A cosa ci è servito l’ultimo Consiglio europeo del 2018?

Di Adriana Brusca – Il Consiglio europeo, composto dai capi di Stato e di governo degli Stati membri, dal suo presidente, il polacco Donald Franciszek Tusk, dal presidente della Commissione UE, Jean-Claude Juncker, e dall’alto rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Federica Mogherini,  si è riunito per il suo meeting ordinario – ai sensi dell’art. 15 TUE – il 13 e il 14 dicembre, allo scopo di definire le priorità e gli ori­­­entamenti politici generali dell’Unione.

Nell’ambito dell’atteso vertice, i leader degli Stati membri hanno trattato le più importati questioni che l’Unione Europea, oggi, è chiamata a fronteggiare – riportate, poi, nelle sue note conclusioni tra le quali: la migrazione, la Brexit, il mercato unico, il quadro finanziario pluriennale, i cambiamenti climatici, le relazioni esterne dell’Unione, la politica estera di sicurezza e difesa, la disinformazione e la lotta contro il razzismo e la xenofobia.

A fronte di un’agenda così vasta, tuttavia, sono poche le novità concordate nel summit europeo, dove sembra essere prevalsa la retorica, laddove molteplici questioni rilevanti sono finite in secondo piano, a causa della costante prevalenza dell’ottica della cooperazione intergovernativa, a scapito di una visione sovranazionale.

Con riferimento alle questioni migratorie, che rappresentavano uno dei punti maggiormente attesi del meeting internazionale, il Consiglio europeo ha rilevato come il numero degli attraversamenti illegali delle frontiere comunitarie si sia ridotto – e continui a ridursi – rispetto ai dati registrati nell’ambito dell’ultima crisi migratoria.

Tale fattore sembra essere il risultato di una migliore gestione del fenomeno che, in conformità con le conclusioni di giungo e ottobre 2018, secondo il presidente, ha garantito un controllo più efficace delle frontiere esterne dell’Unione, mediante il rafforzamento dell’azione e della dimensione esterna dell’UE, la lotta contro i trafficanti e una maggiore cooperazione con i Paesi di origine e di transito dei migranti.

Gli obiettivi futuri, oltre al potenziamento dei punti già citati, prevedono l’incremento della sorveglianza di tutte le rotte esistenti ed emergenti, la definizione dei negoziati sulla guardia di frontiera e sulla guardia costiera europea, nonché la conclusione delle trattative sui rimpatri, sull’Agenzia dell’UE per l’asilo e sul sistema europeo comune di asilo.

Uno dei temi più discussi è stato quello della Brexit, anche alla luce delle difficoltà riscontrate recentemente dal Parlamento britannico, in sede di approvazione dell’accordo. Il Consiglio europeo ha rifiutato tutte le richieste, di per sé molto generiche, della Prima Ministra Theresa May, dopo i tentativi già esperiti per ritrattare l’accordo a cui si era pervenuti a metà ottobre scorso.

A tal proposito, l’Istituzione UE ha ribadito la non rinegoziabilità dell’accordo – che, se ritrattato, potrebbe costituire un precedente ancor più pericoloso per lo sviluppo del processo di integrazione europea –, ma ha altresì precisato la necessità di costituire un partenariato quanto più stretto possibile con il Regno Unito. A riguardo, si è discusso della funzione attribuita alla soluzione di salvaguardia (cd. Backstop), intesa quale strumento assicurativo volto a evitare una frontiera fisica con l’Irlanda, al fine anche di garantire l’integrità del mercato unico.

Tale soluzione, secondo i leader europei, costituisce un’extrema ratio, al punto tale da imporre all’Unione di concordare, entro dicembre 2020, una modalità alternativa che permetta di non ricorrere al Backstop; al contrario, Theresa May ha chiesto di istituire una data di scadenza di tale accordo temporaneo, che dovrebbe vigere tra il periodo di transizione e il nuovo accordo commerciale che si spera possa essere negoziato, al fine di accaparrarsi il consenso di una porzione di conservatori britannici, nella convinzione che la soluzione di salvaguardia non solo possa essere avviata, ma possa anche permanere per un periodo molto lungo.

Il Consiglio europeo ha sottolineato che qualora si dovesse comunque fare ricorso al Backstop, questo resterebbe in vigore solo per il tempo strettamente necessario all’approvazione di un nuovo accordo. Per pervenire ad una soluzione su tale punto, probabilmente, sarà necessario attendere un successivo summit internazionale.

Con riguardo al mercato unico, il Consiglio europeo ha ricordato come questo, a 25 anni dalla sua costituzione, non solo rappresenti uno dei più rilevanti successi dell’Unione, ma contribuisca anche ad apportare dei concreti benefici alla vita dei cittadini degli Stati membri, mediante il miglioramento del livello di welfare, la promozione di una crescita inclusiva, la creazione di nuovi impieghi e l’incremento degli investimenti di capitali.

In vista dei mutamenti istituzionali che l’Unione europea subirà nel 2019, il Consiglio europeo ha invitato il Parlamento UE e il Consiglio dell’Unione europea, in qualità di co-legislatori, a concordare, entro la fine dell’attuale legislatura, il maggior numero di normative in sospeso in materia di mercato unico, al fine di rimuovere – specialmente nel settore dei servizi – tutti gli ostacoli ingiustificati ancora oggi presenti, alla luce anche delle nuove sfide che il mercato globale impone, compresa quella relativa allo sviluppo delle nuove intelligenze artificiali.

