Ma il Far West è davvero così “Far”? La legittima difesa che fa paura

Di Marco Cerniglia – Le decisioni della politica sono sempre al centro di polemiche, a prescindere dall’argomento. Ciononostante, vi sono sempre tematiche che lasciano partire un dibattito nettamente più acceso e contrastante. Non sorprende, quindi, che il tentativo del vicepremier Salvini di modificare la legge sulla legittima difesa, a fianco del già discusso decreto sui limiti di possesso delle armi, stia lasciando una scia di commenti infervorati non dissimili da quelli per l’altra manovra.

La legittima difesa rimane sempre un tema caldo della politica e della società italiana. Le disposizioni vigenti fino al 2006, citate nell’articolo 52 del codice penale, prevedevano limiti ben precisi su quando si potesse ricorrere a questa giustificazione nella difesa della propria persona, dei propri cari e dei propri beni. Primo fra questi limiti, la necessità di agire; se si ha la possibilità di allontanarsi dall’aggressore senza ricorrere alla violenza, allora non si è protetti in caso si scelga di rispondere all’aggressione con forza.

Non bisogna dimenticare tempistiche e adeguatezza della risposta: il pericolo dev’essere immediato nel tempo, non futuro, e la risposta proporzionata nei mezzi che, traducendo, vorrebbe significare che non si risponde ad un aggressore armato di coltello con un’arma da fuoco.

Già nel 2006 era stata apportata una modifica a questo articolo che fece discutere molto: nel caso di violazione di domicilio o luogo di lavoro da parte di estranei, chiunque fosse legittimato a essere nel luogo violato avrebbe potuto usare, grazie a questa alterazione dell’articolo, un’arma o qualsiasi altro oggetto per difendere i beni e l’incolumità propri e degli altri presenti legittimi.

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Francesco Sicignano

Tuttavia, alcuni casi di cronaca avvenuti dopo hanno fatto riflettere molto e hanno riacceso il dibattito: nell’ottobre del 2015, infatti, leggiamo di Francesco Sicignano, pensionato di 65 anni già vittima di altri furti, che con la sua pistola Calibro 38 semiautomatica, regolarmente registrata, fa fuoco contro un ladro di nazionalità rumena entrato in casa sua.

In un primo momento, le indagini avevano accertato un semplice eccesso colposo di legittima difesa, reato non punibile penalmente; l’accusa viene poi cambiata in omicidio volontario non appena scoperto che il ladro in questione era disarmato.

Politica e giustizia, tuttavia, si ritrovarono in disaccordo, allora come ora; nel novembre del 2015, la Lega propose di abolire il reato di eccesso colposo di legittima difesa, anche a seguito della difesa di Salvini verso Sicignano. E tre anni dopo, vediamo da un lato Salvini, ora vicepremier, che prova a portare nuovamente avanti una battaglia cara al suo elettorato in merito all’eccesso di legittima difesa, mentre l’Associazione Nazionale Magistrati, attraverso il presidente Francesco Minisci, avvisa che “non serve una nuova legge sulla legittima difesa, e anzi potrebbe essere molto rischiosa”.

Tuttavia, l’aria che si respira, tra paura e diffidenza, potrebbe dare alla Lega la spinta necessaria per portare avanti questa modifica. Viene quindi spontaneo chiedersi: con sempre meno vincoli sulle armi, è davvero così lontano il Far West all’americana?


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