano e cooperano per migliorare la posizione di chi si trova in svantaggio; tendiamo la mano per salvare chi sta annegando perché probabilmente chi sta annegando, e nel proprio mare di illusioni, siamo noi. Salviamoci finché siamo in tempo, salviamoci finché giriamo.