Il Consiglio europeo, a riguardo, non ha esitato a rinnovare ai leader presenti l’invito a rafforzare, all’interno dei singoli ordinamenti degli Stati membri, l’applicazione del diritto dell’Unione, al fine anche di incrementare il rapporto sinergico sussistente tra gli stessi e l’UE, in applicazione dei principi di proporzionalità e di sussidiarietà. Per approfondire tale tema, anche in questa ipotesi sembra si dovrà attendere la primavera del 2019, nella quale il Consiglio europeo sarà chiamato a discutere di mercato unico e politica digitale europea, in vista della preparazione della prossima agenda strategica.

In riferimento al futuro quadro finanziario pluriennale, dopo aver accolto favorevolmente i risultati del lavoro svolto nei precedenti mesi, il Consiglio europeo ha invitato la prossima presidenza rumena a continuare a perseguire gli obiettivi previamente concordati, al fine di pervenire ad un accordo effettivo, nell’ambito del medesimo summit previsto per l’autunno 2019.

Un ulteriore banco di prova è stato rappresentato dalla discussione in tema di cambiamenti climatici: in seguito alla presentazione della comunicazione della Commissione, rubricata “Un pianeta più pulito per tutti”, nonché alla luce delle conclusioni della COP 24 di Katowice, degli orientamenti concreti sembra possano giungere entro il primo semestre del 2019, così da garantire il rispetto di quanto pattuito mediante l’accordo di Parigi, che ha previsto l’elaborazione di una strategia a lungo termine entro il 2020.

In merito al settore delle relazioni esterne e alla politica estera di sicurezza e difesa, un’attenzione peculiare è stata riservata allo stretto di Kerch e al Mar d’Azov, ove di recente si sono inasprite le tensioni internazionali: il Consiglio europeo ha ribadito il suo impegno per il rispetto del diritto internazionale, nonché per la garanzia della sovranità, dell’indipendenza e dell’integrità territoriale dell’Ucraina. L’Istituzione UE ha richiesto il rilascio immediato di tutti i marinai ucraini in stato di detenzione, la restituzione delle imbarcazioni sequestrate e il libero passaggio di tutte le navi per lo stretto di Kerch; nessuna giustificazione è stata concessa alla Russia per l’utilizzo della forza militare, così come per l’annessione illegittima della Crimea.

Nell’ambito della politica estera, inoltre, sono stati discussi i preparativi per il prossimo vertice del 24 e 25 febbraio, previsto con la Lega degli Stati arabi, anche alla luce dell’accordo di partenariato economico tra l’Unione Europea e il Giappone – già approvato dal Parlamento europeo ­­–, la cui entrata in vigore è prevista proprio per quel periodo. 

Con riguardo al settore della sicurezza e della difesa, invece, sono stati sottolineati i progressi compiuti nell’ambito della cooperazione strutturata permanente, mediante il miglioramento della mobilità militare, l’attuazione del programma europeo di sviluppo del settore industriale e della difesa, e il patto sulla dimensione civile della politica estera di sicurezza e difesa. Nell’ottica di un miglioramento dell’autonomia strategica dell’Unione, tali politiche dovrebbero contribuire a potenziare la funzione dell’UE quale garante della sicurezza internazionale, integrando le attività della NATO e rafforzandone la cooperazione.

Quanto al tema della disinformazione, il Consiglio europeo ha evidenziato come tale questione rappresenti, oggi, una difficile sfida strategica per l’Unione e per i sistemi democratici degli Stati membri, la quale necessita di una risposta urgente, costante e coordinata, anche al fine di assicurare elezioni europee e nazionali libere e regolari.

A riguardo, il Consiglio europeo ha posto l’esigenza di procedere all’attuazione di un piano congiunto contro la disinformazione – che operi sia con riguardo al versante interno, che a quello esterno – presentato dalla Commissione e dall’Alto Rappresentante, al fine di potenziare la cooperazione tra Stati, coinvolgere la società e il settore privato, e fornire risorse adeguate alle sfide in materia.

Il Consiglio europeo, infine, ha discusso il tema della lotta contro il razzismo e la xenofobia, condannando ogni forma di discriminazione e ribadendo l’impegno a combattere l’intolleranza verso “il diverso”, che sembra divagare soprattutto in alcuni Stati membri; proprio il 6 dicembre scorso, a riguardo, è stata adottata la dichiarazione del Consiglio per la lotta conto l’antisemitismo.

Al fine di porre un argine a tali fenomeni, il Consiglio europeo ha nuovamente messo in luce la necessità di incrementare le consultazioni e lo spazio di dialogo con i cittadini, nell’ottica anche di sviluppare una maggiore coscienza civile, nazionale ed europea.

L’ultimo Consiglio europeo del 2018, dunque, ha certamente trattato questioni di rilevanza non solo europea, ma anche internazionale; il peso politico di alcuni Stati membri, tuttavia, ha permesso all’Istituzione UE di dedicare maggiore attenzione a talune materie, come la Brexit e il mercato unico, piuttosto che ad altre, tra cui, ad esempio, la migrazione e la disinformazione; materie che, forse, avrebbero avuto bisogno di una presa di posizione maggiormente incisiva da parte di un’Unione che dovrebbe agire in maniera coesa, nel pieno rispetto del principio di solidarietà.

Quanto all’Italia, gli sforzi si sono concentrati nel tentativo di evitare una procedura di infrazione a causa dello sforamento del deficit, nell’ottica anche di una politica che sembra curare poco il contenimento del debito pubblico, in costante crescita; anche questa, forse, è stata un’occasione mal giocata per il bel Paese, che ha finito per limitarsi a trattare di temi economici che, seppur fondamentali, non hanno lasciato spazio alle tante questioni politiche e sociali che la attanagliano, sebbene trattate dal Consiglio europeo in questa sede, ma con maggiore riguardo ad altri Stati membri.


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