Che fai a Capodanno?

Di Silvia Scalisi – Ebbene sì, anche se non vogliamo ammetterlo, anche se c’è un’omertà di fondo che ci fa stare in silenzio di fronte all’evidenza, anche se tutti quanti noi da poco meno di un mese ci guardiamo negli occhi come anime in pena con lo sguardo che dice: «io so che tu sai che io so», anche se tutti vogliamo fingere che il problema non esista, la verità è un’altra. È dura, e fa male. Ma la si deve accettare con coraggio.

capodanno-The-Jackal-e1513597382207Ormai da settimane ognuno di noi combatte una lotta silenziosa, una lotta che inizia con la fatidica, terribile domanda, quella che quando viene pronunciata ti pietrifica che neanche le migliori “occhiatacce” di Medusa: che fai a Capodanno? 

O, se si vuole, anche nella versione col plurale maiestatis, che cela un coinvolgimento maggiore, una sorta di mal comune mezzo gaudio, una specie di «ci sono anche io in questa barca con te, e stiamo affondando»: che facciamo a Capodanno? O ancora, la versione impersonale, quella distaccata, fredda, che suggerisce indifferenza, per la serie «io chiedo ma non mi interessa»: che si fa a Capodanno? Bene, come la giri la giri, il succo non cambia.

natale-triste1Quelle 4-5 parole (a seconda della versione che si scelga) sono là, te le schiaffano in faccia senza preavviso e ti fanno crollare addosso una montagna, una sensazione paragonabile solo a quella provata di fronte ai parenti che a Natale ti chiedono: «E il fidanzatino?», «E quando ti sposi?», «E il lavoro lo hai trovato?».

insomma quelle domande simpatiche che ti fanno un po’ invidiare Marlena che non è tornata a casa, perché in fondo lei è furba e ha giocato d’anticipo proprio per evitare tutto questo. Mannaggia Marlena, lo potevi fare uno squillo e svelarci il tuo piano, che lo seguivamo tutti, eh!

Anche se nessuno ve lo dirà mai in faccia, è da metà novembre che ognuno di noi riceve inviti a serate più o meno improbabili per la notte di San Silvestro, inviti che verosimilmente hanno avuto due esiti diversi: o sono stati beatamente ignorati; oppure hanno avuto la nostra flebile attenzione con un “mi interessa” su Facebook (il “parteciperò” presuppone già un impegno troppo grande); tra questi ultimi chiaramente si dovrà distinguere tra quelli che sono stati messi con cognizione di causa, e quelli messi solo e unicamente per depistare il popolo social fingendo di avere una vita sociale attiva (virtualmente parlando, almeno).

Ma tornando alla fatidica domanda innominabile, non si può ignorare il fatto che la maggior parte delle volte essa non riceva neppure una risposta: resta lì, sospesa in aria, un po’ come il «dobbiamo organizzare per vederci uno di questi giorni» detto tra amici incontrati casualmente, e che ovviamente non si rivedranno mai più, s’intende.

Nonostante ciò, nonostante nessuno risponda con certezza alla domanda (sono davvero pochi i casi di persone che lo hanno fatto, perché sapevano già realmente cosa fare, ma le testimonianze di ciò sono rare e le fonti parecchio scarse), nonostante una titubanza di fondo che vaga nell’aria, non si sa come, alla fine qualcosa a Capodanno si riesce a fare sempre.

Come sia possibile, non si sa; neanche ci fosse una sorta di mano invisibile (Adam ti prego, perdona l’uso improprio dell’espressione) che alla fine organizza tutto quanto, che a un certo punto ci apre le menti e ci fa passare questa tanto amata/odiata serata, in un modo o in un altro.

minicrociera-di-capodanno-in-grecia-minoan-lines-balli-e-animazioneE se è vero che alla fine si fanno sempre le stesse cose, magari con le stesse persone, negli stessi posti, da anni, è anche vero che nonostante ci ostiniamo a dire che non ci interessa nulla del 31 dicembre, che potremmo anche starcene a casa (ma in fondo, che male ci sarebbe?), un po’ ci piace l’idea di comprare le trombette e i cappellini, giocare a carte fino alle 4 del mattino, oppure ritrovarsi in coda alle 23.59 per entrare in un locale, o brindare per strada o in piazza o, perché no, in macchina mentre si cerca disperatamente un parcheggio.

In ogni caso, qualunque sia il modo di festeggiare, il trucco è solo uno, tanto semplice quanto banale: quello di godersi questa serata come tutte le altre, cioè senza aspettarsi nulla, senza pretese, ché tanto succede solo nei telefilm che Ryan compare davanti a Marissa allo scoccare della mezzanotte, ed è più probabile che le serate finiscano per somigliare più al Capodanno del ragionier Fantozzi (epico, peraltro).

Quindi godiamoci questo Capodanno, soli o in compagnia, fuori o a casa, con gli amici di una vita, o con quelli appena conosciuti. Tanto mancherà poco all’arrivo di un’altra domanda, forse peggiore di quella appena trascorsa: che facciamo a Ferragosto?


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